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Cosa cambia per le associazioni culturali nel 2025?

Rosolino Battaglia
Rosolino Battaglia
2025-08-12 13:38:02
Numero di risposte : 23
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Le novità Iva maggiormente impattanti riguardano principalmente il trattamento Iva dei corrispettivi specifici, peraltro riferibili alle associazioni di promozione sociale e alle associazioni sportive dilettantistiche. Sotto l’aspetto dell’entrata in vigore, la L. 23.02.2024, n. 18 ha rinviato l’applicazione dell’esenzione Iva su tali operazioni al 1.01.2025. In sintesi, le novità riguardano quasi esclusivamente le associazioni di promozione sociale che, oltre a incassare le quote associative ed altre entrate istituzionali, incassano corrispettivi specifici dai soci, e che ad oggi sono sprovviste di partita Iva. Le associazioni sportive dilettantistiche che effettuano prestazioni di servizi strettamente connesse con la pratica dello sport o dell’educazione fisica, e che a oggi sono sprovviste di partita Iva. Sotto l’aspetto degli adempimenti Iva, appare chiaro che per coloro che si troveranno costretti ad aprire la partita Iva per la presenza di corrispettivi specifici in esenzione a partire dal 2025, sarà possibile optare per la dispensa per operazioni esenti.
Annunziata Serra
Annunziata Serra
2025-08-01 14:28:15
Numero di risposte : 22
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Cosa succede se un’associazione culturale non si adegua? Chi non si iscriverà al RUNTS e non si conformerà alle regole previste per gli ETS, perderà ogni agevolazione fiscale e civilistica prevista dal Codice. Le attività eventualmente svolte – soprattutto se a pagamento – verranno trattate come attività commerciali a tutti gli effetti, con tutti gli obblighi connessi: partita IVA, contabilità, tassazione ordinaria, regole igienico-sanitarie, licenze, SIAE, SCIA e così via. Inoltre, gli enti che continueranno a operare con statuti non aggiornati, ma svolgendo attività a scopo di lucro sotto forma associativa, potranno essere oggetto di controlli fiscali e accertamenti, anche retroattivi. Il rischio non è solo economico, ma anche reputazionale. Chi fa cultura in modo coerente con i principi del Codice può valutare serenamente l’iscrizione al RUNTS, scegliendo la qualifica di Associazione di Promozione Sociale (APS) se ne ricorrono i requisiti, o in alternativa rientrare nella categoria generica degli ETS non commerciali. L’accesso a forme di fiscalità agevolata, contributi pubblici, 5×1000 e altri strumenti di sostegno può rappresentare un’opportunità concreta per consolidare e far crescere le proprie attività. Per chi invece intende continuare con attività prevalentemente lucrative, la strada è un’altra: trasformarsi in impresa vera e propria aprire partita IVA, adottare un assetto commerciale trasparente. In certi casi, potrebbe persino essere preferibile. Nessun divieto di fare business, ma chiarezza tra cosa è Terzo Settore e cosa no. Il tempo c’è, ma non è eterno. Le nuove regole entreranno in vigore dal 1° gennaio 2026: chi è dentro, è dentro. Chi resta fuori, cambia gioco. In conclusione, per tutte le associazioni culturali – quelle vere e quelle che dovranno ammettere che la loro vocazione non è proprio culturale – è tempo di decidere. Non per forza tutti devono entrare nel Terzo Settore, ma tutti dovranno prendere una direzione chiara, con consapevolezza. La stagione della finzione è finita. Inizia quella della scelta.
Nicoletta Bianchi
Nicoletta Bianchi
2025-07-30 03:26:06
Numero di risposte : 28
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Il 1 gennaio 2025 entrerà in vigore per tutti gli enti no profit la nuova normativa riguardante il regime IVA. Con il nuovo regime, per queste attività sarà invece necessaria l’emissione di una fattura, anche se con IVA esente. Quindi si dovrà emettere fattura elettronica per: tutta l’attività statutaria svolta a pagamento a favore dei soci delle associazioni culturali, ricreative, sindacali, di categoria, assistenziali, di promozione sociale ecc…. Diversamente, il pagamento delle quote associative, le donazioni\contributi liberali e i contributi pubblici, restano escluse dal campo IVA, ed in questo caso si continua ad emettere semplice ricevuta. Tutte le suddette attività sono considerate e rimangono non commerciali, quindi non si pagano imposte su redditi, anche se sarà necessario l’emissione di una fattura elettronica con IVA esente. Conseguentemente, le associazioni che non hanno P Iva perché svolgevano esclusivamente la propria attività statutaria con i soci, dovranno ora aprire P Iva ed emettere fattura elettronica nei casi sopra indicati.
Silvana Orlando
Silvana Orlando
2025-07-18 08:29:32
Numero di risposte : 21
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Il Decreto Milleproroghe 2025 ha confermato il rinvio al 2026 dell’applicazione dell’esenzione IVA per i corrispettivi specifici ricevuti dagli enti associativi per le prestazioni rese ai propri soci, associati e partecipanti. Tuttavia, dal 1° gennaio 2026, queste operazioni rientreranno in un nuovo regime di esenzione, con conseguenti obblighi amministrativi e fiscali per le associazioni coinvolte. La proroga concessa dal Decreto Milleproroghe stabilisce che per tutto il 2025: Le prestazioni effettuate nei confronti di soci, associati e partecipanti da enti associativi restano fuori campo IVA. Il rinvio al 2026 riguarda tutti gli enti associativi che operano in Italia, in particolare: Enti del Terzo Settore (ETS) Associazioni culturali, assistenziali, politiche e sindacali Associazioni di promozione sociale (APS) Associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD e SSD) Enti religiosi riconosciuti. Tutti questi enti beneficeranno di un ulteriore anno senza obblighi IVA sulle attività istituzionali, potendo così adeguarsi gradualmente alle nuove normative in vigore dal 1° gennaio 2026. La proroga permette alle associazioni di prepararsi alle nuove regole senza dover immediatamente implementare i seguenti adempimenti: Apertura della partita IVA Emissione delle fatture elettroniche per le operazioni verso soci Registrazione contabile e dichiarazione IVA periodica Obblighi di rendicontazione e tracciabilità fiscale più stringenti. È essenziale tenersi aggiornati sulle eventuali misure di semplificazione per gli enti di minori dimensioni. Le associazioni devono analizzare la loro struttura e capire se l’applicazione dell’IVA dal 2026 comporterà un aggravio di costi per l’impossibilità di detrarre l’IVA sugli acquisti. Chi non ha mai gestito obblighi IVA dovrà iniziare a familiarizzare con le nuove regole e considerare l’eventuale necessità di un supporto contabile professionale. Alcuni enti potrebbero valutare di rivedere le modalità di adesione e di contribuzione da parte dei soci per ridurre l’impatto fiscale dell’esenzione IVA. Grazie alla proroga del Milleproroghe 2025, le associazioni potranno continuare a operare senza applicazione dell’IVA fino alla fine dell’anno. Tuttavia, a partire dal 1° gennaio 2026, entrerà in vigore il nuovo regime di esenzione IVA, che comporterà obblighi fiscali più onerosi.
Anselmo Testa
Anselmo Testa
2025-07-09 19:33:05
Numero di risposte : 21
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Dal 1° gennaio 2025, salvo ulteriori proroghe o rettifiche normative, tutte le associazioni di qualsiasi tipologia - indipendentemente dal volume della propria attività e dalla loro iscrizione al RUNTS - avranno l'obbligo di apertura Partita IVA, fatturazione, registrazione delle proprie fatture e gestione della contabilità. Tutti gli enti associativi, sportivi, non commerciali e associazioni culturali generiche, iscritte al RUNTS e non, dovranno quindi attrezzarsi per affrontare il passaggio dall’attuale regime di esclusione IVA al regime di esenzione IVA. Non sarà più possibile perciò rilasciare semplici ricevute non fiscali a fronte delle entrate da corrispettivi specifici, ma sarà necessario emettere fattura. Agli enti verrà chiesto di emettere fattura elettronica – seppur esente da IVA – nei confronti dei loro soci a fronte del pagamento di corrispettivi specifici, di contributi e di quote supplementari. In alternativa, potranno dotarsi di un registratore di cassa ed emettere scontrini fiscali, sempre in condizione di esenzione IVA. La normativa interesserà tutte le associazioni che svolgono attività economiche, le attività no profit e gli enti del Terzo Settore, indipendentemente dal volume delle proprie entrate o dalla loro iscrizione al RUNTS. L'adeguamento alla nuova normativa prevede apertura di Partita Iva e modifica dei propri statuti anche se le proprie attività economiche sono connesse alle attività istituzionali. In generale, le associazioni interessate sono quelle: Sportive dilettantistiche Religiose Assistenziali Culturali Politiche Sindacali Di categoria Di promozione sociale Di formazione extrascolastica Che somministrano alimenti e bevande In breve, dovranno aprire Partita Iva tutti gli enti di tipo associativo che svolgono attività di prestazione di servizi o cessione di beni nei confronti dei propri associati.
Nadia Marchetti
Nadia Marchetti
2025-07-09 18:31:45
Numero di risposte : 17
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Il Decreto-legge n. 146/2021 prevedeva che dal 1° gennaio 2025 le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate dalle associazioni che attualmente beneficiano dell'esclusione IVA fossero assoggettate a imposta. Tuttavia, grazie alla proroga approvata il 9 dicembre 2024, l'entrata in vigore della riforma slitta al 10 gennaio 2026. La norma prorogata riguarda il nuovo regime di esenzione IVA per le operazioni effettuate dagli enti associativi. Attualmente, molte associazioni politiche, sindacali, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e formazione extrascolastica beneficiano dell'esclusione dall'IVA per le loro attività istituzionali, come le cessioni di beni e servizi ai soci o tesserati. Con l'entrata in vigore del nuovo regime previsto dal Dl n. 146/2021, le operazioni delle associazioni sarebbero state soggette a IVA dal 1° gennaio 2025. La proroga, però, fa slittare il termine, permettendo alle associazioni di continuare ad operare senza gli adempimenti IVA fino al 10 gennaio 2026. Il Milleproroghe 2025 ha rinviato questa riforma, posticipando l'entrata in vigore delle nuove disposizioni al 10 gennaio 2026. Gli enti beneficiari dell'esenzione IVA, tra cui le ASD, continueranno a operare sotto il regime attuale fino alla nuova scadenza. Con l'approvazione del Decreto Milleproroghe 2025, il governo ha dato tempo agli enti del Terzo Settore di adeguarsi al nuovo sistema fiscale, evitando problematiche burocratiche e fiscali per il momento.