Chi ha l'indennità di accompagnamento può uscire da solo?
Tosca Conte
2025-09-28 22:05:39
Numero di risposte
: 26
L’invalido totale non deve necessariamente essere incapace di provvedere a sé: ciò che la legge richiede è la difficoltà persistente a compiere gli atti tipici della vita, non l’impossibilità di compierli autonomamente, requisito quest’ultimo indispensabile invece per l’indennità di accompagna-mento, il cui riconoscimento è subordinato all’impossibilità permanente di camminare senza un accompagnatore ovvero alla necessità di assistenza continua per compiere gli atti quotidiani della vita.
Non esiste una norma di legge che proibisca agli invalidi totali di rimanere soli a casa; in altre parole, non c’è alcun precetto che imponga ai familiari degli invalidi al 100% di badare costantemente a loro, personalmente oppure attraverso qualcuno assunto appositamente per svolgere tale compito.
Tant’è che perfino il beneficiario dell’indennità di accompagnamento potrebbe essere lasciato solo, se è in grado di badare a sé stesso.
Lasciare solo un invalido totale non è reato, se è in grado di provvedere a sé autonomamente.
Eriberto Barone
2025-09-18 05:31:49
Numero di risposte
: 25
La normativa italiana NON vieta esplicitamente a chi percepisce l’accompagnamento di uscire di casa da solo.
L’accertamento medico-legale tiene conto della gravità della disabilità in generale, non delle singole attività effettuate nella quotidianità.
Questo significa che la compatibilità tra uscite autonome e accompagnamento dipende sempre dal tipo di disabilità accertata.
Disabilità con autonomia residua: Alcune patologie (come certe forme di cecità parziale o disturbi neurologici fluttuanti) possono consentire un minimo grado di indipendenza in alcuni frangenti o fasce orarie.
Qui, la persona può uscire anche da sola, se la situazione generale lo permette, pur avendo diritto all’indennità.
È essenziale capire che il riconoscimento dell’accompagnamento non è un “arresto domiciliare”: molte persone, pur non essendo del tutto autonome, possono lavorare oppure svolgere alcune attività fuori casa grazie a tecnologie, ausili o periodi di lucidità e forza fisica.
Se emergono segnali di miglioramento dell’autonomia (ad esempio, uscite frequenti e pienamente indipendenti), l’Ente può rivalutare la situazione e revocare la prestazione.
Grazia Ruggiero
2025-09-10 23:44:49
Numero di risposte
: 19
In particolare, in una sentenza del 2004, la n. 8060, i giudici di piazza Cavour hanno stabilito che l'istituto di previdenza può erogare l'indennità in oggetto anche a chi non rientra pedissequamente nel perimetro dei requisiti sanitari di concessione della misura, ma non è in grado di uscire e camminare da solo fuori dalla propria abitazione.
Perciò se è vero che tale indennità è versata - tipicamente - qualora ricorrano gravi problemi di salute, è altrettanto vero - afferma la Cassazione - che, anche in assenza di patologie o malattie come queste, esistono casi pratici in cui una persona può muoversi e compiere in autonomia gli atti quotidiani all’interno della propria casa, ma non anche fuori e all'esterno di essa.
In circostanze come queste l'individuo è gravemente limitato, perché non può uscire da solo per provvedere alle proprie necessità.
Ricapitolando, l’indennità di accompagnamento a chi è autosufficiente è possibile, ma esclusivamente se, da una commissione medica appositamente incaricata, è riconosciuta l’impossibilità di camminare o svolgere attività fuori dalle mura domestiche, senza assistenza di una persona e a prescindere se gli atti quotidiani della vita avvengano autonomamente nella propria casa.
L'interessato dovrà provare una oggettiva necessità di essere aiutato fuori dalle mura domestiche, al fine, ad esempio, di provvedere al rifornimento dei beni necessari per vivere, quali cibo e bevande.
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