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Come calcolare l'avviamento commerciale?

Isabel Silvestri
Isabel Silvestri
2025-08-10 07:51:08
Numero di risposte : 17
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Per la determinazione del suo valore intervengono molteplici fattori e pertanto le prassi aziendalistiche di valutazione possono seguire diverse metodologie. In sede di accertamento fiscale, all’amministrazione finanziaria è consentito valutare l’avviamento attraverso l’uso del metodo previsto dall’articolo 2, comma 4, DPR 460/1996, benché abrogato dal DL 218/1997, costruito sulla base degli elementi desunti dagli studi di settore o, in difetto, sulla base della percentuale di redditività applicata alla media dei ricavi accertati o, in mancanza, dichiarati ai fini delle imposte sui redditi negli ultimi tre periodi d’imposta anteriori a quello in cui è intervenuto il trasferimento, moltiplicata per 3. Secondo l’art. 2, comma 4, DPR 460/1996, per le aziende e per i diritti reali su di essa il valore di avviamento è determinato: sulla base degli elementi desunti dagli studi di settore o, in difetto, sulla base della percentuale di redditività applicata alla media dei ricavi accertati o, in mancanza, dichiarati ai fini delle imposte sui redditi negli ultimi 3 periodi d’imposta anteriori a quello in cui è intervenuto il trasferimento, moltiplicata per 3; la percentuale di redditività non può essere inferiore al rapporto tra il reddito d’impresa e i ricavi accertati o, in mancanza, dichiarati ai fini delle stesse imposte nel medesimo periodo. Il moltiplicatore è ridotto a 2 nel caso in cui emergano elementi validamente documentati. È possibile ridurre il moltiplicatore a 2 quando emergano elementi validamente documentati nel caso in cui ricorra almeno una delle seguenti situazioni: l’attività sia stata iniziata entro i 3 periodi d’imposta precedenti a quello in cui è intervenuto il trasferimento; l’attività non sia stata esercitata, nell’ultimo periodo precedente a quello in cui è intervenuto il trasferimento, per almeno la metà del normale periodo di svolgimento dell’attività stessa; la durata residua del contratto di locazione dei locali, nei quali è svolta l’attività, sia inferiore a 12 mesi. Si propone un esempio di determinazione del valore di avviamento applicando i criteri su esposti. Si ritiene che per medesimo periodo debba essere inteso il triennio precedente alla cessione, in quanto se dovessimo considerare il calcolo della redditività nel periodo in corso, tale calcolo non sarebbe possibile in quanto sarebbe necessaria la conclusione dell’annualità nonché la definizione dei risultati finali in dichiarazione dei redditi.
Emidio Mazza
Emidio Mazza
2025-08-04 21:25:03
Numero di risposte : 19
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Calcolare l’avviamento aziendale è un processo che richiede attenzione e precisione, poiché coinvolge diversi fattori sia tangibili che intangibili. Il metodo più comune per determinare l’avviamento aziendale è basato sulla differenza tra il valore di mercato dell’azienda e il suo valore contabile netto. Per iniziare, è necessario determinare il valore di mercato dell’azienda, che può essere ottenuto attraverso diverse tecniche di valutazione, come il metodo dei multipli di mercato o il metodo del flusso di cassa scontato. Successivamente, si calcola il valore contabile netto, che rappresenta il valore totale degli attivi dell’azienda meno le passività. Una volta ottenuti questi due valori, l’avviamento aziendale si calcola sottraendo il valore contabile netto dal valore di mercato. Ad esempio, se un’azienda ha un valore di mercato di 1.000.000 di euro e un valore contabile netto di 700.000 euro, l’avviamento aziendale sarà di 300.000 euro. Questo valore rappresenta tutti gli elementi intangibili che contribuiscono al successo dell’azienda, come la reputazione, la clientela fidelizzata e le competenze del personale.
Liborio Messina
Liborio Messina
2025-07-26 00:51:25
Numero di risposte : 27
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Per riuscire a quantificare l’avviamento azienda esiste un calcolo semplice. La formula che si usa è A = W – K, dove rispettivamente: W è il valore economico del capitale. Si determina in funzione dei flussi di risultato attesi e soggiace sempre a delle condizioni di rischio. K rappresenta il valore contabile del capitale o meglio il patrimonio netto rettificato dell’impresa. Per calcolarlo occorre sapere il patrimonio netto contabile, le rettifiche patrimoniali in aumento e in diminuzione oltre che agli oneri fiscali latenti. Con la rettifica si fanno emergere eventuali plusvalenze o minusvalenza latenti. Solitamente il calcolo si affida a professionisti o periti esterni all’impresa, più di frequente a un commercialista. L’indicatore più complesso da valutare è il valore economico del capitale (W) che si può determinare sia con metodi finanziari che patrimoniali o reddituali.