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Quando ti licenziano cosa ti devono pagare?

Michela Longo
Michela Longo
2025-07-24 07:13:25
Numero di risposte : 14
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In caso di interruzione di un rapporto a tempo indeterminato per giustificato motivo oggettivo, il datore di lavoro è tenuto a sostenere tutta una serie di costi, alcuni incerti, altri certi. Tra i costi certi ci sono l’indennità sostitutiva di preavviso, qualora il datore di lavoro voglia esonerare il lavoratore dalla prestazione lavorativa ed il ticket di licenziamento, che va in parte a finanziare la Naspi. Il versamento del contributo sorge in tutti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per le causali che darebbero diritto alla Naspi a beneficio del lavoratore. L’ammontare del contributo di licenziamento dovuto all’Inps, interamente a carico del datore di lavoro, è fissato nella misura del 41% del massimale mensile Naspi per ogni 12 mesi di anzianità aziendale, fino ad un massimo di tre anni. Per l’anno quindi, il ticket di licenziamento ammonta ad € 635,67 per ogni anno di lavoro effettuato, fino ad un massimo di 3 anni. L’importo del ticket raggiunge il massimale di € ,01 in caso di rapporti di lavoro di durata pari o superiore a 36 mesi. L’Inps ha ritenuto che l’obbligo di versamento debba essere assolto entro e non oltre il termine di versamento della denuncia successiva a quella del mese in cui si verifica la risoluzione del rapporto di lavoro. La contribuzione va sempre assolta in un’unica soluzione, non è ammessa rateizzazione.
Secondo Giuliani
Secondo Giuliani
2025-07-24 06:14:19
Numero di risposte : 10
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Il ticket di licenziamento è un contributo che aziende e datori di lavoro devono versare quando il rapporto di lavoro viene interrotto per volontà unilaterale dell’azienda. Questo esborso è necessario per solamente nel caso vengano interrotti rapporti di lavoro a tempo indeterminato o apprendistato al termine del periodo formativo. In caso di licenziamento individuale, il ticket si calcola moltiplicando il massimale mensile NASPI per 41%, moltiplicando il valore per ogni anno in cui il lavoratore è stato in servizio negli ultimi tre anni. Se il lavoratore negli ultimi 3 anni è stato in forza all’interno dell’azienda il ticket si ottiene calcolando il 41% del massimale NASPI nel 2023 (1470,99€) e moltiplicandolo per 3 anni. Ovviamente nel caso in cui il lavoratore abbia prestato servizio per meno di 3 anni, la cifra deve essere proporzionata all’anzianità reale del dipendente. Per procedure di licenziamento collettivo avviate successivamente al 20.10.2017, l’aliquota è stata elevata all’82%. Il datore di lavoro deve conguagliare tutte le ferie e/o permessi non goduti dal lavoratore, oltre che liquidare il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) accumulato dal dipendente. Il TFR, nel caso in cui venga gestito dall’azienda, invece può essere calcolato dividendo la RAL (reddito annuo lordo) per 13,5, andando poi a moltiplicare il risultato per gli anni di servizio. RAL/13,5 x anni servizio = TFR Ad esempio, un dipendente con una ral da 25.000€ annui e 5 anni di servizio avrà accumulato un TFR di circa 9300€. Il licenziamento di un dipendente può portare diversi costi al datore di lavoro. In questo articolo abbiamo evidenziato le tre principali voci di costo da tenere in considerazione: Ticket di licenziamento; Ricerca e selezione nuovo personale; TFR, ferie e permessi arretrati. Tutte voci da prendere in considerazione prima di procedere al licenziamento.
Sebastiano Rizzo
Sebastiano Rizzo
2025-07-24 05:42:15
Numero di risposte : 12
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Il datore di lavoro, per evitare il giudizio, può offrirti una somma netta di importo da un minimo di 3 ad un massimo di 27 mensilità della retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto. La somma deve essere offerta tramite assegno circolare e l’accettazione equivale a rinuncia all’impugnazione del licenziamento, anche se già proposta. A seconda della gravità del vizio del licenziamento accertato dal giudice, potrai ottenere la reintegrazione nel posto di lavoro oppure un’indennità risarcitoria. Puoi ottenere la reintegrazione, oltre ad un risarcimento del danno, in caso di licenziamento discriminatorio, intimato in forma orale o nullo oppure se dimostri l’insussistenza del fatto a te contestato. In tutti gli altri casi avrai solo diritto a un’indennità risarcitoria.