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Cosa succederà dopo il 2026 per le pensioni?

Ivano Pellegrino
Ivano Pellegrino
2025-08-18 00:26:01
Numero di risposte : 17
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Nel 2026 potremmo dire addio a Quota 103, la misura che finora permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. La riforma pensionistica sarà uno dei pilastri della prossima Legge di Bilancio, anche in vista dell’aumento automatico dell’età pensionabile previsto dal 2027, come stabilito dal meccanismo di adeguamento alla speranza di vita introdotto con la Legge n. 335/1995. L’obiettivo è quello di garantire più flessibilità ai lavoratori, evitando allo stesso tempo un’impennata di costi che lo Stato non potrebbe sostenere. Infatti, estendere la pensione anticipata con 41 anni di contributi a tutti i lavoratori costerebbe tra i 4 e i 5 miliardi di euro l’anno, una cifra incompatibile con gli equilibri della finanza pubblica. È proprio per questo che si sta ragionando su una versione più “soft” della misura, chiamata Quota 41 flessibile, in cui si manterrebbe il requisito dei 41 anni di contributi, ma con paletti sull’età anagrafica e penalizzazioni sull’importo della pensione. Con la nuova Quota 41 flessibile, invece, si allargherebbe la platea dei beneficiari. Secondo quanto trapelato, potrebbero accedervi anche i lavoratori contributivi puri, ma a una condizione fondamentale: aver compiuto almeno 62 anni di età. In pratica, per chi non rientra nelle categorie protette, l’accesso anticipato con 41 anni di contributi non sarà più automatico, ma subordinato a questo nuovo requisito anagrafico. È un compromesso che cerca di riequilibrare il diritto alla pensione con la sostenibilità del sistema, dando più spazio a chi ha carriere lunghe, ma senza aprire troppo i rubinetti. Tuttavia, una cosa è certa: Quota 103 è destinata a sparire e, senza una nuova misura alternativa, il rischio è che l’età per andare in pensione aumenti ancora, penalizzando milioni di lavoratori. Per questo il dibattito politico è già acceso, e il 2026 potrebbe rappresentare un anno di svolta per il sistema previdenziale italiano.
Artemide Ferretti
Artemide Ferretti
2025-08-06 09:07:11
Numero di risposte : 20
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Nel 2027, salvo interventi politici, l’età pensionabile potrebbe salire a 67 anni e 3 mesi e l’anzianità contributiva richiesta per la pensione anticipata a 43 anni e 1 mese per gli uomini, 42 e 1 mese per le donne. Quota 103, introdotta nel 2023, consente l’uscita a 62 anni con almeno 41 di contributi, ma già dal 2026 potrebbe sparire. Al suo posto, si ipotizzano formule più rigide, come il pensionamento a 64 anni con 25 di versamenti. Una delle ipotesi in discussione, è quella di usare parte del TFR accantonato dalle imprese come sostegno alle pensioni future. Il Parlamento potrebbe decidere di congelare questo aumento, ma servirebbe una visione più ampia e strutturale. Serve una riforma che tenga conto della varietà delle carriere, dei periodi di cura, della precarietà diffusa, e che garantisca un trattamento dignitoso a tutte e tutti. Finché, però, non ci sarà una visione chiara e condivisa, chi oggi lavora potrà solo navigare a vista, tra regole che cambiano e promesse che rischiano di restare tali.
Alfonso Romano
Alfonso Romano
2025-07-28 09:38:33
Numero di risposte : 21
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Nel primo semestre del 2025 il numero di chi ha lasciato il lavoro prima dell’età di vecchiaia è crollato del 17,3 per cento. Il dato è stato certificato dall'Inps, nel suo monitoraggio sui flussi di pensionamento. Sul calo ha pesato la stretta sul pensionamento anticipato con l'introduzione dal 2024, tra le altre misure, del metodo di calcolo contributivo per chi decide di uscire con quota 103, cioè 62 anni di età e 41 di contributi. Sul brusco calo incide anche una novità presente dallo scorso anno: si sono allungate le "finestre" e una volta maturati i requisiti si devono aspettare 7 mesi se si lavora nel privato e 9 se si lavora nel settore pubblico. Tra i dati emerge che anche sui nuovi pensionamenti di vecchiaia si è registrato un calo: si attestano ora a 117.901 anche se risulta meno significativo ( -8,59 per cento).
Nicoletta D'angelo
Nicoletta D'angelo
2025-07-28 07:20:57
Numero di risposte : 16
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A preoccupare è soprattutto la possibilità, dal 1° gennaio 2027, di un inasprimento dei requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione, con tre mesi in più da maturare sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata. Tutto dipenderà da un decreto del governo Meloni atteso entro fine anno, che dovrà decidere se ratificare l’aumento collegato all’aspettativa di vita Istat, oppure se congelarlo, lasciando i requisiti invariati. Ulteriori incertezze riguardano le misure in scadenza, alcune delle quali potrebbero essere confermate, eliminate o sostituite con nuovi strumenti di uscita anticipata. La misura più a rischio di eliminazione è proprio la Quota 103, che ormai è percepita come poco conveniente e scarsamente utilizzata, a causa delle forti penalizzazioni introdotte. Ora, tuttavia, il capolinea sembra inevitabile. Anche perché, in termini concreti, questa misura consente un anticipo di appena due anni rispetto alla pensione anticipata ordinaria, che resta accessibile con: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini 41 anni e 10 mesi per le donne