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PMA: Esiste un limite d'età per le donne?

Gabriella Silvestri
Gabriella Silvestri
2025-06-14 19:10:48
Numero di risposte: 8
Non esiste un limite anagrafico stabilito dal legislatore, in quanto occorre valutare i singoli casi dal punto di vista biologico, ovvero dalle cause di infertilità. Le Regioni, competenti in materia di salute, hanno stabilito dei “paletti anagrafici”, in modo diverso ed indipendente, per motivi di budget. Capita così che in Veneto si possa ricorrere alla PMA presso una struttura pubblica anche fino ai 50 anni, in Campania fino ai 46, in Lombardia e nel Lazio 43. L’età anagrafica incide sul successo delle procedure. Nelle donne la “finestra fertile” è limitata e si conclude con la menopausa, momento in cui il numero di ovociti disponibili sin dalla nascita si azzera. Fino ai 30 anni circa si è nel pieno della fertilità, poi con gradualità il numero degli ovociti inizia a diminuire, per accelerare in negativo dopo i 37-40 anni. Con l’aumentare dell’età -specialmente dopo i 50 anni- diminuiscono le percentuali di successo delle tecniche di PMA. A differenza di ciò che si crede pure l’età dell’uomo può influire sulla fertilità, seppur in modo minore: con il passare degli anni diminuisce sia la quantità che la qualità degli spermatozoi ed aumenta il rischio di trasmissione di anomalie genetiche.
Odone Grassi
Odone Grassi
2025-06-14 16:59:27
Numero di risposte: 10
Possono accedere alle tecniche di fecondazione eterologa le coppie che presentano fattori irreversibili di infertilità purchè l’età della donna non superi i 50 anni. La ricerca di un figlio rispetto al passato avviene più avanti negli anni perché spesso ci sono delle difficoltà oggettive ad avviare una carriera lavorativa e quindi a sostenere economicamente una famiglia con le spese di una casa. Ciò significa, purtroppo, che quando si comincia a cercare una gravidanza spesso si è già grandi e se ci sono problemi di fertilità si rischia di arrivare alla procreazione medicalmente assistita sul limite d’età stabilito dalla legge. In Italia, come abbiamo detto, le indicazioni femminili alle tecniche di fecondazione eterologa riguardano: età avanzata. Le indicazioni femminili alle tecniche di fecondazione eterologa riguardano: ridotta riserva ovarica, anomalie cromosomiche o genetiche, ripetuti fallimenti di tecniche di PMA riconducibili a fattori femminili, patologie che hanno compromesso la capacità produttiva.
Ruth Negri
Ruth Negri
2025-06-14 15:48:03
Numero di risposte: 6
La legge in questione non ha mai previsto un limite di età “fisso” per chi intende avere un figlio con la procreazione assistita. Il legislatore stabilisce che possano accedere alla pma “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”. L’espressione “potenzialmente fertile”, quindi, fa riferimento alla condizione biologica di entrambi i partner, senza stabilire in maniera aprioristica un “limite anagrafico” nella fecondazione assistita. Nel caso della donna, comunque, i 50 anni sono generalmente considerati un limite ragionevole per sottoporsi a un trattamento di fertilità. Oltre questo margine, infatti, potrebbero insorgere rischi da non sottovalutare sia per la futura mamma, sia per il bambino.
Loris Benedetti
Loris Benedetti
2025-06-14 15:44:19
Numero di risposte: 3
Nelle donne oltre i 35 anni, nei casi di grave fattore maschile, nelle pazienti con scarsa riserva ovarica. La legge 40 ha subito varie modifiche nel corso degli anni. In particolare la Corte Costituzionale ribadisce che il medico deve cercare di effettuare meno stimolazioni possibili, e in questo modo viene reintrodotta – pur con qualche limitazione – la possibilità di congelare gli embrioni. La prima sentenza, nel 2009, ha ristabilito il principio che a decidere quanti ovuli inseminare fosse il medico, d’accordo con la coppia, tenendo conto della situazione clinica, dell’età della donna e soprattutto introducendo il concetto di tutela della salute della donna, ignorato dalla legge 40. Il testo attuale della Legge 40 rende oggi possibile anche in Italia. Resta, tuttavia, ancora vietata la procreazione assistita per le coppie omosessuali.
Monia Marchetti
Monia Marchetti
2025-06-14 15:36:14
Numero di risposte: 7
Non esiste per legge un limite massimo di età, ma è comunque raccomandato non superare una specifica soglia anagrafica, in particolare per quanto riguarda la tecnica di fecondazione assistita con ovodonazione. In Italia è sconsigliato sottoporsi alla tecnica di fecondazione eterologa con ovodonazione dopo i 50 anni. L’età materna di chi si sottopone a PMA è in genere successiva ai 35 anni, periodo a partire dal quale si assiste a un declino fisiologico della riserva ovarica sia in termini di quantità che di qualità. In Italia una commissione di esperti in materia di infertilità ha stabilito specifiche indicazioni per accedere alla prestazione e soprattutto sconsigliato il ricorso a tale tecnica dopo i 50 anni. Il motivo di questo limite di età, semplicemente raccomandato e non imposto per legge, è dovuto ai rischi di una gravidanza in età avanzata. Secondo la Legge 40, unica normativa più e più volte rivista negli anni che regolamenta il ricorso alla fecondazione assistita nel nostro paese, possono accedere alle procedure di procreazione medicalmente assistita “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”. Non pervenuto. La mancanza di un limite di età imposto per legge genera confusione poiché vi sono regioni che per accedere alle procedure di PMA richiedono un’età massima piuttosto che un’altra e molto varia anche da centri pubblici a quelli privati. In generale in Italia l’età massima suggerita per sottoporsi ai trattamenti di fecondazione assistita rientra in un range di età che va dai 43 ai 46 anni, ma in alcune regioni e centri privati si può ricorrere alla fecondazione eterologa anche fino ai 50 anni.