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Come si può dimostrare un danno esistenziale?

Damiano Fiore
Damiano Fiore
2025-08-15 02:11:26
Numero di risposte : 17
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Il danno esistenziale rientra nell’ambito dell’accertamento medico legale. Infatti nei quesiti che il giudice pone al CTU vi è anche quello relativo all’incidenza delle lesioni nel normale svolgere delle attività quotidiane e dinamico relazionali della vita dell’individuo leso. Sarà poi compito del giudice personalizzare il danno con incremento in percentuale sull’effettiva entità delle lesioni permanenti accertate, aumentando l’importo risarcibile fino al 49%. Non esiste un criterio univoco per la quantificazione del danno esistenziale, o dinamico relazionale che dir si voglia. La giurisprudenza è univoca nel ritenere che il danno deve essere risarcito nella sua interezza, ma senza duplicazioni risarcitorie e, proprio per questa ragione, è assai raro che i giudici tendano a riconoscere e risarcire il danno esistenziale, se non in presenza di prove inconfutabili e rigorose, attraverso il sistema della personalizzazione del danno, ovvero aumentando in percentuale il valore del danno biologico per le lesioni subìte dal danneggiato per incidenti particolarmente gravi. La personalizzazione del danno operata dai giudici, per la liquidazione del danno dinamico relazionale, la cui forbice è molto ristretta, porta spesso, soprattutto ove non si sia assistiti da avvocati con specializzazione nel risarcimento del danno per lesioni causate da incidenti stradali o responsabilità riconducibile a negligenza ospedaliera e medica, a liquidazione di importi irrisori, rispetto alla gravità dei danni subiti.
Ileana Rossi
Ileana Rossi
2025-08-09 07:18:01
Numero di risposte : 22
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Per risultare risarcibile, il danno esistenziale deve essere dimostrato e motivato dal soggetto. Quest’ultimo, cioè, è tenuto a provare il rapporto di consequenzialità esistente tra il fatto illecito e il peggioramento della sua vita relazionale. È, tuttavia, onere del lavoratore dimostrare concretamente le alterazioni subite nelle sue abitudini quotidiana e nelle relazioni lavorative e, allo stesso modo, il danno legato alla perdita di occasioni di realizzazione ed espressione della propria persona. La prova del danno esistenziale, invece, risulta meno univoca. La verifica può derivare da un insieme di elementi: più in particolare, dalla prova documentale, dalla prova testimoniale e dalla prova presuntiva. Anche in questo caso, non basta evidenziare l’insorgere di ansia, stress o disagi di vario tipo: è necessario provare che il fatto in questione abbia causato un cambiamento radicale nella vita di relazione e un’alterazione profonda della personalità del soggetto. Quest’ultimo dovrà, in altre parole, fornire tutte le indicazioni necessarie a determinare le conseguenze date dal fatto in questione.
Guendalina Barone
Guendalina Barone
2025-07-28 12:56:58
Numero di risposte : 27
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Il danno esistenziale può essere riconosciuto solo se il fatto è lesivo di diritti inviolabili costituzionalmente tutelati, la lesione risulta di un certo rilievo e il danno non corrisponde a mero disagio o fastidio. Il pregiudizio esistenziale fa parte del danno non patrimoniale e è risarcibile indipendentemente da eventuali ripercussioni sulla capacità di produrre reddito. Spetta al danneggiato l’onere di provare in modo tangibile e oggettivamente accertabile il pregiudizio subito. Successivamente, data la soggettività del danno e l’assenza di una normativa unica, sarà compito del giudice valutare, caso per caso, la sussistenza del danno e determinare l’entità del risarcimento. La valutazione del risarcimento avviene per via di equitativa e applica i criteri stabiliti dalle Tabelle del Tribunale di Milano. Tuttavia, circostanze eccezionali consentono al giudice di stabilire un aumento dell’ammontare del risarcimento, tramite la personalizzazione. Il danno biologico, quello morale e quello dinamico-relazionale costituiscono pregiudizi non patrimoniali ontologicamente diversi e tutti risarcibili. Infatti, secondo la sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 2217/2016, il danno esistenziale può essere riconosciuto solo se il fatto è lesivo di diritti inviolabili costituzionalmente tutelati, la lesione risulta di un certo rilievo e il danno non corrisponde a mero disagio o fastidio. Ciò è ribadito anche dalla sentenza della Cassazione del 11 novembre 2008, n. 26972, la quale chiarisce che qualora nel danno esistenziale si intendesse includere pregiudizi non lesivi di diritti inviolabili della persona, tale categoria sarebbe del tutto illegittima, posto che simili pregiudizi sono irrisarcibili, in virtù del divieto di cui all'art. 2059 c.c.. Il danno esistenziale consiste nell'alterazione delle abitudini e degli assetti relazionali propri dell’individuo, all’interno e all’esterno del nucleo familiare, con modificazioni negative delle modalità di espressione e realizzazione della personalità nel mondo esterno. Infatti, a differenza del danno morale, quello esistenziale ha effetti tangibili, concreti, visibili dall’esterno e comporta l’impossibilità di svolgere attività abituali. Questo pregiudizio racchiude tutte le lesioni dei valori fondamentali della propria esistenza. Quindi comprende tutto ciò che può provocare forti disagi e alterazioni della personalità nella vittima. Gli effetti negativi si manifestano nella qualità della sua vita sociale e delle sue abitudini personali.