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Equità nel diritto: che cosa significa?

Giacinta Ferri
Giacinta Ferri
2025-05-11 09:14:00
Numero di risposte: 6
L'equità è stata definita come la giustizia del caso singolo, ma il suo ricorso è un criterio decisionale consentito solo in casi eccezionali. Infatti, l’ordinamento giuridico sacrifica la giustizia del caso singolo alla necessità della certezza del diritto, poiché è pericoloso affidarsi alla valutazione soggettiva del giudice. La legge stabilisce che il giudice, nel decidere le questioni a lui sottoposte, deve seguire le norme del diritto, ovvero quelle dell’ordinamento giuridico dello Stato, e può discostarsene solo nel caso in cui sia la stessa legge ad attribuirgli il potere di decidere secondo equità e ciò avviene nelle cause di minor valore attribuite al Giudice di Pace o qualora siano state le parti della controversia ad attribuire, concordemente, al giudice il potere di decidere secondo equità. Nelle ipotesi eccezionali in cui è ammesso il ricorso all’equità, il giudice non può far prevalere le sue concezioni personali, ma deve far riferimento a quelle accolte dall’ordinamento o comunque ricercare come si sarebbe comportato il legislatore se avesse potuto prevedere il caso.
Alessandro Sanna
Alessandro Sanna
2025-04-29 23:31:10
Numero di risposte: 6
Fondamentale principio di integrazione del contratto che assurge a criterio generale di determinazione di tutti gli aspetti non determinabili dalle parti, dalle leggi o dagli usi. Non è un principio di giustizia morale ma esprime l’esigenza dell’equilibrio contrattuale quale principio di integrazione del contratto, l’equità è precisamente il criterio del giusto contemperamento dei diversi interessi delle parti in relazione allo scopo e alla natura dell’affare. Il precetto dell’equità è a carico del terzo al quale è affidata la determinazione dell’oggetto del contratto salvo che le parti vogliano il mero arbitrio. Deve anche attenersi il giudice che sostituisce il terzo nella determinazione del contratto e tutte le volte che occorra determinare alcuni elementi del contratto già perfezionato. La violazione del criterio equitativo ha tuttavia una sua rilevanza in quanto rende annullabile o rescindibile il contratto quando l’iniquità ha causa nell’incapacità naturale del contraente o nella sua eccezionale situazione di bisogno o necessità.
Laura Rossi
Laura Rossi
2025-04-24 23:56:54
Numero di risposte: 8
Equità è sinonimo di giustizia ideale poiché se una norma è applicata rigidamente sì da non riuscire più a corrispondere nel caso concreto alla concezione ideale di giustizia, la giustizia stessa ne verrebbe sminuita. Equità sta quindi per flessibilità creativa, “mercy” (pietà), individualità. All’interno della stessa tradizione l’equità invece si è basata sul concetto di moralità e sull’etica cristiana.
Carmelo Testa
Carmelo Testa
2025-04-17 16:34:12
Numero di risposte: 6
Nella dottrina giuridica moderna, la cosiddetta ‘giustizia del caso singolo’, espressione di un principio non scritto di superiore giustizia etico-sociale, che può assumere aspetti pratici diversi a seconda delle circostanze. Il riferimento della legge all’e. può avere un duplice valore, in quanto l’e. può apparire o come una vera e propria fonte di diritto oggettivo, se il giudice, non esistendo una regolamentazione prestabilita, debba in essa ricercare la norma da applicare; ovvero come un criterio che deve servire a temperare il rigore della norma scritta, adeguandone l’applicazione pratica alle esigenze di ordine etico messe in evidenza dal caso concreto.
Sue ellen Battaglia
Sue ellen Battaglia
2025-04-12 22:34:46
Numero di risposte: 4
Il termine, che esprime un concetto fondamentale del diritto romano ed odierno, va inteso come esigenza di adeguamento del diritto a sentimenti di giustizia, in conformità alle istanze dell'ambiente sociale, nel contemperamento degli opposti interessi in gioco nel caso concreto. In materia di integrazione del contratto, l'equità è intesa come criterio del giusto contemperamento dei diversi interessi delle parti in relazione all'economia dell'affare. Spesso, inoltre, il termine "indennizzo" si accompagna all'aggettivo "equo", appunto perché è il giudice a dover valutare nel caso concreto l'ammontare dovuto, sulla base dei criteri appena esposti. Anche per quanto riguarda il risarcimento danni, il codice civile prevede che, qualora il danno non possa essere provato nel suo preciso ammontare, il giudice valuti equitativamente le circostanze.
Giorgio De rosa
Giorgio De rosa
2025-03-30 15:54:01
Numero di risposte: 3
Essa consente al giudice o all'arbitratore, una decisione svincolata dall'applicazione di una norma astratta, ed elaborata invece nella sua coscienza, nel cosiddetto giudizio secondo equità. L'equità sostitutiva permette invece proprio di superare il dettato di una regola astratta, sostituita da un'altra regola che viene creata e applicata dal giudice in riferimento al caso concreto. In quest'ultimo senso, l'equità trova il suo fondamento nella considerazione del rilievo socioeconomico, oltre che giuridico, di una controversia. La rigida applicazione della legge astratta a tutti gli infiniti possibili casi della vita reale potrebbe infatti determinare, nella singola ipotesi, situazioni di sostanziale ingiustizia; per questo motivo, a date condizioni, il legislatore permette al giudice di creare e applicare una regola ad hoc. La dottrina parla perciò dell'equità come di "giustizia del caso singolo" o, meglio, "regola di giudizio del caso singolo".
Fabiano Rossi
Fabiano Rossi
2025-03-30 14:56:11
Numero di risposte: 5
L'(—) è il principio di contemperamento di contrapposti interessi rilevanti secondo la coscienza sociale. In ambito processuale, l'(—) è il criterio di giudizio in forza del quale il giudice, nel decidere una controversia, fa ricorso a criteri di convenienza e di comparazione degli interessi delle parti, prescindendo dall'applicazione di una norma giuridica. Può assumere diverse funzioni: criterio di valutazione; criterio di soluzione delle controversie; come principio fondamentale ai fini dell'integrazione o dell'interpretazione del contratto, contribuendo a determinare gli effetti giuridici che il contratto produrrà, ed a contemperare gli interessi delle parti relativamente all'affare concluso in concreto.
Walter Ruggiero
Walter Ruggiero
2025-03-30 14:44:42
Numero di risposte: 5
Giustizia che applica la legge non rigidamente, ma temperata da umana e indulgente considerazione dei casi particolari a cui la legge si deve applicare: giudicare con e., secondo e., contro e. L’e. non offende la legge né la giustizia, ma interpreta l’una e l’altra nel loro vero significato. In senso più generale, il termine è usato come sinon. di giustizia, non in quanto sistema astratto ma in quanto norma seguita costantemente nel giudicare, nel governare, nel trattare ognuno secondo i meriti o le colpe, con assoluta imparzialità.
Gelsomina Sorrentino
Gelsomina Sorrentino
2025-03-30 11:45:13
Numero di risposte: 6
Viene definita come principio di contemperamento di contrapposti interessi rilevanti secondo la coscienza sociale. Nell'ambito processuale, l'equità assume il valore di criterio di giudizio in base al quale il giudice, nel decidere una controversia, fa ricorso a criteri di convenienza e di comparazione degli interessi delle parti, prescindendo dall'applicazione di una norma giuridica. È bene precisare che in dottrina si distinguono due forme di equità, una integrativa, che si ha quando il legislatore rinuncia a predisporre la disciplina legale di particolari aspetti di una fattispecie e preferisce affidare al giudice il compito di intervenire caso per caso e l'altra sostitutiva, che comporta l'attribuzione al giudice del potere di sostituire integralmente l'applicazione della norma con una propria decisione equitativa.