Cosa succede al patrimonio di un'azienda in caso di fallimento?
Vania Cattaneo
2025-10-03 06:49:55
Numero di risposte
: 22
Per l’ordinamento italiano, dunque, gli eredi della società estinta, ossia i soci, erediteranno qualsiasi rapporto ancora in pendenza al momento della cancellazione della società dal registro delle imprese.
Ciò significa che i soci andranno ad ereditare eventuali crediti e debiti contratti dalla società estinta.
Nel caso in cui la società risulti creditrice, in seguito alla sua chiusura, automaticamente ai soci sarà garantito il diritto di riscuotere tale credito.
Al contrario, se tale società sia debitrice nei confronti di terzi, il soggetto creditore potrà legittimamente rivalersi sui soci notificando un decreto ingiuntivo per il pagamento delle somme dovute, sebbene quella società non esista più sul registro delle imprese.
Per le società di persone i soci per risarcire un debito contratto saranno, eventualmente, costretti ad attingere al proprio patrimonio personale, con i creditori che potranno richiedere il pignoramento dei loro beni, se la società è nullatenente.
Con le società di capitali, i soci sono tutelati e non vedranno mai a rischio il loro patrimonio personale.
Infatti qualora una società di capitali dovesse indebitarsi, i soci perderanno solamente i fondi versati al momento della stipula dell’atto di costituzione della società medesima e i versamenti di capitale avvenuti in seguito.
I soggetti o gli enti creditori pertanto potranno rivalersi esclusivamente sui beni appartenenti alla società chiusa, come conti correnti, beni mobili o immobili, ma non avranno il diritto di pignorare il patrimonio materiale dei soci.
E se quella società di capitali dovesse risultare senza alcun bene, ai creditori non rimane altro che chiederne il fallimento.
Fabrizio Ferri
2025-09-23 03:27:34
Numero di risposte
: 25
Il fallimento è una procedura che ha la funzione di liquidare il patrimonio dell’impresa insolvente per ripartire l’eventuale ricavato tra i suoi creditori, e quindi anche con i dipendenti che sono creditori privilegiati.
La presentazione della domanda di insinuazione allo stato passivo è d’obbligo se un creditore vuole partecipare alla distribuzione dell’eventuale ricavato dalla liquidazione dei beni aziendali.
La dichiarazione che lo stato passivo è divenuto esecutivo.
Una volta che il credito è stato inserito nello stato passivo esecutivo è possibile chiedere all’Inps, attraverso il suo Fondo di garanzia, di provvede a pagare al posto del datore di lavoro il trattamento di fine rapporto e le retribuzioni maturate negli ultimi tre mesi del rapporto di lavoro, nonché i ratei di tredicesima /quattordicesima riferiti alle ultime tre mensilità.
Il Fondo di garanzia dell’Inps provvede al pagamento sia del TFR rimasto in azienda sia di quello alla previdenza complementare e non versato dal datore, purché la domanda di intervento sia presentata entro cinque anni decorrenti dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Elga Vitali
2025-09-23 03:09:45
Numero di risposte
: 29
Il fallimento è una procedura concorsuale prevista dal diritto fallimentare italiano, volta a liquidare il patrimonio dell’imprenditore o della società insolvente per ripagare, nei limiti del possibile, i creditori.
Con la dichiarazione di fallimento, infatti, il patrimonio dell’impresa viene destinato a coprire i debiti.
Se si tratta di una ditta individuale, anche i beni personali dell’imprenditore possono essere aggrediti dai creditori.
Una volta dichiarato il fallimento, viene nominato un curatore fallimentare, il quale ha il compito di gestire la liquidazione del patrimonio per saldare, almeno parzialmente, i creditori.
L’imprenditore perde così la disponibilità e il controllo del proprio patrimonio.