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Qual è la differenza tra indebito e ingiustificato arricchimento?

Nazzareno Martino
Nazzareno Martino
2025-07-20 19:16:50
Numero di risposte : 29
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L’azione di ingiustificato arricchimento è un rimedio di carattere restitutorio, volto principalmente ad eliminare uno squilibrio che si sia determinato, in favore di un soggetto e a sfavore di altro, in assenza di una cd “giusta causa”. In tali casi, il rimedio azionabile dal soggetto interessato è appunto quello previsto dall’art. 2041 c.c. , che prevede la possibilità del soggetto impoverito senza giusta causa di chiedere la condanna del soggetto corrispondentemente arricchito al versamento di un indennizzo. Tale azione di arricchimento tuttavia non è sempre attivabile ma, ai sensi dell’art. 2042 del codice civile, solo allorchè l’ordinamento giuridico non appresti alcun altro rimedio “per farsi indennizzare del pregiudizio subito”. Il caso tipico è facilmente raffigurabile: l’attore che avanzi una pretesa ad un credito prescritto non può pretendere in via residuale che sia dichiarato l’indebito arricchimento della controparte. L'azione di arricchimento non possa far rivivere il diritto prescritto, che è estinto e resta tale. Le SS.UU. hanno però differenziato i casi esposti di inammissibilità della domanda residuale per “colpa” dell’impoverito, dai casi in cui i presupposti fondanti la domanda principale siano ab origine carenti del tutto. In tali casi, la pretesa contrattuale espressa in via principale è fondata su un titolo del tutto inesistente e, conseguentemente, giustamente tale domanda viene rigettata. Pur tuttavia, ritengono le SS.UU. che proprio l’accertamento della inesistenza del titolo della domanda principale giustifichi e renda ammissibile la proponibilità del rimedio sussidiario, costituito dall’azione di indebito arricchimento.
Demis Rinaldi
Demis Rinaldi
2025-07-09 22:19:56
Numero di risposte : 25
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L’azione di indebito arricchimento, secondo quanto previsto dall’art. 2041 c.c., è quell’azione concessa a chi, senza una giusta causa, si sia arricchito a danno di un’altra persona è tenuto, e può essere esperita, nei limiti dell’arricchimento. Tuttavia, l’art. 2042 c.c. precisa che l’azione di indebito arricchimento deve considerarsi un’azione sussidiaria e residuale, nel senso che, nel nostro ordinamento, è proponibile solo ed esclusivamente qualora non vi sia un’altra azione tipica, esperibile nel caso concreto, fondata su contratto, sulla legge, o su clausole di carattere generale. Ai fini della verifica del rispetto della regola di sussidiarietà di cui all’art. 2042 c.c., la domanda di arricchimento è proponibile ove la diversa azione, fondata sul contratto, su legge ovvero su clausole generali, si riveli carente ab origine del titolo giustificativo. Viceversa, resta preclusa nel caso in cui il rigetto della domanda alternativa derivi da prescrizione o decadenza del diritto azionato, ovvero nel caso in cui discenda dalla carenza di prova circa l’esistenza del pregiudizio subito, ovvero in caso di nullità del titolo contrattuale, ove la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme imperative o con l’ordine pubblico. Le Sezioni Unite, precisando i contorni del suddetto art. 2042 c.c., hanno pertanto chiarito che l’azione di ingiustificato arricchimento deve ritenersi preclusa in tutti quei casi in cui: l’azione suscettibile di proposizione in via principale non sia esperibile per un comportamento imputabile all’impoverito, come nei casi di prescrizione e decadenza dall’azione. Pertanto, e con specifico riferimento alle azioni risarcitorie fondate su responsabilità precontrattuale o extracontrattuale, sarà sempre ammissibile la proposizione dell’azione di ingiustificato arricchimento qualora il rigetto della domanda risarcitoria sia ascrivibile a ragioni che consentano di affermare la carenza del titolo posto a fondamento della relativa domanda. A contrario, non sarà esperibile in tutti quei casi in cui la domanda non sia sorretta dalla prova, nel merito, dell’esistenza del danno subito.