Cosa succede se uno degli eredi non vuole dividere?

Dino Ferraro
2025-10-13 11:49:32
Numero di risposte
: 24
Se uno degli eredi non vuole vendere la casa e non si riesce ad arrivare ad un accordo, si può comunque vendere la propria quota di eredità usufruendo del cosiddetto retratto successorio. Il coerede che vuole alienare a un estraneo la sua quota o parte di essa, deve notificare la proposta di alienazione, indicandone il prezzo agli altri coeredi, i quali hanno diritto di prelazione. Ciò significa che un coerede può ovviamente vendere la sua quota, ma deve notificare agli altri contitolari il prezzo a cui intende venderla così che questi possano esercitare il loro diritto di prelazione. Per prelazione si intende, in sostanza, il diritto di riscatto posseduto dai coeredi, che deve essere però notificato entro due mesi. Se ci si trova in comunione di beni e non si arriva ad un accordo tra le parti, ci si può sempre rivolgere ad un giudice, che valuterà la situazione ed eventualmente deciderà per una divisione dei beni. Non sussiste alcun limite di tempo entro il quale è possibile procedere per la divisione di un bene, ma l’unica cosa di cui bisogna tenere conto è l’età degli eredi: tutti devono infatti essere, ovviamente, maggiorenni.

Joannes Giuliani
2025-10-13 10:00:03
Numero di risposte
: 17
Può succedere però che un erede non voglia dividere i beni su cui sussiste la comunione ereditaria.
Il coerede vuole vendere la propria quota ideale dell’immobile e può farlo senza il consenso degli altri eredi ma rispettando il diritto di prelazione, cioè deve prima notificare agli altri coeredi il prezzo al quale vorrebbe vendere la sua quota.
Passati due mesi senza esercitare il loro diritto di prelazione, il coerede può vendere liberamente a terzi la sua quota, purché alle stesse condizioni contrattuali proposte in precedenza ai coeredi.
Se invece si vuole vendere l’intero immobile, c’è bisogno del consenso di tutti i coeredi.
Anche un solo erede in disaccordo può impedire la vendita.
In questo caso ci si può rivolgere al giudice così da procedere alla divisione ereditaria.
In pratica il giudice verifica se l’immobile può essere diviso in parti uguali rispetto alle quote possedute da ciascun coerede.
Se l’appartamento è piccolo e non si può dividere, il giudice può assegnare l’immobile ad un erede che è disposto a pagare agli altri il valore delle loro quote.
Dunque se i coeredi trovano un accordo, è possibile procedere alla vendita dell’immobile ma se anche uno solo di loro si oppone, tramite il giudice si può trovare una risoluzione.

Carmela Caruso
2025-10-13 07:05:48
Numero di risposte
: 26
Se un fratello non vuole dividere l’eredità, i motivi possono essere legati a specifici beni o a egoismi o a malattie mentali.
La patologia e i disturbi della personalità possono essere il primo motivo per cui un fratello non vuole dividere l’eredità.
Opporsi alla divisione serve per esasperare gli altri eredi e ottenere di far pagare loro un mare di spese.
Se un fratello non vuole dividere, non c’è altra soluzione che fare causa.
È bene andare dall’avvocato subito e non dopo anni.
La mediazione obbligatoria è un passaggio necessario, ma può essere inutile.
La causa può risolvere il blocco e il fratello che non vuole dividere si troverà di fronte alla sentenza.
È importante non nutrire aspettative e andare avanti come treni, al solo scopo di non avere più beni in comune con l’altro fratello.
I costi sono molto elevati, ma si può risparmiare su qualcosa scegliendo preventivi con migliore rapporto qualità-prezzo.

Ethan Ferraro
2025-10-13 06:45:38
Numero di risposte
: 28
Se uno dei comproprietari non vuole vendere è necessario il consenso di tutti i partecipanti per gli atti di alienazione.
Dunque, se un erede non vuol firmare l’atto di vendita, tale vendita non può essere eseguita e tutto si blocca.
Si ha, quindi, una sorta di diritto di “veto”.
La soluzione a questi problemi passa dal tribunale: bisogna cioè ricorrere al giudice, instaurando un procedimento di divisione giudiziale.
L’ art. 173 comma 1 del C.C. specificamente per le comunioni ereditarie, dispone che «i coeredi possono sempre domandare la divisione» al giudice.
La stessa regola vale per qualsiasi altro tipo di comunione, non necessariamente ereditaria.
Così, più in generale, l’ art. 1111 comma 1 del c.c. stabilisce che «ciascuno dei partecipanti può sempre domandare lo scioglimento della comunione».
Nei casi in cui è impossibile raggiungere un accordo sulla divisione, ciascun condividente può proporre una domanda di divisione, indipendentemente dalla volontà degli altri condividenti.
In generale, quando i partecipanti a una comunione (i condividenti), anche di tipo ereditario, concordano di effettuare la divisione del bene o dei beni, la realizzano per via contrattuale (cosiddetta divisione contrattuale).
Se, invece, manca un accordo o se la divisione ereditaria non è stata disciplinata dal testatore, si deve seguire un procedimento regolato dal giudice (divisione giudiziale), che ha lo scopo di accertare il diritto di ciascun condividente allo scioglimento della comunione e di darne concreta attuazione.
Tale diritto spetta a ogni condividente nei confronti di tutti gli altri partecipanti.
La domanda di divisione giudiziale va proposta con atto di citazione nei confronti di tutti gli eredi o comproprietari.
La competenza spetta al tribunale del luogo dov’è aperta la successione o, negli altri casi di divisione, del luogo dove si trovano i beni comuni o la maggior parte di essi.
La legge prevede due tipi di divisione: quella giudiziale ordinaria che si attiva quando i comproprietari non concordano sul fatto di dividere i beni di cui sono comproprietari oppure non concordano sulle modalità;quella a domanda congiunta che non presuppone una controversia sul diritto alla divisione né sulle quote dei comproprietari né su altre questioni pregiudiziali: si tratta di un procedimento alternativo e semplificato rispetto al primo.
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