Cosa cambia nel 2026 per le pensioni?
Donato Conte
2025-10-11 15:52:18
Numero di risposte
: 25
La Fornero resta o viene abolita?
Sicuramente nel 2026 ci saranno altri interventi sulle pensioni, ma a mio avviso non si tratterà di una riforma strutturale.
Le risorse a copertura di una riforma che prenda il posto della legge Fornero non ci sono, inoltre va considerato che la legge previdenziale attualmente in vigore è difficilmente superabile visto che è stata studiata per portare benefici nel lungo periodo.
A mio avviso può stare certamente tranquilla: molto probabilmente nella legge di Bilancio saranno inserite misure provvisorie (come già accaduto quest’anno e negli anni precedenti) per consentire ai lavoratori una flessibilità in uscita con dei costi.
Sicuramente, però, le misure che prevede la Legge Fornero rimarranno in vigore anche il prossimo anno e potrà pensionarsi senza nessun problema a settembre 2026.
Dylan Cattaneo
2025-10-05 08:58:26
Numero di risposte
: 29
Il prossimo anno potrebbe quindi segnare una svolta importante per i contribuenti.
E per alcuni nati nel 1962 il 2026 potrebbe riservare una gradita sorpresa.
Ma questo sarà possibile solo se il primo accredito contributivo è successivo al 31 dicembre 1995 e se si sono maturati almeno 20 anni di versamenti.
In caso contrario, è molto probabile che l’interessato debba attendere il 2029, anno in cui scatterebbe il diritto alla pensione di vecchiaia: a 67 anni, a 67 anni e 3 mesi (dal 2027) o addirittura a 67 anni e 5 mesi nel 2029, in base agli scatti biennali previsti.
Se la misura sarà confermata nella prossima Legge di Bilancio, per accedere serviranno: 64 anni di età; almeno 25 anni di contributi; un importo pensionistico sufficientemente elevato, spesso raggiungibile solo grazie a versamenti consistenti nella previdenza complementare.
Infatti, il principale ostacolo della misura resta il requisito di una pensione pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale, soglia non facilmente raggiungibile con carriere contributive ridotte.
Un ostacolo che, per le donne, dovrebbe restare parzialmente agevolato: infatti, come per le contributive pure, anche per le lavoratrici che rientreranno nella misura nel 2026 è previsto un abbassamento della soglia in base al numero di figli.
In particolare: con un figlio la pensione necessaria dovrà essere almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale; con più figli la soglia scende a 2,6 volte l’assegno sociale.
Sirio Valentini
2025-09-29 10:20:36
Numero di risposte
: 26
Nel 2026 potrebbero cambiare le regole sulle pensioni, con l’addio a Quota 103, più contributi richiesti e età in aumento.
Il 2026 potrebbe segnare la fine di alcune misure chiave, come Quota 103 e Opzione Donna, e l’avvio di formule più restrittive per l’uscita dal mondo del lavoro.
Dal 2026, è attesa la cancellazione definitiva della misura e l’introduzione di un modello più selettivo, basato sul regime contributivo puro.
La nuova ipotesi prevede: uscita a 64 anni con 25 anni di contributi minimi; destinata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995; assegno pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale; calcolo interamente contributivo.
Se non interverrà un blocco politico, dal 2027 si avrà: 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia; 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini; 42 anni e 1 mese per le donne.
Tutto lascia pensare a una soppressione definitiva della misura nel 2026.
Marieva Barbieri
2025-09-20 07:52:30
Numero di risposte
: 21
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già fatto sapere, su uno dei temi più discussi, che non ci sarà l’adeguamento automatico previsto dalla regola della legge Fornero.
Questo potrebbe infatti essere rinviato di circa due anni, con un costo stimato tra 300 milioni e un miliardo di euro.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto sapere che l’adeguamento automatico sarà con molta probabilità rinviato di almeno due anni.
Quota 103 è destinata a essere cancellata.
L’uscita a 62 anni di età e 41 di contributi è stata prorogata fino al 31 dicembre 2025 ma è in fase di dismissione.
Anche Opzione donna non è stata molto utilizzata, ma questo per via dei criteri che ne hanno ridotto molto la platea.
Potrebbe essere rinnovata in assenza di un’alternativa convincente o potrebbe essere sostituita con un’unica uscita anticipata, senza uno strumento pensato apposta per le lavoratrici.
Bibiana Pellegrino
2025-09-18 03:54:22
Numero di risposte
: 23
Quota 103 sarà prorogata nel 2026?
Difficile, quasi impossibile.
Quota 103, che consente l’uscita con 62 anni di età e 41 di contributi, è già stata prorogata fino al 31 dicembre 2025 ma è ormai in fase di dismissione.
Dal 2026 potrebbe essere introdotta una nuova formula di flessibilità pensionistica.
Tra le ipotesi più probabili: Uscita a partire dai 64 anni Almeno 25 anni di contributi
Calcolo interamente contributivo
Pensione minima pari a 3 volte l’assegno sociale
Possibilità di integrare il trattamento con il TFR versato in un fondo pensione
Anche Opzione Donna è destinata a cambiare o scomparire.
Dopo anni di proroghe con criteri sempre più stringenti, la misura appare ormai residuale.
È possibile che venga sostituita da un’unica uscita anticipata unisex a 64 anni con ricalcolo contributivo, senza distinzioni di genere.
Dal 2027 aumentano età pensionabile e requisiti contributivi?
Sì, se non ci sarà un decreto a bloccare lo scatto automatico previsto dalla normativa vigente.
Le pensioni future saranno più basse?
Purtroppo sì.
Il nuovo ciclo di aggiornamento biennale dei coefficienti di trasformazione (previsto per il 2027) penalizzerà chi va in pensione dopo quell’anno.
Il TFR potrà essere usato per la pensione?
Sì, l’idea è incentivare l’uso del TFR come risorsa per la pensione integrativa.
Il lavoratore potrà decidere di versare il proprio Trattamento di Fine Rapporto in un fondo pensione per aumentare la rendita e accedere alla pensione anticipata a 64 anni.
Elsa Martini
2025-09-08 21:29:35
Numero di risposte
: 28
Nel 2026 la Quota 103 potrebbe non essere rinnovata oltre il 2025, lasciando spazio a formule alternative.
Il Governo valuta di estendere la possibilità di andare in pensione a 64 anni anche a chi rientra nel sistema misto.
Dal 1° gennaio 2027 scatterà un aumento di tre mesi dell’età pensionabile, certificato dall’Istat e da recepire con decreto interministeriale entro il 2025.
Il Governo ha più volte dichiarato di voler intervenire per sospendere questo incremento.
C'è la possibilità di limitare o sospendere temporaneamente l’indicizzazione automatica degli assegni al costo della vita.
La direzione dell’esecutivo sarà più chiara a settembre, quando verrà pubblicata la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza.
Caterina Conte
2025-08-30 05:22:22
Numero di risposte
: 24
In assenza di interventi del governo, l'età pensionabile di 67 anni varrà per tutto il 2026.
Dall'1 gennaio 2027 la si dovrà invece adeguare all'aspettativa di vita, che è in crescita.
Nei prossimi anni avremo sempre più lavoratori che andranno in pensione con il sistema contributivo e con assegni che saranno più bassi.
Occorre un meccanismo che incentivi l'investimento sulla futura pensione, tramite il secondo pilastro.
Cercheremo di rafforzare questo canale.
Mi sembra che tra l'altro la soglia individuata dei 64 anni possa essere giusta e adeguata rispetto all'attuale mondo del lavoro.
Opzione donna andrebbe rafforzata perché oggi risulta una misura poco efficiente e ha avuto scarso appeal.
Quota 103, invece, visto anche lo scarso utilizzo, non penso possa rappresentare una forma ottimale di flessibilità in uscita.
Perché l'età pensionabile aumenta per legge
L'età a cui si va in pensione è legata all'aspettativa di vita.
Ogni anno l'Istat la ricalcola: l'ultima, basata sul 2023 e ricavata nel 2024, è di 81,3 anni per gli uomini e 85,3 per le donne.
Secondo la proiezione fatta dalla Ragioneria generale dello Stato, da qui al 2084 l'età pensionabile aumenterebbe.
Secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio non è una buona idea rinviare l'adeguamento dell'età pensionabile.
La presidente Lilia Cavallari ha affermato che "è importante che venga mantenuto l'adeguamento automatico all’aspettativa di vita dei requisiti anagrafici e contributivi minimi per l'accesso al pensionamento al fine di attenuare l’aumento dell’indice di dipendenza dei pensionati ed evitare che le pensioni risultino troppo basse, con conseguenti pressioni sugli istituti assistenziali".
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