Cosa cambia da fallimento a liquidazione giudiziale?
Raffaele Lombardi
2025-11-01 14:36:04
Numero di risposte
: 34
Il focus del legislatore è diventato quello di preservare il valore aziendale e cercare di garantire la continuità aziendale, piuttosto che liquidare indiscriminatamente l’impresa in difficoltà.
La liquidazione giudiziale ha preso il posto del fallimento, ma con alcune importanti novità.
A differenza del passato, l’idea di fallimento non è più vista come una sanzione severa, ma come l’ultima soluzione, da percorrere solo quando tutte le altre opzioni sono state esaurite.
Le principali differenze tra liquidazione giudiziale e fallimento riguardano l’approccio.
Continuità Aziendale: Il Codice della crisi pone l’accento sulla possibilità di recupero dell’impresa, offrendo strumenti per la ripartenza.
Minore Stigma: Con il nuovo termine si vuole evitare che l’imprenditore si senta stigmatizzato, permettendo alla crisi di essere affrontata con maggiore serenità e riservatezza.
Ethan Parisi
2025-10-26 08:18:00
Numero di risposte
: 25
La disciplina della procedura è rimasta sostanzialmente la stessa del Regio Decreto n. 267 del 1942.
Le innovazioni mirano a ridurre durata e costi e ad incentivare la continuazione dell’attività.
La sentenza che dichiara l’apertura della liquidazione giudiziale autorizza il curatore a proseguire l’attività anche in singoli rami dell’azienda se dall’interruzione potrebbe derivarne un grave danno.
Il curatore ha più poteri, tra cui l’accesso alle banche dati nella pubblica amministrazione.
Si vuole passare da un sistema incentrato sulla liquidazione dell’attivo, a procedure che favoriscano la continuità aziendale e il risanamento dell’impresa, e che si basino su una maggiore autonomia dei soggetti coinvolti, dal debitore ai creditori.
Dall’art. 7 CCII, il legislatore dà la priorità agli strumenti e alle procedure con finalità ristrutturative rispetto alla Liquidazione Giudiziale.
Elisa Messina
2025-10-13 18:36:22
Numero di risposte
: 27
La seconda novità, della quale abbiamo già scritto in apertura, consiste nell’eliminazione dalla normativa delle espressioni “fallito” e “fallimento”.
L’obiettivo del legislatore sembra essere quello di eliminare tutti quei riferimenti a vocaboli che nel corso degli anni sono finiti con il rappresentare dei marchi indelebili di negatività e di inaffidabilità per imprese e imprenditori.
Pertanto, non si parlerà più di fallimento, bensì di “liquidazione giudiziale”.
Oltre che l’etichetta, cambia anche la sostanza della procedura, visto e considerato che il curatore diverrà il dominus della nuova procedura e avrà poteri molto rafforzati, con possibilità – tra le altre – di accedere alle banche dati, di promuovere delle azioni giudiziali, e così via.
È inoltre prevista l’attribuzione della priorità alla trattazione delle proposte che assicurino la continuità aziendale: la liquidazione giudiziale (ex fallimento) diventa pertanto una strada residuale.