Come si prova il danno esistenziale?

Ugo Ferraro
2025-08-06 19:12:47
Numero di risposte
: 27
Il danno esistenziale rientra nell’ambito dell’accertamento medico legale.
Infatti nei quesiti che il giudice pone al CTU vi è anche quello relativo all’incidenza delle lesioni nel normale svolgere delle attività quotidiane e dinamico relazionali della vita dell’individuo leso.
Sarà poi compito del giudice personalizzare il danno con incremento in percentuale sull’effettiva entità delle lesioni permanenti accertate, aumentando l’importo risarcibile fino al 49%.
Non esiste un criterio univoco per la quantificazione del danno esistenziale, o dinamico relazionale che dir si voglia.
La giurisprudenza è univoca nel ritenere che il danno deve essere risarcito nella sua interezza, ma senza duplicazioni risarcitorie e, proprio per questa ragione, è assai raro che i giudici tendano a riconoscere e risarcire il danno esistenziale, se non in presenza di prove inconfutabili e rigorose, attraverso il sistema della personalizzazione del danno, ovvero aumentando in percentuale il valore del danno biologico per le lesioni subìte dal danneggiato per incidenti particolarmente gravi.
La personalizzazione del danno operata dai giudici, per la liquidazione del danno dinamico relazionale, la cui forbice è molto ristretta, porta spesso, soprattutto ove non si sia assistiti da avvocati con specializzazione nel risarcimento del danno per lesioni causate da incidenti stradali o responsabilità riconducibile a negligenza ospedaliera e medica, a liquidazione di importi irrisori, rispetto alla gravità dei danni subiti.

Gabriella Carbone
2025-07-27 03:46:11
Numero di risposte
: 24
Il danno esistenziale, a differenza del danno morale, non ha una natura meramente emotiva ed interiore, ma si concretizza nel verificarsi di un pregiudizio, oggettivamente accertabile, che porta il soggetto che lo subisce ad effettuare scelte di vita diverse da quelle che avrebbe in concreto adottato se non si fosse verificato l’evento dannoso.
Ai fini della risarcibilità del danno esistenziale è necessario, pertanto, che il pregiudizio subito abbia finito per alterare le abitudini e gli assetti relazionali propri del danneggiato, inducendolo a scelte di vita diverse che ne sconvolgono la vita quotidiana, privandolo di occasioni per l’espressione e la realizzazione della sua personalità nel mondo esterno.
Considerata la natura risarcitoria del danno esistenziale, il soggetto interessato dovrà necessariamente fornire la prova, con riferimento non soltanto al fatto costituivo dell’illecito, ma anche alle relative conseguenze.
La mancanza di allegazioni sulla natura e sulle caratteristiche del danno esistenziale impedisce, pertanto, al giudice ogni liquidazione, sia pur in forma equitativa, perché questa, necessita pur sempre di parametri oggettivi cui ancorarsi.
Il giudice nel riconoscere l’esistenza di tale danno deve attenersi strettamente all’allegazione che ne fa l’interessato sull’oggetto e sul modo di operare dell’asserito pregiudizio, che non può desumersi da mere formule standardizzate, elusive della fattispecie concreta.
I giudici di legittimità hanno pertanto ritenuto che ai fini del riconoscimento del danno esistenziale non è sufficiente la prova della dequalificazione, dell’isolamento, della forzata inoperosità, dell’assegnazione a mansioni diverse e inferiori a quelle proprie, ma è necessario dare la prova che tutto ciò, concretamente, abbia inciso in senso negativo nella sfera del lavoratore, alterandone gli equilibri e le abitudini di vita.
Il danno esistenziale infatti, essendo legato indissolubilmente alla persona, non può essere determinato secondo il sistema tabellare – al quale si fa ricorso per determinare il danno biologico – necessitando di precise indicazioni, che solo il soggetto danneggiato può fornire, indicando le circostanze comprovanti l’alterazione delle sue abitudini di vita.
La prova il cui onere può, peraltro, ritenersi assolto attraverso tutti i mezzi che l’ordinamento processuale pone a disposizione della parte, dal deposito di documentazione alla prova testimoniale a quella per presunzioni.

Kai Bellini
2025-07-27 00:32:25
Numero di risposte
: 10
Per risultare risarcibile, il danno esistenziale deve essere dimostrato e motivato dal soggetto.
Quest’ultimo, cioè, è tenuto a provare il rapporto di consequenzialità esistente tra il fatto illecito e il peggioramento della sua vita relazionale.
È, tuttavia, onere del lavoratore dimostrare concretamente le alterazioni subite nelle sue abitudini quotidiana e nelle relazioni lavorative e, allo stesso modo, il danno legato alla perdita di occasioni di realizzazione ed espressione della propria persona.
La verifica può derivare da un insieme di elementi: più in particolare, dalla prova documentale, dalla prova testimoniale e dalla prova presuntiva.
Anche in questo caso, non basta evidenziare l’insorgere di ansia, stress o disagi di vario tipo: è necessario provare che il fatto in questione abbia causato un cambiamento radicale nella vita di relazione e un’alterazione profonda della personalità del soggetto.
Quest’ultimo dovrà, in altre parole, fornire tutte le indicazioni necessarie a determinare le conseguenze date dal fatto in questione.
Leggi anche
- Come si determina l'ammontare del risarcimento del danno?
- Quanti soldi ti danno per danni morali?
- Come viene calcolato il danno psicologico?
- Come si liquida il danno morale?
- Quanti soldi si possono chiedere per danni fisici?
- Come quantificare i danni morali?
- Come funziona il risarcimento per danni morali e psicologici e quando si può richiederlo?