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Come funziona la rappresentazione nelle successioni?

Stefania Leone
Stefania Leone
2025-06-05 09:00:16
Numero di risposte : 1
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La rappresentazione fa subentrare i discendenti nel luogo e nel grado del loro ascendente, in tutti i casi in cui questi non può o non vuole accettare l’eredità o il legato. Si ha rappresentazione nella successione testamentaria quando il testatore non ha provveduto per il caso in cui l’istituito non possa o non voglia accettare l’eredità o il legato, e sempre che non si tratti di legato di usufrutto o di altro diritto di natura personale. L’istituto della rappresentazione si applica tanto alla successione legittima quanto a quella per testamento. La categoria dei soggetti rappresentati è individuata all’articolo 468 del codice civile, i rappresentati sono i figli anche adottivi del defunto, nonché i fratelli e le sorelle dello stesso. I rappresentanti sono tutti i discendenti senza limite di grado di uno dei soggetti che faccia parte della categoria dei rappresentati. La rappresentazione si applica quando un chiamato non può o non vuole accettare l’eredità, ad esempio in caso di premorienza, assenza, indegnità o perdita del diritto di accettare l’eredità. La rappresentazione è un istituto che si applica tanto alle successioni legittime che testamentarie, nell’ambito delle successioni testamentarie, trova applicazione tanto all’istituzione d’erede quanto al legato.
Giuliano Ricci
Giuliano Ricci
2025-06-05 03:52:58
Numero di risposte : 5
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La “chiamata” (o “vocazione”) ereditaria è dunque la situazione che si ha dal momento in cui la successione si apre fino a quando il chiamato diventa erede accettando appunto la “chiamata” che a lui proviene o dal testamento o dalla legge. Se però chi è chiamato all’eredità non possa o non voglia accettarla, si pone il problema di stabilire a chi debba essere rivolta la chiamata ereditaria per individuare se questi accetti di diventare successore del de cuius. Ebbene, qualora il primo chiamato all'eredità non possa o non voglia accettare l'eredità e non vi sia un testamento nel quale il de cuius abbia disposto una “sostituzione”, il chiamato “ulteriore” può essere individuato mediante le regole della cosiddetta “rappresentazione”, se ricorrano le seguenti condizioni: a) il “primo” chiamato deve essere un soggetto che abbia discendenti legittimi o naturali; b) il “primo” chiamato deve essere figlio legittimo, legittimato, adottivo o naturale del defunto oppure fratello o sorella del defunto stesso. Se dunque ricorrono tali presupposti, i discendenti del “primo” chiamato subentrano nel luogo e nel grado del loro ascendente che non voglia o non possa accettare l'eredità lasciata dal de cuius. Va altresì precisato che all'interno di ciascuna stirpe che dal defunto promana, la rappresentazione ha luogo all'infinito, e cioè che per l'operare della rappresentazione non c'è limite di grado di parentela tra de cuius e discendente.