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Cos'è il principio di equità?

Annamaria Bianco
Annamaria Bianco
2025-04-14 22:43:21
Numero di risposte: 3
Fondamentale principio di integrazione del contratto che assurge a criterio generale di determinazione di tutti gli aspetti non determinabili dalle parti, dalle leggi o dagli usi. Non è un principio di giustizia morale ma esprime l’esigenza dell’equilibrio contrattuale. L’equità è precisamente il criterio del giusto contemperamento dei diversi interessi delle parti in relazione allo scopo e alla natura dell’affare. Il precetto dell’equità è a carico del terzo al quale è affidata la determinazione dell’oggetto del contratto salvo che le parti vogliano il mero arbitrio. Deve anche attenersi il giudice che sostituisce il terzo nella determinazione del contratto e tutte le volte che occorra determinare alcuni elementi del contratto già perfezionato. L’equità opera anche nell’interpretazione del contratto in funzione di chiarimento del significato dell’accordo. L’equità può invece essere disattesa dalle parti perché alla loro decisione è rimessa la determinazione del contratto. La violazione del criterio equitativo ha tuttavia una sua rilevanza in quanto rende annullabile o rescindibile il contratto quando l’iniquità ha causa nell’incapacità naturale del contraente o nella sua eccezionale situazione di bisogno o necessità.
Timoteo Moretti
Timoteo Moretti
2025-04-08 03:28:57
Numero di risposte: 3
Essa consente al giudice o all'arbitratore, una decisione svincolata dall'applicazione di una norma astratta, ed elaborata invece nella sua coscienza, nel cosiddetto giudizio secondo equità, in latino giuridico, ex aequo et bono oppure ex bono et aequo. Si distinguono due specie di equità: l'equità integrativa ha ambito limitato, e permette al giudice solo di specificare la portata di alcune norme; l'equità sostitutiva permette invece proprio di superare il dettato di una regola astratta, sostituita da un'altra regola che viene creata e applicata dal giudice in riferimento al caso concreto. In quest'ultimo senso, l'equità trova il suo fondamento nella considerazione del rilievo socioeconomico, oltre che giuridico, di una controversia. La dottrina parla perciò dell'equità come di "giustizia del caso singolo" o, meglio, "regola di giudizio del caso singolo". Il concetto di equità ha anche assunto un significato speciale nella filosofia del diritto come categoria fondamentale per la costruzione del punto di vista giuridico sulla valutazione dei fatti.
Kristel Ferretti
Kristel Ferretti
2025-03-31 06:37:28
Numero di risposte: 3
Viene definita come principio di contemperamento di contrapposti interessi rilevanti secondo la coscienza sociale. All'interno del nostro ordinamento l'equità può assumere diverse funzioni, come ad esempio criterio di valutazione (es.: nella determinazione del danno, ex art. 1226 del c.c.), o criterio di soluzione delle controversie (artt. 113 e 114 c.p.c.), o ancora come principio fondamentale ai fini dell'integrazione o dell'interpretazione del contratto, contribuendo a determinare gli effetti giuridici che il contratto produrrà, ed a contemperare gli interessi delle parti relativamente all'affare concluso in concreto (c.d. equità integrativa). Nell'ambito processuale, l'equità assume il valore di criterio di giudizio in base al quale il giudice, nel decidere una controversia, fa ricorso a criteri di convenienza e di comparazione degli interessi delle parti, prescindendo dall'applicazione di una norma giuridica.
Edipo Sorrentino
Edipo Sorrentino
2025-03-31 06:20:59
Numero di risposte: 5
L'(—) è il principio di contemperamento di contrapposti interessi rilevanti secondo la coscienza sociale. In ambito processuale, l'(—) è il criterio di giudizio in forza del quale il giudice, nel decidere una controversia, fa ricorso a criteri di convenienza e di comparazione degli interessi delle parti, prescindendo dall'applicazione di una norma giuridica. È possibile distinguere due forme di equità: (—) integrativa, che si ha quando il legislatore rinuncia a predisporre la disciplina legale di particolari aspetti di una fattispecie e preferisce affidare al giudice il compito di intervenire caso per caso; (—) sostitutiva, che comporta l'attribuizione al giudice del potere di sostituire integralmente l'applicazione della norma con una propria decisione equitativa.
Rosita Grasso
Rosita Grasso
2025-03-31 04:44:19
Numero di risposte: 7
Nella dottrina giuridica moderna, l'equità è la cosiddetta 'giustizia del caso singolo', espressione di un principio non scritto di superiore giustizia etico-sociale, che può assumere aspetti pratici diversi a seconda delle circostanze. Il riferimento della legge all'equità può avere un duplice valore, in quanto l'equità può apparire o come una vera e propria fonte di diritto oggettivo, se il giudice, non esistendo una regolamentazione prestabilita, debba in essa ricercare la norma da applicare; ovvero come un criterio che deve servire a temperare il rigore della norma scritta, adeguandone l'applicazione pratica alle esigenze di ordine etico messe in evidenza dal caso concreto.