Qual’è il regime patrimoniale tra i coniugi?
Dopo il matrimonio, in mancanza di diversa convenzione, il regime patrimoniale dei coniugi è quello della comunione dei beni
I coniugi possono scegliere la separazione dei beni?
Sì, al momento del matrimonio o successivamente, mediante atto notarile, con il consenso di entrambi i coniugi.
Come si può verificare quale regime patrimoniale è stato prescelto dai coniugi?
Si chiede un estratto per riassunto dell’atto di matrimonio, nel quale risulta annotata la scelta del regime di separazione. Se non vi è nessuna annotazione, si presume la comunione dal momento del matrimonio.
Quali beni rientrano nella comunione legale?
I beni acquistati durante il matrimonio, ad eccezione dei beni personali di ciascun coniuge.
I beni, ad esclusione di quelli derivanti da beni personali, sono ritenuti comuni indipendentemente da quale dei due coniugi abbia effettuato l’acquisto e il pagamento.
Quali sono i beni personali che non rientrano nella comunione?
a. I beni di proprietà del coniuge prima del matrimonio.
b. I beni ricevuti dopo il matrimonio per donazione o eredità.
c. I beni di uso strettamente personale di ciascun coniuge.
d. I beni che servono all’esercizio della professione di ciascun coniuge.
e. I beni ottenuti in risarcimento di un danno e la pensione di invalidità.
f. I beni acquistati con il ricavato proveniente dalla vendita dei beni personali o con il loro scambio.
Nei casi c, d e f sopra indicati, l’esclusione dalla comunione deve risultare dall’atto di acquisto, se di esso ha fatto parte anche l’altro coniuge; se non risulta l’esclusione, il bene è comune.
I proventi del lavoro di ciascun coniuge fanno parte della comunione?
No. Però, se al momento dello scioglimento della comunione esistono dei risparmi derivanti dai proventi dell’attività separata di ciascun coniuge, questi devono essere divisi in parti uguali fra i coniugi.
Che cosa succede se l’azienda era di appartenenza di un coniuge prima del matrimonio?
Se l’azienda è gestita da entrambi i coniugi la comunione riguarda solo gli utili e gli incrementi successivi.
Chi amministra i beni in comunione?
Per la normale amministrazione, ciascuno dei coniugi; per la straordinaria amministrazione (alienazioni, iscrizioni ipotecarie, accettazione di donazioni, locazioni, mutui) deve esserci il consenso di entrambi. Nel caso della gestione comune di un’azienda, un coniuge può essere delegato dall’altro per lo svolgimento degli atti necessari all’attività dell’impresa.
Cosa succede se uno dei coniugi compie atti di straordinaria amministrazione senza il consenso dell’altro?
Se l’atto riguarda un immobile o un bene registrato (auto, barche, ecc.) può essere annullato dal Tribunale su domanda dell’altro coniuge. La domanda deve essere proposta entro un anno dalla data in cui il coniuge è venuto a conoscenza dell’atto, o comunque dalla sua trascrizione nei pubblici registri. Se l’atto riguarda un bene mobile, il coniuge che ha trasgredito è obbligato a ricostituire la comunione nello stato in cui era prima. Se ciò non è possibile deve risarcire il coniuge provvedendo al pagamento del valore equivalente al bene.
Cosa succede se i coniugi non sono d’accordo su decisioni inerenti la straordinaria amministrazione?
Ciascuno di loro può rivolgersi al Giudice, a cui dovrà dimostrare che la sua decisione è necessaria per il bene della famiglia o dell’azienda.
In caso di debiti, i creditori possono rifarsi sui beni in comunione?
Sì, se i debiti riguardano:
a. Pesi e oneri gravanti sui beni comuni al momento dell’acquisto (mutui, ipoteche, ecc.).
b. Carichi dell’amministrazione dei beni stessi (per esempio le spese condominiali).
c. Spese per il mantenimento della famiglia e l’istruzione ed educazione dei figli; tutte le spese compiute nell’interesse della famiglia.
d. Ogni altro impegno economico preso in comune accordo dai coniugi.
Cosa succede se i beni comuni non sono sufficienti a coprire i debiti comuni?
I creditori possono agire sui beni personali di ciascun coniuge, per un ammontare pari alla metà del credito.
Cosa succede se si tratta di debiti personali di un coniuge?
Quando i beni personali del coniuge non coprono l’ammontare del debito, i creditori possono rifarsi sui beni della comunione, nei limiti della quota del coniuge debitore (la metà).
Fino a quando dura la comunione dei beni?
La comunione termina automaticamente in caso di fallimento di uno dei due coniugi, separazione consensuale omologata o giudiziale passata in giudicato, divorzio, annullamento del matrimonio, oppure in caso di separazione giudiziale dei beni.
Cos’è la separazione giudiziale dei beni?
È una sentenza del Tribunale che può essere richiesta da ciascuno dei coniugi in caso di interdizione o di inabilitazione dell’altro coniuge, di cattiva amministrazione dei beni in comunione, oppure quando la cattiva gestione degli affari mette in pericolo gli interessi dell’altro coniuge, o dei beni in comune o della famiglia.
Cosa avviene al momento dello scioglimento della comunione dei beni?
Si procede alla divisione dei beni, distribuendo in parti uguali l’attivo e il passivo. Nell’attivo rientrano non solo gli acquisti ma anche i risparmi di ciascuno dei coniugi, frutto del lavoro e del patrimonio personale. Ciascuno dei coniugi ha anche diritto alla restituzione di somme prelevate dal patrimonio personale e impiegate in spese e investimenti del patrimonio comune. In caso di contrasto sulla divisione, ciascuno dei coniugi può ricorrere al giudice.
In caso di regime di separazione dei beni è possibile, effettuare acquisti in comune?
Sì, tale acquisto rientra nella cosiddetta comunione convenzionale, nella quale si possono prevedere anche quote diverse. In questo caso la divisione può essere chiesta da ciascun coniuge in ogni momento.
Cosa è il fondo patrimoniale?
È un vincolo su determinati beni che vengono destinati per far fronte ai bisogni della famiglia. Può essere costituito, con atto notarile, da uno o da entrambi i coniugi, o da una terza persona, in questo caso anche con testamento. La proprietà dei beni spetta a entrambi i coniugi.
Quando cessa il fondo patrimoniale?
In seguito a divorzio o annullamento del matrimonio; se ci sono però figli minori, dura fino al compimento della maggiore età dell’ultimo figlio.
Cosa è l’impresa familiare?
È l’impresa nella quale lavorano i coniugi, i parenti entro il terzo grado o gli affini (parenti dell’altro coniuge) entro il secondo grado. Tali persone, anche se prestano lavoro nella famiglia, oltre al mantenimento hanno diritto a partecipare agli utili e ai beni con essi acquistati, nonché agli incrementi dell’azienda.
Come viene calcolata la partecipazione ai profitti?
In base alla quantità e alla qualità del lavoro prestato; il lavoro della donna è considerato equivalente a quello dell’uomo.
Da chi vengono prese le decisioni nell’impresa familiare?
Le decisioni più rilevanti e quelle di gestione straordinaria devono essere prese a maggioranza fra tutti i partecipanti alla impresa familiare.
Quali sono i doveri fiscali dei coniugi?
Ciascuno dei coniugi deve denunciare i cespiti patrimoniali di cui è proprietario, per intero in caso di separazione dei beni o di beni personali, per la metà nel caso di comunione.
Per l’impresa familiare, ciascun componente deve denunciare i proventi in base alla sua quota di partecipazione