Azione di rivendicazione o restituzione: qual è la differenza?

Samuel Milani
2025-06-29 16:10:12
Numero di risposte
: 3
L’azione di rivendicazione si distingue anche dall’azione di restituzione.
Come abbiamo visto, la prima è un’azione reale che tutela il diritto di proprietà nei confronti di chiunque detenga o possegga la cosa, mentre la seconda è un’azione personale.
Sebbene entrambe siano finalizzate a far recuperare la materiale disponibilità del bene a chi la reclama, solo l’azione di rivendicazione è imprescrittibile, mentre l’azione di restituzione è prescrittibile.
Inoltre, mentre con l’azione di rivendica il proprietario agisce nei confronti del detentore e possessore del bene per poterne ottenere la restituzione, l’azione di restituzione ha come obiettivo quello di dimostrare la insussistenza o il sopravvenuto venir meno del titolo in base al quale il detentore dispone della cosa, e dunque il proprietario non deve dimostrare la proprietà della cosa della quale chiede la restituzione, ma solo dimostrare l’insussistenza di un titolo che legittimi la disponibilità della cosa in favore del contenuto.
L’azione di rivendicazione punta così a ricongiungere il possesso alla proprietà.
Il proprietario, se consegue direttamente dal nuovo possessore o detentore la restituzione della cosa, è tenuto a restituire al precedente possessore o detentore la somma ricevuta in luogo di essa.

Diamante Fabbri
2025-06-29 14:54:53
Numero di risposte
: 4
L’azione di rivendicazione, disciplinata dall’art. 948 c.c., è un rimedio di carattere reale che il proprietario di un immobile può utilizzare per recuperare il possesso del proprio bene.
Questa azione si basa sul “jus possidendi”, ossia il diritto di possedere, e viene intrapresa quando il proprietario non è più in possesso del bene e desidera riottenerlo da chiunque lo detenga senza titolo.
L’azione di restituzione, invece, ha una natura personale e mira a tutelare il “jus possessionis”, ossia il diritto al possesso o alla detenzione della cosa.
Questa azione si intraprende quando il proprietario può dimostrare una relazione diretta con il bene e l’assenza di qualsiasi titolo giuridico in capo all’occupante per mantenerne il possesso.
A differenza dell’azione di rivendicazione, l’azione di restituzione non richiede la prova della proprietà del bene, ma piuttosto la dimostrazione della relazione fattuale con l’immobile e la mancanza di diritto da parte dell’occupante.
In ogni caso, la tutela della proprietà rimane un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico.

Danny Ferraro
2025-06-29 14:09:29
Numero di risposte
: 7
L'interpretazione della domanda deve essere diretta a cogliere, al di là delle espressioni letterali utilizzate, il contenuto sostanziale della stessa, desumibile dalla situazione dedotta in giudizio e dallo scopo pratico perseguito dall'istante con il ricorso all'autorità giudiziaria.
In tema di difesa della proprietà, l'azione di rivendicazione e quella di restituzione, anche se tendono al medesimo risultato pratico del recupero della materiale disponibilità del bene, hanno natura e presupposti diversi.
Con l’azione di rivendicazione, di carattere reale, l’attore assume di essere proprietario del bene e, non essendone in possesso, agisce contro chiunque di fatto ne disponga onde conseguirne nuovamente il possesso, previo riconoscimento del suo diritto di proprietà.
Con l’azione di restituzione, invece, di natura personale, l'attore non mira ad ottenere il riconoscimento di tale diritto, del quale non deve, pertanto, fornire la prova, ma solo ad ottenere la riconsegna del bene stesso.
Pertanto, può limitarsi a fornire la prova dell'avvenuta consegna in base ad un titolo e del successivo venir meno di questo per qualsiasi causa, o ad allegare l'insussistenza ab origine di qualsiasi titolo.
La difesa del convenuto che pretenda di essere proprietario del bene in contestazione, non è idonea a trasformare in reale l'azione personale proposta nei suoi confronti, atteso che, per un verso, la controversia va decisa con esclusivo riferimento alla pretesa dedotta.
Per altro, la semplice contestazione del convenuto non costituisce strumento idoneo a determinare l'immutazione, oltre che dell'azione, anche dell'onere della prova incombente sull'attore.
Nel caso in cui il convenuto si difende opponente alla domanda di rilascio o consegna, in via di eccezione o con domande riconvenzionali, difese di carattere petitorio, come l’eccezione o la domanda di usucapione, il quadro non muta, in quanto ciò non implica alcuna trasformazione in reale della domanda proposta e mantenuta ferma dell'attore come personale per la restituzione del bene.
Di conseguenza, l’attore non è tenuto a soddisfare il correlato gravoso onere probatorio inerente le azioni reali, la cui prova, idonea a paralizzare la pretesa attorea, incombe solo sul convenuto, in dipendenza delle difese dal medesimo spiegate.
Leggi anche
- Qual è la differenza tra un'azione di riduzione e un'azione di restituzione?
- Riduzione Ereditaria: Come Funziona?
- Restituzione in Successione: Di Cosa Si Tratta?
- Riduzione: passa agli eredi?
- Quando serve un reso?
- Come eludere la legittima: è possibile?
- Prescrizione per la riduzione ereditaria: Quanto tempo ho?
- Chi decide sulla riduzione del capitale?
- Incontro di restituzione: cos'è?
- Cosa NON Eredito?
- Azione di riduzione: quando scatta la prescrizione?
- Lesione della legittima: come tutelarsi?
- Erede in casa: cosa fare?
- Restituzione: quali sono i tempi per agire?
- Successione Ereditaria: Cosa succede dopo 5 anni?
- Riduzione: Cosa cambia davvero?
- Restituzione: Chi ha l'ultima parola?
- Quali debiti non passano agli eredi?
- Quali debiti spariscono con la successione?