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Quando decide il giudice secondo equità?

Patrizio Carbone
Patrizio Carbone
2025-04-18 16:53:49
Numero di risposte: 8
Il giudice decide secondo equità quando la causa riguarda diritti disponibili delle parti e queste gliene fanno concorde richiesta. Il giudice di pace decide secondo equità le cause il cui valore non supera i 1.100 euro, salvo le controversie derivanti dai contratti conclusi ai sensi dell'art. 1342 c.c.
Antonina Ferretti
Antonina Ferretti
2025-04-08 18:05:56
Numero di risposte: 6
Nel pronunciare sulla causa il giudice deve seguire le norme del diritto, salvo che la legge gli attribuisca il potere di decidere secondo equità. Il giudice di pace decide secondo equità le cause il cui valore non eccede ((duemilacinquecento)) euro, salvo quelle derivanti da rapporti giuridici relativi a contratti conclusi secondo le modalita' di cui all'articolo 1342 del codice civile. La Corte Costituzionale ha dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'art. 113, secondo comma, del codice di procedura civile, nella parte in cui non prevede che il giudice di pace debba osservare i principi informatori della materia".
Ugo Gatti
Ugo Gatti
2025-03-30 19:52:08
Numero di risposte: 6
Nel processo civile, la regola generale (art. 113 c.p.c.), che impone al giudice di applicare le norme di diritto sostanziale al fine di definire la causa, può essere derogata nei casi previsti dalla legge, in modo tale da consentire la decisione secondo equità. Il criterio equitativo di giudizio consente al giudice di modellare il contenuto della decisione tenendo conto di talune peculiarità del caso concreto, che la decisione secondo diritto non avrebbe potuto salvaguardare adeguatamente. Viene anzitutto in rilievo la norma che impone il giudizio di equità al giudice di pace per le controversie di esiguo valore economico (non superiore a 1100 euro) e sempre che non si tratti di controversie seriali (art. 113 c.p.c.); inoltre, sia in primo grado sia in fase di appello, la decisione di equità deve essere adottata in materia di diritti disponibili qualora vi sia concorde richiesta delle parti (art. 114 c.p.c.).
Liborio Neri
Liborio Neri
2025-03-30 18:34:55
Numero di risposte: 6
Il potere di emettere una decisione secondo equità ai sensi dell'art. 114 c.p.c. si differenzia dal potere di determinare, nel processo del lavoro, la retribuzione ai sensi dell'art. 36 Cost., atteso che, nel primo caso, la decisione viene adottata a prescindere dallo stretto diritto e presuppone l'istanza delle parti, mentre, nel secondo, non è necessaria alcuna richiesta delle parti e la decisione viene adottata secondo le norme di diritto alla stregua della normativa vigente. La richiesta di giudizio secondo equità, ex art. 114 c.p.c., risolvendosi in un atto di disposizione del diritto controverso, non può essere formulata da difensore privo di mandato speciale. La sentenza pronunciata secondo equità contiene necessariamente riferimenti espliciti o impliciti alla qualificazione giuridica dei fatti ed alla valutazione giuridica delle loro conseguenze; questi giudizio di diritto, pur non essendo direttamente censurabili a norma dell'art. 360, n. 3, c.p.c., perché il giudice che pronuncia secondo equità non è tenuto ad osservare rigorosamente le norme di diritto sostanziale, possono costituire, tuttavia, le fondamentali premesse logiche della decisione finale di equità, onde questa risulta irrazionale, ingiustificata e sostanzialmente priva di motivazione.