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Quali sono i presupposti e i requisiti di ammissibilità per l'azione di indebito arricchimento erario?

Audenico Fiore
Audenico Fiore
2025-07-10 02:48:21
Numero di risposte : 9
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L’azione di ingiustificato arricchimento è un rimedio di carattere restitutorio, volto principalmente ad eliminare uno squilibrio che si sia determinato, in favore di un soggetto e a sfavore di altro, in assenza di una cd “giusta causa”. Tale azione di arricchimento tuttavia non è sempre attivabile ma, ai sensi dell’art. 2042 del codice civile, solo allorchè l’ordinamento giuridico non appresti alcun altro rimedio “per farsi indennizzare del pregiudizio subito”. Il Legislatore mira ad evitare un ingiustificato incremento di litigiosità, alimentato dalla presenza di una sorta di domanda “di riserva”, da proporre ogni qual volta la domanda principale dovesse presentare elementi di criticità. L’esercizio dell’azione di arricchimento sia precluso nei casi in cui “(…) l’azione suscettibile di proposizione in via principale sia andata persa per un comportamento imputabile all’impoverito e, quindi, con riferimento ai casi di più frequente applicazione, per la prescrizione ovvero per la decadenza(…)”. L'azione di arricchimento non possa far rivivere il diritto prescritto, che è estinto e resta tale. L’impoverito che, pertanto, per propria colpa abbia perso le proprie difese non può pretendere di ottenere tutela residuale con l’azione di arricchimento. Mitigando però le posizioni estreme della giurisprudenza, le SS.UU. hanno però differenziato i casi esposti di inammissibilità della domanda residuale per “colpa” dell’impoverito, dai casi in cui i presupposti fondanti la domanda principale siano ab origine carenti del tutto. Tipico esempio l’azione dell’appaltatore contro la P.A. per opere eseguite in virtù di un contratto nullo per vizio di forma scritta. In tali casi, la pretesa contrattuale espressa in via principale è fondata su un titolo del tutto inesistente e, conseguentemente, giustamente tale domanda viene rigettata. Pur tuttavia, ritengono le SS.UU. che proprio l’accertamento della inesistenza del titolo della domanda principale giustifichi e renda ammissibile la proponibilità del rimedio sussidiario, costituito dall’azione di indebito arricchimento.
Silvano Milani
Silvano Milani
2025-07-10 02:29:53
Numero di risposte : 7
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Ai fini della verifica del rispetto della regola di sussidiarietà di cui all’art. 2042 c.c., la domanda di arricchimento è proponibile ove la diversa azione, fondata sul contratto, su legge ovvero su clausole generali, si riveli carente ab origine del titolo giustificativo. Tuttavia, l’art. 2042 c.c. precisa che l’azione di indebito arricchimento deve considerarsi un’azione sussidiaria e residuale, nel senso che, nel nostro ordinamento, è proponibile solo ed esclusivamente qualora non vi sia un’altra azione tipica, esperibile nel caso concreto, fondata su contratto, sulla legge, o su clausole di carattere generale. Le Sezioni Unite, precisando i contorni del suddetto art. 2042 c.c., hanno pertanto chiarito che l’azione di ingiustificato arricchimento deve ritenersi preclusa in tutti quei casi in cui: l’azione suscettibile di proposizione in via principale non sia esperibile per un comportamento imputabile all’impoverito, come nei casi di prescrizione e decadenza dall’azione. In caso di nullità del titolo contrattuale, qualora la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme imperative o con l’ordine pubblico. Quando il rigetto della domanda principale, nel merito, è derivato dal mancato assolvimento di qualche onere cui la legge subordinava la difesa nel suo interesse. Pertanto, e con specifico riferimento alle azioni risarcitorie fondate su responsabilità precontrattuale o extracontrattuale, sarà sempre ammissibile la proposizione dell’azione di ingiustificato arricchimento qualora il rigetto della domanda risarcitoria sia ascrivibile a ragioni che consentano di affermare la carenza del titolo posto a fondamento della relativa domanda. A contrario, non sarà esperibile in tutti quei casi in cui la domanda non sia sorretta dalla prova, nel merito, dell’esistenza del danno subito.