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Cosa cambia per le associazioni culturali con la riforma del Terzo Settore?

Valdo Ferri
Valdo Ferri
2025-07-21 15:02:00
Numero di risposte : 9
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La riforma del Terzo Settore prevede un nuovo regime fiscale per le organizzazioni senza scopo di lucro. Le associazioni culturali si trovano in un momento di transizione in cui potranno decidere a quale delle sette sezioni del Registro Unico iscriversi. Tale decisione dipende dalla tipologia dell'organizzazione e dall'entità delle loro entrate. Per le associazioni culturali iscriversi al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore non è obbligatorio, ma quelle che decideranno di non farlo perderanno due grandi benefici. Il primo riguarda il regime fiscale agevolato previsto, e il secondo si riferisce all'attribuzione del cinque per mille dell'IRPEF. Con la riforma del Terzo Settore, ci saranno molti cambiamenti a riguardo. Infatti, in attesa dell'abrogazione del precedente regolamento, ora molte associazioni stanno valutando quale sia il regime più consono da adottare. A livello fiscale, tutti gli enti del Terzo Settore privi di caratteristiche commerciali, con particolare riguardo per le organizzazioni di volontariato e quelle di promozione sociale, potranno godere di un regime di tassazione forfettario, e di un ulteriore regime riservato all'impresa sociale. Le associazioni culturali, essendo principalmente enti senza scopo di lucro, si trovano in pieno in questa situazione, considerando anche la de-commercializzazione delle quote pagate dagli associati. Ora, cosa ne sarà di loro? Si consideri infatti che con la riforma del Terzo Settore verrà meno la possibilità di fruire del vantaggio sulle quote associative, oltre all'esclusione dall'applicazione del regime forfettario della legge 398/91; saranno sì previsti dei benefici con il nuovo regime, ma in misura minore.
Dimitri Romano
Dimitri Romano
2025-07-21 13:27:32
Numero di risposte : 15
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La parte fiscale del Codice del Terzo Settore, dopo anni di attesa, ha ricevuto il via libera della Commissione Europea e si prepara ad andare a regime. Un passaggio importante che riguarda da vicino migliaia di associazioni culturali, oggi chiamate a scegliere se entrare nel perimetro degli Enti del Terzo Settore (ETS), iscrivendosi al RUNTS, oppure restare fuori e affrontare le conseguenze. Chi non si iscriverà al RUNTS e non si conformerà alle regole previste per gli ETS, perderà ogni agevolazione fiscale e civilistica prevista dal Codice. Le attività eventualmente svolte – soprattutto se a pagamento – verranno trattate come attività commerciali a tutti gli effetti, con tutti gli obblighi connessi: partita IVA, contabilità, tassazione ordinaria, regole igienico-sanitarie, licenze, SIAE, SCIA e così via. Inoltre, gli enti che continueranno a operare con statuti non aggiornati, ma svolgendo attività a scopo di lucro sotto forma associativa, potranno essere oggetto di controlli fiscali e accertamenti, anche retroattivi. Il rischio non è solo economico, ma anche reputazionale. Chi fa cultura in modo coerente con i principi del Codice può valutare serenamente l’iscrizione al RUNTS, scegliendo la qualifica di Associazione di Promozione Sociale (APS) se ne ricorrono i requisiti, o in alternativa rientrare nella categoria generica degli ETS non commerciali. L’accesso a forme di fiscalità agevolata, contributi pubblici, 5×1000 e altri strumenti di sostegno può rappresentare un’opportunità concreta per consolidare e far crescere le proprie attività. Per chi invece intende continuare con attività prevalentemente lucrative, la strada è un’altra: trasformarsi in impresa vera e propria aprire partita IVA, adottare un assetto commerciale trasparente. In certi casi, potrebbe persino essere preferibile. Nessun divieto di fare business, ma chiarezza tra cosa è Terzo Settore e cosa no. Chi svolge attività mista – un po’ culturale, un po’ commerciale – dovrà decidere con attenzione: adeguare lo statuto, distinguere chiaramente le attività, rispettare i limiti previsti dal Codice del Terzo Settore per le cosiddette “attività diverse”, oppure strutturarsi in forma duale (ETS + società di supporto, ad esempio). Il tempo c’è, ma non è eterno. Le nuove regole entreranno in vigore dal 1° gennaio 2026: chi è dentro, è dentro. Chi resta fuori, cambia gioco. In conclusione, per tutte le associazioni culturali – quelle vere e quelle che dovranno ammettere che la loro vocazione non è proprio culturale – è tempo di decidere. Non per forza tutti devono entrare nel Terzo Settore, ma tutti dovranno prendere una direzione chiara, con consapevolezza. La stagione della finzione è finita. Inizia quella della scelta.