Cosa succede se supero i 35000 euro?

Federica Grassi
2025-07-10 13:30:09
Numero di risposte
: 9
La modalità per fasce fa cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda di 35.000 euro.
Questo significa che, superata questa soglia, anche di un solo euro, si verificherebbe una perdita sostanziale, pari a circa 1.100 euro.
In pratica, nonostante l’aumento del taglio del cuneo fiscale, vi è un limite netto al beneficio che un lavoratore può ottenere, il che solleva interrogativi sul reale impatto positivo per coloro che superano la soglia dei euro lordi.
Un fenomeno che assumerebbe rilevanza sostanziale qualora la decontribuzione dovesse essere trasformata da intervento temporaneo a permanente perché da un lato indurrebbe un forte disincentivo al lavoro e, dall’altro, renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale, questione che assume particolare importanza dopo l’erosione del potere d’acquisto prodotta dall’inflazione.
L’aumento del salario lordo dovrebbe infatti essere tale da compensare anche la perdita del beneficio contributivo, scontando oltretutto le già elevate aliquote marginali sul versante fiscale.
In corrispondenza della seconda soglia, nella situazione attuale, l’incremento necessario si attesterebbe su 2.000 euro circa.
Il severo stop al beneficio oltre i euro di retribuzione lorda mensile introduce una notevole discontinuità nel rapporto tra retribuzione lorda e netta.
Questo fenomeno rappresenta esattamente l’effetto distorsivo sottolineato dall’Ufficio parlamentare di bilancio.
Ridurre il cuneo fiscale, quindi, significa diminuire la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore.
Questo si traduce in uno stipendio netto più elevato per il lavoratore, un vantaggio che il Governo intende concedere attraverso il taglio del cuneo fiscale.
In conclusione, il taglio del cuneo fiscale rappresenta un passo significativo per migliorare la situazione finanziaria dei lavoratori dipendenti, ma l’effetto complessivo potrebbe essere limitato per coloro che superano la soglia specificata.
L’analisi approfondita di questa disposizione è cruciale per valutare il suo impatto reale sui lavoratori e sulla distribuzione equa dei benefici nell’ambito della politica fiscale.

Abramo Sala
2025-07-10 13:21:59
Numero di risposte
: 14
La modalità per fasce fa cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda di 35.000 euro.
Superata questa soglia anche di un solo euro la perdita è di circa 1.100 euro.
Il taglio del cuneo fiscale del 6% per chi ha un reddito da lavoro dipendente fino a 35 mila euro e del 7% per chi ha un reddito inferiore ai 25 mila euro lordi non viene applicato oltre la soglia di 35.000 euro.
La riduzione dei contributi in termini assoluti, che aumenta in proporzione alla retribuzione lorda, raggiunge un massimo di circa 1.600 euro in corrispondenza del limite superiore della prima fascia e di poco più di 1.900 euro in corrispondenza di quello della seconda fascia, ma superare la soglia di 35.000 euro comporta una riduzione dell’agevolazione di circa 1.100 euro.
La riduzione del reddito disponibile è più significativa, circa 1.100 euro, quando lo stipendio supera la soglia di 35.000 euro.
La perdita di beneficio per i lavoratori che superano la soglia di 35.000 euro è di circa 1.100 euro.
Nell’eventualità di ulteriori proroghe vi sarebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale.
Il taglio del cuneo fiscale garantisce un importante supporto ai redditi da lavoro bassi e medi, ma la modalità per fasce cela un paradosso.
Il beneficio del taglio del cuneo fiscale è nullo quando lo stipendio supera la soglia di 35.000 euro.
La soglia dei 35.000 euro rappresenta un punto critico nel taglio del cuneo fiscale.

Annalisa De luca
2025-07-10 13:06:29
Numero di risposte
: 8
Il taglio del cuneo fiscale previsto per il 2024 presenta una trappola: superando di un solo euro la soglia di reddito di 35mila euro si perdono 1.100 euro all’anno.
L’allarme arriva dall’Upb, durante l’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera sulla manovra.
Un fenomeno che, avverte la presidente Livia Cavallari, assumerebbe rilevanza sostanziale qualora la decontribuzione dovesse essere trasformata da intervento temporaneo a permanente perché da un lato indurrebbe un forte disincentivo al lavoro e, dall’altro, renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale, questione che assume particolare importanza dopo l’erosione del potere d’acquisto prodotta dall’inflazione.
L’aumento del salario lordo, prevede Cavallari, dovrebbe infatti essere tale da compensare anche la perdita del beneficio contributivo, scontando oltretutto le già elevate aliquote marginali sul versante fiscale.
In corrispondenza della seconda soglia, nella situazione attuale, l’incremento necessario si attesterebbe su 2.000 euro circa.
La riduzione del reddito disponibile risulta invece molto maggiore se la retribuzione lorda supera la soglia di 35.000 euro.
Il brusco venir meno del beneficio al superamento dei 2.962 euro di retribuzione lorda mensile introduce una forte discontinuità nel rapporto tra retribuzione lorda e netta.
E questo rende poco attraente e conveniente, per azienda e dipendenti, un aumento di stipendio.

Luciana Ruggiero
2025-07-10 11:06:15
Numero di risposte
: 11
Secondo le nuove disposizioni, coloro che nel 2024 percepiranno redditi da lavoro dipendente o assimilati superiori a 35.000 euro, non potranno accedere al regime forfettario nel 2025. Attualmente infatti, come già chiarito dall’ Agenzia delle Entrate, sono esclusi dal regime forfettario coloro che nel 2024 supereranno la soglia di 30.000 euro in redditi da lavoro dipendente o assimilati, a meno che non abbiano cessato il rapporto di lavoro nello stesso anno. Lo stesso principio potrebbe applicarsi anche quest'anno con il nuovo limite a 35.000 euro, influenzando in questo modo i lavoratori dipendenti e i pensionati in procinto di ricevere rinnovi contrattuali o adeguamenti delle pensioni. La verifica del reddito complessivo al lordo di eventuali oneri deducibili è fondamentale, soprattutto alla luce di possibili aumenti salariali o adeguamenti delle pensioni.

Deborah Greco
2025-07-10 09:30:25
Numero di risposte
: 8
Se il reddito complessivo è superiore a 20.000 euro al lavoratore spetta un’ulteriore detrazione dall’imposta lorda, per un importo pari:
all’importo fisso di 1.000 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 20.000 euro ma non a 32.000 euro;
al prodotto tra 1.000 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 40.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 8.000 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 32.000 euro ma non a 40.000 euro.

Bacchisio Villa
2025-07-10 08:12:43
Numero di risposte
: 9
Chi sta già applicando il forfettario, dovrebbe poter superare quest’anno il limite dei 30.000 euro senza uscire forzatamente nel 2025 dal regime agevolato, a patto che nel 2024 rimanga pur sempre entro i 35.000 euro.
escono dal regime o non possono accedervi: coloro che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore a 30.000 euro tranne nel caso in cui il rapporto di lavoro dipendente nell’anno precedente sia cessato.
Tale soglia è elevata a 35 mila euro.
Ipotizziamo un lavoratore dipendente che nel 2023 ha percepito 29.000 euro e che quest’anno, per un rinnovo contrattuale, arriverà a 31.000 euro.
Dal 2025 sarebbe fuori dal regime forfettario mentre con la modifica approvata rimarrebbe nel regime forfettario.
il superamento già nel 2019 impediva l’accesso al regime per l’anno in corso, anche per quest’anno potrebbe verificarsi lo stesso fenomeno, visto che siamo a fine anno 2024, con l’innalzamento della soglia a 35.000 euro.
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