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Cos'è l'equità?

Vincenzo Grassi
Vincenzo Grassi
2025-04-07 20:45:33
Numero di risposte: 9
si tratta di dare a tutti ciò di cui hanno bisogno per affermarsi. Ciò significa riconoscere e affrontare le differenze di origine, identità e le caratteristiche personali per garantire che tutti abbiano il sostegno necessario per avere successo. L’equità non consiste nel trattare tutti allo stesso modo, ma nel trattare tutti in modo equo. Equità significa riconoscere e affrontare le differenze di background, identità e inclinazioni personali per garantire che tutti abbiano il sostegno necessario per avere successo.
Gioacchino De Santis
Gioacchino De Santis
2025-03-30 04:52:33
Numero di risposte: 8
Viene definita come principio di contemperamento di contrapposti interessi rilevanti secondo la coscienza sociale. All'interno del nostro ordinamento l'equità può assumere diverse funzioni, come ad esempio criterio di valutazione (es.: nella determinazione del danno, ex art. 1226 del c.c.), o criterio di soluzione delle controversie (artt. 113 e 114 c.p.c.), o ancora come principio fondamentale ai fini dell'integrazione o dell'interpretazione del contratto, contribuendo a determinare gli effetti giuridici che il contratto produrrà, ed a contemperare gli interessi delle parti relativamente all'affare concluso in concreto (c.d. equità integrativa). Nell'ambito processuale, l'equità assume il valore di criterio di giudizio in base al quale il giudice, nel decidere una controversia, fa ricorso a criteri di convenienza e di comparazione degli interessi delle parti, prescindendo dall'applicazione di una norma giuridica. Si distinguono due forme di equità, una integrativa, che si ha quando il legislatore rinuncia a predisporre la disciplina legale di particolari aspetti di una fattispecie e preferisce affidare al giudice il compito di intervenire caso per caso (es., la liquidazione equitativa del danno ex art. 1226 c.c.); e l'altra sostitutiva, che comporta l'attribuzione al giudice del potere di sostituire integralmente l'applicazione della norma con una propria decisione equitativa (si cfr. artt. 113 e 114 c.p.c.).
Giobbe Longo
Giobbe Longo
2025-03-30 04:21:23
Numero di risposte: 3
applicazione di principi di equità e giustizia alla distribuzione di benefici e responsabilità tra donne e uomini. Il concetto riconosce che le donne e gli uomini hanno necessità e poteri differenti e che tali differenze dovrebbero essere individuate e affrontate in modo tale da ovviare agli squilibri tra i sessi. Ciò può comprendere la parità di trattamento ovvero un trattamento differente ma considerato equivalente in termini di diritti, benefici, obblighi e opportunità. Il termine equità di genere è stato talvolta usato in un modo che perpetua gli stereotipi del ruolo delle donne nella società, in quanto suggerisce che le donne dovrebbero essere trattate correttamente in conformità dei ruoli che svolgono. Pertanto questo termine dovrebbe essere utilizzato con prudenza, per garantire che non nasconda una riluttanza a parlare più apertamente di discriminazione e disparità.
Donatella De Santis
Donatella De Santis
2025-03-30 03:54:41
Numero di risposte: 6
Giustizia che applica la legge non rigidamente, ma temperata da umana e indulgente considerazione dei casi particolari a cui la legge si deve applicare. L’e. non offende la legge né la giustizia, ma interpreta l’una e l’altra nel loro vero significato. In senso più generale, il termine è usato come sinon. di giustizia, non in quanto sistema astratto ma in quanto norma seguita costantemente nel giudicare, nel governare, nel trattare ognuno secondo i meriti o le colpe, con assoluta imparzialità.
Cinzia D'angelo
Cinzia D'angelo
2025-03-30 03:51:44
Numero di risposte: 4
Il termine va inteso come esigenza di adeguamento del diritto a sentimenti di giustizia, in conformità alle istanze dell'ambiente sociale, nel contemperamento degli opposti interessi in gioco nel caso concreto. In materia di integrazione del contratto, l'equità è intesa come criterio del giusto contemperamento dei diversi interessi delle parti in relazione all'economia dell'affare. Spesso, inoltre, il termine "indennizzo" si accompagna all'aggettivo "equo", appunto perché è il giudice a dover valutare nel caso concreto l'ammontare dovuto, sulla base dei criteri appena esposti. Anche per quanto riguarda il risarcimento danni, il codice civile prevede che, qualora il danno non possa essere provato nel suo preciso ammontare, il giudice valuti equitativamente le circostanze.
Diana Bianchi
Diana Bianchi
2025-03-30 03:09:49
Numero di risposte: 6
Essa consente al giudice o all'arbitratore, una decisione svincolata dall'applicazione di una norma astratta, ed elaborata invece nella sua coscienza, nel cosiddetto giudizio secondo equità, in latino giuridico, ex aequo et bono oppure ex bono et aequo. In quest'ultimo senso, l'equità trova il suo fondamento nella considerazione del rilievo socioeconomico, oltre che giuridico, di una controversia. La rigida applicazione della legge astratta a tutti gli infiniti possibili casi della vita reale potrebbe infatti determinare, nella singola ipotesi, situazioni di sostanziale ingiustizia; per questo motivo, a date condizioni, il legislatore permette al giudice di creare e applicare una regola ad hoc. La dottrina parla perciò dell'equità come di "giustizia del caso singolo" o, meglio, "regola di giudizio del caso singolo".