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Quanto tempo dura in media un fallimento?

Boris Longo
Boris Longo
2025-09-29 00:01:11
Numero di risposte : 27
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La funzionaria del Tribunale di Rovereto è giustamente orgogliosa. Appena due gli impiegati della cancelleria, «mai assenti per malattia, però», che realizzano per l’Italia il record assoluto in termini di rapidità nella gestione dei fallimenti: 3 anni e 5 mesi. Pare già un’enormità. E tuttavia, purtroppo, non si tratta della regola, in un paese che ancora ne impiega in media più di sette. Il valore medio, 7 anni e un mese, è infatti il più basso dal 2003 (6,8 anni), ben distante dai picchi di otto anni e 10 mesi del 2010-2011, in confortante recupero di tre mesi rispetto al 2015. La maggiore velocità di esecuzione, agevolata dalla normativa del 2015 che impone ai curatori un termine di 24 mesi per liquidare gli attivi, ha consentito al sistema di andare quasi in pareggio: i fallimenti chiusi sono in linea con le nuove procedure aperte (non accadeva dal 2010) e per il 2017 ci si attende addirittura un chiaro sorpasso, con la possibilità di aggredire le pratiche pregresse. A penalizzare la media è però soprattutto l’esistenza di code infinite, dossier pendenti ormai da oltre 20 anni. Distribuzione “lunga” che distanzia di molto media e mediana, con la metà delle pratiche che riesce ad essere gestita in meno di cinque anni, il primo 25% addirittura entro due anni e cinque mesi. Le medie, come detto, nascondono una varianza rilevante, anzitutto settoriale, con tempi più contenute per le imprese di servizi (6 anni e 7 mesi) mentre all’estremo opposto si trova l’agricoltura (10 anni e sei mesi); ad ogni modo, per tutti i comparti il trend è favorevole, con tempi in riduzione.
Alan Santoro
Alan Santoro
2025-09-15 09:03:33
Numero di risposte : 28
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Le procedure durano mediamente oltre 7 anni. La fase che richiede maggiore tempo è la liquidazione dei beni. Solamente il 20 per cento dei piani di concordato è omologato: di questi circa due terzi prevede la liquidazione dell’impresa e un quinto si conclude con un fallimento. Dopo la riforma del 2012 sono aumentati sia le richieste di concordato sia il numero di piani omologati; dopo quelle del 2013 e del 2015 è invece diminuito il ricorso alle procedure.
Guendalina Barone
Guendalina Barone
2025-09-15 08:15:24
Numero di risposte : 27
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La durata ragionevole delle procedure fallimentari può essere stimata in cinque anni per quelle di media complessità. Ed è elevabile fino a sette anni quando il procedimento si presenta notevolmente complesso. La Legge Pinto, stabilisce che il termine “ragionevole” di durata si considera rispettato se la procedura concorsuale si è conclusa in sei anni. Secondo la più recente giurisprudenza, per i creditori tale termine decorre dalla data di ammissione al passivo. Ciò significa che se il fallimento ha una durata superiore ai sei anni, causando danni patrimoniali o non patrimoniali alle parti, si può chiedere un’equa riparazione presentando ricorso al Presidente della Corte d’Appello territorialmente competente. Una volta accertata l’irragionevole durata della procedura, tenuto conto, tra l’altro, della complessità del caso e del numero dei creditori, la misura dell’indennizzo varia tra euro 400,00 ed euro 800,00 per ciascun anno o frazione di anno superiore a sei mesi di durata.
Gelsomina Milani
Gelsomina Milani
2025-09-15 07:38:19
Numero di risposte : 24
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La ragionevole durata di un procedimento fallimentare è di sei anni. Tale termine può applicarsi solo in caso di fallimento con un unico creditore o, comunque, con un numero limitato di creditori, senza profili contenziosi. La ragionevole durata del procedimento deve essere riconosciuta in sette anni se la procedura fallimentare è caratterizzata da straordinaria complessità. In tale arco temporale non può, in ogni caso, essere compreso il tempo degli esperimenti di vendita, ovvero il tempo necessario a reiterare il tentativo di vendita andato deserto per mancanza di offerenti. La particolare complessità della procedura può essere data dal numero elevato dei creditori, dalla natura o dalla situazione giuridica dei beni da liquidare, dalla proliferazione di giudizi connessi o dalla pluralità delle procedure concorsuali interdipendenti. Tutti questi elementi sono da valutare al fine di estendere la durata non irragionevole del processo fino ad un massimo di sette anni ai fini della liquidazione dell’equo indennizzo.