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Cosa perde l'ex moglie con il divorzio?

Dindo Monti
Dindo Monti
2025-05-31 09:01:00
Numero di risposte: 6
Il divorzio scinde definitivamente il vincolo matrimoniale tra i coniugi. Ne consegue che – in fase di separazione – il coniuge più debole sia più protetto in quanto permangono alcuni doveri coniugali. Il divorzio comporta la perdita dei diritti di Successione, eccetto l’assegno di carattere alimentare nel caso in cui 1) il coniuge superstite si trovi in caso di bisogno nel momento dell’apertura della successione, 2) ricevesse l’assegno post-matrimoniale. Tutti i Doveri coniugali del matrimonio vengono meno. L’ex marito ha comunque diritto di chiedere, in caso di uso indebito, la cessazione del fatto lesivo. La moglie quindi non può utilizzare il cognome del marito eccetto casi in cui marchio o nome d’arte professionale o sia per tutela dei figli. Il coniuge divorziato non è più sottoposto ai vincoli coniugali di mantenimento e alimenti. Per questa ragione, il coniuge che chiede l’assegno, deve provare il suo stato di bisogno e la possibilità dell’altro di corrisponderlo. Il seguente assegno, di fatto autonomo rispetto all’assegno post-matrimoniale – ha funzione assistenziale e successoria. Il valore va stabilito in base al numero degli eredi e alla sostanza ereditaria. Il coniuge divorziato ha diritto a chiedere la pensione di vecchiaia o invalidità del ex coniuge defunto, ovvero a godere del trattamento di reversibilità a patto che: 1) il rapporto di lavoro da cui derivano le somme sia sorto prima del divorzio, 2) il coniuge che la pretende non sia passato a nuove nozze, 3) sia titolare dell’assegno post-matrimoniale. Nel caso in cui dovesse esserci un altro titolare alla reversibilità (es. nuovo coniuge del defunto) a ciascuno spetterà una parte stabilita dal giudice che tiene conto della durata del matrimonio. L’assegno post-matrimoniale – che ha sola valenza assistenziale – può essere richiesto dal coniuge unicamente se si trova in stato di bisogno.
Jole Villa
Jole Villa
2025-05-31 07:40:54
Numero di risposte: 6
Con una recente sentenza la Suprema Corte ha stabilito che l’ex moglie che ha le capacità e la preparazione da consentirle di lavorare non può continuare a vivere alle spalle dell’ex marito, per cui è diritto di quest’ultimo non versarle l’assegno di mantenimento. Scopo dell’assegno mensile è infatti quello di equilibrare le condizioni economiche degli ex coniugi anche dopo la separazione. Cosi’ se lo stipendio dell’ex moglie le consente di avere il medesimo tenore di vita del marito allora non può rivendicare il mantenimento o, quantomeno, potrà beneficiare di un mantenimento inferiore. L’attitudine al lavoro proficuo della ex moglie, quale potenzialità di guadagno, costituisce elemento valutabile ai fini della determinazione della misura dell’assegno di mantenimento da parte del giudice, che deve al riguardo tenere conto non solo dei redditi in denaro, ma anche di ogni utilità o capacità dei coniugi suscettibile di valutazione economica. L’attitudine del coniuge al lavoro assume in tal caso rilievo solo se viene riscontrata in termini di effettiva possibilità di svolgimento di un’attività lavorativa retribuita, in considerazione di ogni concreto fattore individuale e ambientale, e non già di mere valutazioni astratte ed ipotetiche. Ciò che conta non è tanto quanto guadagna la ex moglie ma le sue possibilità concrete e specifiche di guadagnare, a prescindere dal non aver trovato una propria sistemazione lavorativa.
Massimo Barbieri
Massimo Barbieri
2025-05-31 07:27:20
Numero di risposte: 5
Con il divorzio, la moglie non potrà più utilizzare il cognome del marito e tornerà a firmare soltanto con il suo cognome da nubile. Tuttavia, l’ex moglie avrà il diritto di chiedere al giudice l’autorizzazione a conservare il cognome del marito, qualora ne avesse interesse per sé o per i propri figli. Nell’ipotesi in cui l’ex marito dovesse decidere di sposarsi o in presenza di altri motivi gravi, l’autorizzazione del giudice sarebbe revocata. Passando al caso dei diritti successori, nell’ipotesi di morte dell’ex coniuge divorziato non si avrà diritto a ricevere una quota della successione, fatta eccezione per un eventuale lascito testamentario. Il divorzio provoca anche lo scioglimento del fondo patrimoniale, ma ci sono delle differenze da evidenziare. Il fondo patrimoniale resterà, invece, in vigore se sono presenti figli minorenni. Per quanto riguarda l’impresa familiare, con il divorzio si perderà il diritto di esserne parte. Cosa spetta all’ex moglie dopo il divorzio? Il divorzio provoca non solo lo scioglimento dei diritti civili del matrimonio, ma anche la perdita di una serie di diritti.
Michele Rizzo
Michele Rizzo
2025-05-31 06:46:15
Numero di risposte: 3
Con la separazione, dunque, i coniugi non pongono fine al matrimonio e il rapporto di coniugio continua a sussistere. La sentenza di separazione giudiziale o l’omologa della separazione consensuale conferiscono alle parti lo status di separati e determinano, per così dire, un “ridimensionamento” di alcuni doveri matrimoniali, ad esempio viene meno il dovere di coabitazione, l’obbligo di fedeltà, l’obbligo di assistenza morale e di collaborazione, ma restano fermi i diritti di successione del coniuge, a meno che gli sia stata addebitata la separazione. Qualora, infatti, intervenuta la separazione ma prima del divorzio, uno dei coniugi passi a miglior vita, l’altro avrà per legge tutto il diritto di ereditare quote variabili del patrimonio dell’altro a seconda che succeda da solo o in presenza di figli. Il problema si risolve solo con il divorzio, a seguito del quale l’ex coniuge non potrà vantare alcuna pretesa sui beni ereditari. L’unico diritto spettante al coniuge divorziato, infatti, è la possibilità di chiedere un assegno periodico a carico della quota disponibile dell’eredità, che potrà essere erogato solo al sussistere congiunto di due presupposti: il richiedente deve beneficiare di un assegno di divorzio e al momento della richiesta deve trovarsi in stato di bisogno, per tale intendendosi l’incapacità di provvedere autonomamente a soddisfare le esigenze essenziali della vita.
Fausto Lombardi
Fausto Lombardi
2025-05-31 05:37:53
Numero di risposte: 7
Il coniuge nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio ha diritto, se non passato a nuove nozze e in quanto sia titolare di assegno, ad una percentuale dell'indennità di fine rapporto percepita dall'altro coniuge all'atto della cessazione del rapporto di lavoro anche se l'indennità viene a maturare dopo la sentenza. Tale percentuale è pari al quaranta per cento dell'indennità totale, riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio. Ne discende che il mancato riconoscimento dell’assegno divorzile esclude in radice qualsiasi pretesa sul Tfr dell’ex coniuge. Il coniuge divorziato deve corrispondere all’ex moglie una quota di quanto ricevuto dal datore di lavoro al momento della liquidazione del Tfr, ma anche in occasione delle anticipazioni richieste in costanza del rapporto di lavoro, a meno che non dimostri di avere ricevuto tali somme prima dell'instaurazione del giudizio divorzile, ovvero durante la convivenza matrimoniale o nel corso della separazione.
Alighieri Sala
Alighieri Sala
2025-05-31 05:30:17
Numero di risposte: 6
L'ex moglie perde il diritto all'assegno di divorzio se non si attiva per cercare un nuovo lavoro, pur essendo in condizioni di farlo. La perdita del lavoro da parte della ex moglie non comporta automaticamente il diritto a un aumento dell'assegno di divorzio, soprattutto se la perdita del lavoro è considerata temporanea o se la moglie non dimostra un concreto impegno nella ricerca di una nuova occupazione. Inoltre il giudice potrebbe rigettare la richiesta o addirittura ridurre l'assegno. La Corte ha respinto la richiesta di aumento dell'assegno divorzile quando la perdita del lavoro dell'ex moglie è stata ritenuta un comportamento strumentale o fraudolento per ottenere un beneficio economico maggiore.
Luisa Coppola
Luisa Coppola
2025-05-31 05:00:29
Numero di risposte: 5
Il mantenimento dell’ex moglie oggi non è sempre obbligatorio mentre per i figli è garantito lo stesso tenore di vita. Se la donna è autosufficiente infatti, non avrà più diritto obbligatoriamente ad un assegno di mantenimento dopo il divorzio; lo avranno però i figli minorenni, portatori di handicap o maggiorenni non autosufficienti economicamente senza colpa. Per stabilire se sia dovuto e in che misura non si terrà più conto in via esclusiva del tenore di vita avuto durante il matrimonio né la mera autosufficienza è requisito di per sé idoneo ad escluderlo. Questo vuol dire che per proteggere maggiormente l’ex coniuge si terrà conto anche del contributo dello stesso alla conduzione di vita familiare e, ad esempio, ai sacrifici fatti per il nucleo familiare, come la rinuncia a un lavoro per occuparsi dei figli e/o del marito.
Rosa Donati
Rosa Donati
2025-05-31 04:32:18
Numero di risposte: 5
Cosa perde l'ex moglie con il divorzio? In caso di divorzio cosa spetta alla ex moglie?, è quindi una domanda che non trova una risposta univoca. Sono necessarie infatti alcune condizioni per chiedere al coniuge un aiuto economico. Il sopra citato assegno di divorzio non è qualcosa di dovuto a prescindere, ma una tutela che lo stato ha previsto se la moglie si trova in una situazione di difficoltà. Per difficoltà si intende: non avere redditi o cespiti patrimoniali, non trovare lavoro per incapacità o impossibilità, non avere una casa. La risposta potrebbe anche essere: niente. Il coniuge debole deve fornire prove sufficienti per dimostrare di non essere economicamente indipendente. In caso di divorzio cosa spetta alla ex moglie? Dipende dalla situazione economica della moglie. Con il termine indipendenza economica si intende la capacità di un adulto sano di provvedere al proprio sostentamento, di avere quindi le risorse per potere fare fronte alle spese essenziali per vitto, alloggio, ed esercizio di diritti fondamentali. Come si determina tale capacità? Analizzando alcuni parametri, come: la soglia per accedere al patrocinio a spese dello Stato: 1000 euro al mese circa, reddito medio nella zona in cui vive chi chiede l’assegno, il possesso di redditi patrimoniali, il possesso di una casa.