Quali sono le prove per il mobbing?
Luce Longo
2025-09-28 10:07:20
Numero di risposte
: 13
Per poter effettuare una azione legale è necessario dimostrare, con l’aiuto dell’avvocato, la presenza di: Comportamenti illeciti: è importante che i comportamenti vessatori non siano isolati ma ripetuti.
Danno alla salute fisica e/o mentale: i danni subiti devono essere provati con delle perizie mediche.
Rapporto diretto tra i comportamenti ostili e i danni subiti, per dimostrare che il danno è strettamente causato dalla condotta del datore di lavoro.
Testimonianze dei colleghi o di chi è presente sul posto di lavoro
E-mail, lettere ed sms tra la vittima e l’autore del mobbing
Registrazioni di conversazioni effettuate tra il lavoratore e il datore di lavoro sul luogo di lavoro, in quanto – se effettuate nel rispetto di determinati limiti – non rappresentano una violazione della privacy di chi è registrato inconsapevolmente.
Lorenzo Negri
2025-09-25 19:17:03
Numero di risposte
: 24
Per rafforzare una denuncia, è utile raccogliere e conservare:
La legge italiana non stabilisce una soglia temporale fissa per definire quando un comportamento ostile diventa mobbing.
Ciò che conta non è il numero di mesi, ma il complesso delle condotte e la loro capacità di creare un ambiente di lavoro gravemente pregiudizievole per la vittima.
Il giudice valuta caso per caso, considerando la sistematicità, l’intenzionalità persecutoria e gli effetti concreti sulla salute e sulla dignità del lavoratore.
La giurisprudenza ha comunque offerto alcune indicazioni interpretative:
La denuncia per mobbing sul lavoro non può basarsi su episodi sporadici o conflitti isolati: deve emergere un vero e proprio disegno persecutorio, continuativo e mirato.
Sergio Mancini
2025-09-13 14:02:31
Numero di risposte
: 20
Per dimostrare il mobbing, il lavoratore dovrà provare: gli atti aggressivi, discriminatori e vessatori e la loro ripetizione nel tempo i danni riportati a seguito di tali comportamenti il nesso/collegamento tra le condotte ed i pregiudizi subiti
A tal fine sarà necessario raccogliere le testimonianze dei colleghi o di chi era presente sul luogo di lavoro, conservare le email, le lettere e i messaggi, specie se contengono offese, calunnie o frasi diffamatorie nei confronti della vittima.
È altresì importante avere la documentazione medica che attesti le patologie riportate.
Inoltre, è fondamentale, per poter ottenere tutela in sede civile o penale, dimostrare che le condotte avevano un chiaro obiettivo persecutorio, non rientrando nel normale esercizio dei poteri organizzatori e di controllo delle attività, e neppure si trattava di episodi di conflittualità normalmente ricorrenti in ambito lavorativo.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10037/2015, ha individuato 7 parametri che dovrebbero essere provati dal lavorare per dimostrare di essere stato vittima di mobbing e ottenere il risarcimento dei danni.
Secondo i giudici, infatti, gli atti vessatori devono essersi verificati sul luogo di lavoro e devono presentare i seguenti elementi: le umiliazioni, mortificazioni e gli altri comportamenti devono avere una durata nel tempo devono essere reiterate e non episodiche le azioni ostili devono essere almeno due tra le seguenti: attacchi alla possibilità di comunicare, alla reputazione, isolamento sistematico, cambiamenti delle mansioni lavorative, violenze o minacce il lavoratore deve trovarsi in una posizione di inferiorità manifesta le condotte vessatorie devono procedere per fasi successive che cominciano con un conflitto mirato seguito dall’inizio del mobbing per poi proseguire con sintomi psicosomatici aggravati da errori e abusi che causano aggravamento dello stato di salute della vittima deve infine esservi l’intento persecutorio.