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Come funziona l'assegno di mantenimento in caso di divorzio?

Emanuela Monti
Emanuela Monti
2025-09-22 17:21:27
Numero di risposte : 29
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L'assegno di mantenimento consegue alla pronuncia di separazione personale tra i coniugi e consiste in una somma versata periodicamente a favore del coniuge che non disponga i mezzi per assicurarsi il medesimo tenore di vita vissuto in costanza di matrimonio. L'assegno divorzile consegue alla pronuncia di divorzio e costituisce una somma, stabilita dal giudice con la sentenza divorzile, che un coniuge deve corrispondere all'altro in ragione dell'impossibilità di quest'ultimo di provvedere economicamente a sé stesso. Il quantum stabilito dal Giudice tiene in considerazione diversi fattori, come la durata del matrimonio, le ragioni del divorzio, il reddito dei coniugi, le loro condizioni patrimoniali e soggettive, il contributo dato da ciascuno alla formazione del patrimonio comune. Tale cifra può essere corrisposta periodicamente o in un'unica soluzione, c.d. una tantum, e può consistere anche nell'assegnazione di un determinato bene. Lo scopo dell'assegno divorzile, dunque, è quello di permettere al coniuge richiedente l'autosufficienza economica. Spetta al richiedente allegare, dedurre e dimostrare di non avere tali mezzi adeguati e di non poterseli procurare per ragioni oggettive, fatto salvo il diritto di eccezione dell'altro coniuge. Secondo una recente pronuncia del Giudice di legittimità l'assegno divorzile deve assicurare all'ex coniuge richiedente, in ragione della sua finalità assistenziale, perequativa e compensativa, un livello reddituale adeguato al contributo dallo stesso fornito in ogni ambito di rilevanza, mediante complessiva valutazione dell'intera storia coniugale e della prognosi futura.
Artemide De luca
Artemide De luca
2025-09-22 15:50:05
Numero di risposte : 22
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Si tratta in ultima analisi della somma di denaro che uno dei coniugi, quello più abbiente, deve versare all’altro, periodicamente, purché ricorrano specifiche condizioni, e che può variare in modo evidente a seconda della situazione concreta. Nel processo di determinazione dell’idoneità a ricevere l’assegno entrano in gioco molteplici criteri, che spaziano dal contributo alla formazione del patrimonio, sia personale che familiare, alle probabilità di reddito futuro, passando per l’età del coniuge e la durata dell’unione matrimoniale. Il quadro viene completato poi dalle valutazioni inerenti al livello di formazione professionale da parte del coniuge più “debole”. Il mantenimento della moglie, o del marito nel caso si trovi lui senza lavoro, non sarà definitivo e l’assegno, secondo la normativa, verrà meno in caso di unione civile, nuovo matrimonio o anche convivenza stabile. Inoltre al mutare delle circostanze che ne hanno giustificato il riconoscimento ne potrà essere modificato l’importo o escluso totalmente. A differenza dell’assegno di mantenimento in sede di separazione, l’assegno divorzile non è più volto a garantire il “precedente tenore di vita”, come precisato dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, dapprima con la sentenza numero 11504/ 2017, che addirittura era giunta ad individuare come presupposto dell’erogazione la mancanza di autosufficienza economica, e , successivamente, con la pronuncia della Corte di Cassazione a Sezioni Unite n. 1828/2018, che ha configurato l’assegno post matrimoniale come non connesso all’autosufficienza ma a uno squilibrio economico rilevante tra le parti, conseguente alle scelte adottate nell’interesse della famiglia, e adeguato al contributo fornito alla vita familiare, tenendo conto dei sacrifici delle aspettative professionali ed economiche fatti in funzione del comune interesse familiare.
Nicoletta De rosa
Nicoletta De rosa
2025-09-22 15:17:58
Numero di risposte : 19
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L'assegno di mantenimento in caso di divorzio viene calcolato in base al reddito dei coniugi e al loro tenore di vita durante il matrimonio. Se un coniuge ha diritto all'assegno di mantenimento, il giudice può ordinare all'altro coniuge di versare un assegno di mantenimento per garantire al coniuge più debole lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio. All'esito del divorzio, il giudice può rivedere l'importo dell'assegno e condannare il coniuge più ricco a pagare un assegno di divorzio solo se l'ex coniuge non è in grado di provvedere al proprio mantenimento. Il Tribunale di Milano ha fissato in circa 1.000 euro all'anno la misura di reddito sopra la quale il coniuge non ha più diritto all'assegno di divorzio. Tuttavia, la sentenza n. 18287/18 delle Sezioni Unite ha mitigato la rigidità di tale criterio meramente economico, statuendo che il diritto all'assegno divorzile non può basarsi esclusivamente sull'accertamento dell'autosufficienza economica.