Chi può unirsi alla tua impresa familiare?

Luciana Ruggiero
2025-06-09 00:33:48
Numero di risposte: 4
In quest'impresa, l'imprenditore può avvalersi della collaborazione di:
coniuge;
parenti entro il terzo grado;
affini entro il secondo grado;
Attenzione però, se tra i membri della famiglia viene stipulato un contratto di società non si può più parlare di impresa familiare.

Sabatino Fiore
2025-06-08 22:12:10
Numero di risposte: 3
L’impresa familiare è una tipologia di impresa in cui i soggetti che collaborano nello svolgimento delle attività aziendali sono familiari. L’impresa familiare è un particolare tipo di impresa definita dall’art. 230-bis del codice civile ed è costituita da: imprenditore, coniuge, collaboratori familiari fino al terzo grado di parentela, componenti legati da affinità fino al secondo grado di parentela.
Primo grado: genitori e figli, suoceri e suocere, generi e nuore, patrigno e matrigna, figliastri.
Secondo grado: nonni, fratelli e sorelle, nipoti, nonni del coniuge, cognati e cognate.
Terzo grado: bisnonni, zii, nipoti, pronipoti, bisnonni del coniuge, zii del coniuge, nipoti.
I componenti dell’impresa familiare non devono figurare come lavoratori e non deve esserci alcun rapporto di subordinazione.
L’impresa familiare è costituita da imprenditore, coniuge, collaboratori familiari fino al terzo grado di parentela, componenti legati da affinità fino al secondo grado di parentela.
I componenti dell’impresa familiare non devono figurare come lavoratori e non deve esserci alcun rapporto di subordinazione.

Federica Ferrari
2025-06-08 21:37:24
Numero di risposte: 9
I familiari possono lavorare nell’impresa con un contratto di lavoro dipendente, oppure prestare la propria opera in qualità di collaboratori familiari.
Si tratta, pertanto di una collaborazione attiva alla vita dell’impresa ed anche ai guadagni della stessa.
Il lavoro della donna è considerato equivalente a quello dell’uomo.
Il familiare che presta in modo continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o nell’impresa familiare ha diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell’impresa familiare.
Le decisioni concernenti l’impiego degli utili e degli incrementi nonché quelle inerenti alla gestione straordinaria, agli indirizzi produttivi e alla cessazione dell’impresa sono adottate, a maggioranza, dai familiari che partecipano all’impresa stessa.
I familiari partecipanti all’impresa che non hanno la piena capacità di agire sono rappresentati nel voto da chi esercita la responsabilità genitoriale su di essi.
Tuttavia, per i dipendenti pubblici, l’articolo 53, comma 1, del d.lgs. 165/2001 sancisce il cosiddetto dovere di esclusività per i pubblici dipendenti.
L’incarico presenta i caratteri della professionalità laddove si svolga con i caratteri della abitualità, sistematicità/non occasionalità e continuità, senza necessariamente comportare che tale attività sia svolta in modo permanente ed esclusivo.
Sarebbero da considerare vietati ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche – con percentuale di tempo superiore al 50% – gli incarichi, sia retribuiti che a titolo gratuito, che presentano la caratteristica della abitualità e professionalità.
In particolare nel caso di partecipazione del dipendente pubblico in società agricole a conduzione familiare, tale attività sarebbe compatibile solo se l’impegno richiesto è modesto e non abituale o continuato durante l’anno.
La valutazione spetta all’amministrazione di appartenenza in sede di istruttoria della domanda di autorizzazione.
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