Cosa succede ai creditori dopo il fallimento di una società?

Vitalba De Angelis
2025-08-28 18:02:42
Numero di risposte
: 17
Il curatore nominato deve accertare i crediti sorti prima della dichiarazione di fallimento.
Pertanto avviserà ciascun creditore della possibilità di presentare la domanda di insinuazione allo stato passivo, almeno trenta giorni prima dell’udienza fissata dal giudice per valutare i crediti.
La presentazione della domanda è d’obbligo se un creditore vuole partecipare alla distribuzione dell’eventuale ricavato dalla liquidazione dei beni aziendali.
Non è consentita alcuna altra azione individuale.
Alla domanda dovranno essere allegati i documenti necessari a dimostrare la propria pretesa.
Una volta che il credito è stato inserito nello stato passivo esecutivo è possibile chiedere all’Inps, attraverso il suo Fondo di garanzia, di provvede a pagare al posto del datore di lavoro il trattamento di fine rapporto e le retribuzioni maturate negli ultimi tre mesi del rapporto di lavoro, nonché i ratei di tredicesima /quattordicesima riferiti alle ultime tre mensilità.
Il Fondo di garanzia dell’Inps provvede al pagamento sia del TFR rimasto in azienda sia di quello alla previdenza complementare e non versato dal datore, purché la domanda di intervento sia presentata entro cinque anni decorrenti dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Veronica Martinelli
2025-08-28 17:46:41
Numero di risposte
: 19
Al contrario, se tale società sia debitrice nei confronti di terzi, il soggetto creditore potrà legittimamente rivalersi sui soci notificando un decreto ingiuntivo per il pagamento delle somme dovute, sebbene quella società non esista più sul registro delle imprese.
I soggetti o gli enti creditori pertanto potranno rivalersi esclusivamente sui beni appartenenti alla società chiusa, come conti correnti, beni mobili o immobili, ma non avranno il diritto di pignorare il patrimonio materiale dei soci.
E se quella società di capitali dovesse risultare senza alcun bene, ai creditori non rimane altro che chiederne il fallimento.
Per le società di persone, dunque, i debiti vengono trasferiti in capo ai soci ed è quanto è stato stabilito dalla sentenza n. 6017 del 2013 promulgata dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.
Tuttavia, per la richiesta di fallimento, il creditore, come anche il fisco italiano, ha a disposizione un solo anno di tempo da quando la società è stata eliminata dal registro delle imprese.
E se la dichiarazione di fallimento da parte del tribunale non sopraggiunga entro l’anno, la società cancellata non potrà più essere dichiarata fallita, nonostante la richiesta del creditore sia pervenuta nei limiti temporali previsti dalla legge.
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