Chi va in pensione con 42 anni e 10 mesi viene penalizzato?

Liborio Messina
2025-07-24 16:51:45
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: 25
Chi va in pensione con 42 anni e 10 mesi viene penalizzato.
La reazione nasce dal fatto che, con la pensione anticipata “Quota 100”, per il periodo di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, i redditi derivanti dallo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa svolta, anche all’estero, successivamente alla decorrenza della pensione e fino alla data di decorrenza della pensione di vecchiaia, comportano la sospensione dell’erogazione del trattamento pensionistico nell’anno di produzione del reddito.
Pertanto gli interessati temono di incorrere in questa situazione di non compatibilità.
Per chiarire i dubbi si fa presente che la legge Fornero ha sostituito l’espressione di “Pensione di Anzianità” con “Pensione Anticipata” per coloro che, non raggiugendo i 67 anni di età, perfezionano solo il requisito di natura contributivo.
Pertanto, dal 1° gennaio 2012, è possibile andare in pensione prima dei 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia, a condizione di aver accumulato un certo numero di contributi, che fino al 2026 devono essere posseduti entro il 31.12. dell’anno di cessazione e sono:
42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Il termine “ANTICIPATA”, quindi, si riferisce al fatto che si consegue prima dell’età dei 67 anni necessaria per la pensione di vecchiaia.
La pensione “Anticipata”, come la ex “Anzianità” (ante 2012), gode dell’integrale cumulabilità dall’1.1.2009 con redditi da lavoro autonomo e dipendente, indipendentemente dal regime pensionistico (retributivo, contributivo o misto) al quale appartiene.

Loredana Valentini
2025-07-24 15:11:06
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: 17
Andare in pensione prima dei 67 anni è possibile, ma comporta una riduzione dell’assegno.
La penalizzazione dipende sia dal sistema di calcolo che dall’opzione pensionistica scelta.
Ad esempio, con misure come Quota 103 e Opzione Donna, l’importo della pensione è calcolato solo in base ai contributi versati e non c’è un limite anagrafico per accedere.
Tuttavia, anche in questi casi, la pensione sarà comunque inferiore rispetto a quella che si otterrebbe aspettando fino ai 67 anni.
Immagina di essere un lavoratore che ha raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi e di voler andare in pensione a 64 anni.
Con questa opzione, non ci sono penalizzazioni in uscita, ma l’importo della pensione sarà comunque ridotto rispetto a chi aspetta i 67 anni.
Nel caso di un pensionamento a 64 anni, il taglio dell’assegno sarebbe di 1.300 euro annui.
Ma se si aspettasse fino a 65 anni, la perdita si ridurrebbe a 895 euro.
Quindi, posticipare di un solo anno potrebbe farti risparmiare 415 euro all’anno.

Kristel Ferrara
2025-07-24 14:23:06
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: 11
Chi va in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi non subisce nessuna penalizzazione, poiché ha maturato il diritto all'accesso alla pensione anticipata senza dover attendere la finestra di tre mesi dalla maturazione dei requisiti per effetto della cristallizzazione. Il calcolo dell'assegno pensionistico viene effettuato con un sistema che tiene conto dell'anzianità contributiva, dell'età anagrafica e della retribuzione percepita. L'Inps mette a disposizione del cittadino un servizio di simulazione per calcolare l'importo dell'assegno pensionistico spettante. Il servizio di simulazione tiene conto di tre fattori importanti: età anagrafica, vita lavorativa e retribuzione percepita. Per poter effettuare la simulazione, è possibile utilizzare il servizio messo a disposizione dall'Inps o rivolgersi a un patronato per valutare il calcolo e la domanda da presentare.

Ivano Pellegrino
2025-07-24 12:56:45
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: 13
La Penalizzazione della Pensione Anticipata L'articolo 1, comma 194 della legge di bilancio per il 2017 cancella definitivamente il sistema di decurtazioni sulla pensione anticipata per chi non ha raggiunto il 62° anno di età.
La penalizzazione consisteva nel taglio dell'1-2% delle quote retributive della pensione per ciascun anno di anticipo rispetto al 62° anno di età per i lavoratori che ricadevano nel sistema misto e che raggiungevano il requisito contributivo necessario per il pensionamento anticipato a seguito della Riforma Fornero, cioè dopo la metà del 2013.
Questo sistema di disincentivi è stato tuttavia oggetto di diversi interventi legislativi nel corso del tempo volti a temperare l'efficacia di una disposizione che era apparsa subito socialmente intollerabile perchè colpiva in modo definitivo l'assegno a lavoratori che hanno raggiunto la pensione dopo lunghe carriere lavorative.
L'articolo 1, comma 113 della legge 190/2014 ha disposto, poi, la cancellazione del suddetto meccanismo con riferimento alle pensioni aventi decorrenza a partire dal 1° gennaio 2015 sino a coloro che maturavano il requisito contributivo entro il 31.12.2017.
L'articolo 1, co. 299 della legge 208/2015 ha, quindi, stabilito la depenalizzazione degli assegni che erano stati colpiti dal suddetto meccanismo di riduzione, in quanto liquidati prima del 1° gennaio 2015, a partire dai ratei erogati dal 1° gennaio 2016.
Da ultimo l'intervento operato dalla legge di bilancio per il 2017 cancella definitivamente il meccanismo di riduzione anche con riferimento a coloro che matureranno il requisito contributivo necessario alla pensione anticipata dopo il 31 dicembre 2017.
Si chiude in questo modo una questione che è durata praticamente ben cinque anni.
I lavoratori che andavano in pensione anticipata prima dei 62 anni.
I lavoratori che ricadevano nel sistema misto e che raggiungevano il requisito contributivo necessario per il pensionamento anticipato a seguito della Riforma Fornero.
Cioè dopo la metà del 2013 con 42 anni e 10 mesi gli uomini e 41 anni e 10 mesi le donne.
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