:

A quanti anni si va in pensione di anzianità?

Loredana Verdi
Loredana Verdi
2025-10-24 08:08:34
Numero di risposte : 17
0
I lavoratori e le lavoratrici che possono vantare contribuzione al 31 dicembre 1995 e che, quindi, rientrano nel regime retributivo con liquidazione della pensione con il sistema misto, possono accedere alla pensione di vecchiaia in presenza del requisito anagrafico di 67 anni. Ai sensi del decreto legislativo 503/1992, in deroga al requisito sopra indicato, è prevista un’anzianità contributiva minima di 15 anni per le seguenti categorie di lavoratori: lavoratori dipendenti e autonomi che al 31 dicembre 1992 hanno maturato 15 anni di anzianità contributiva. I lavoratori dipendenti iscritti all’AGO riconosciuti dall’INPS invalidi in misura pari o superiore all’80% mantengono il requisito anagrafico vigente prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo 503/1992, ossia 55 anni se donne e 60 anni se uomini, con applicazione degli incrementi della speranza di vita e della “finestra mobile” di 12 mesi. Pertanto, tali lavoratori potranno andare in pensione fino al 2026 con il seguente requisito anagrafico: donne 56 anni, uomini 61 anni, da adeguare dal 2027 agli incrementi della speranza di vita. Per i lavoratori addetti ad attività gravose o particolarmente faticose e pesanti, di cui al decreto legislativo 67/2011, non si applicano le disposizioni in materia di adeguamento alla speranza di vita per il biennio 2019-2020, a condizione che i medesimi siano in possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni. Pertanto, tali lavoratori potranno andare in pensione con il requisito anagrafico di 66 anni e 7 mesi fino al 31 dicembre 2026. I lavoratori per i quali il primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996 conseguono il diritto alla pensione di vecchiaia in presenza del requisito anagrafico di 67 anni e di una anzianità contributiva minima di 20 anni, a condizione che l’importo della pensione risulti pari all’importo dell’assegno sociale. In alternativa, tali lavoratori possono accedere, dal 1° gennaio 2019, alla pensione di vecchiaia al compimento dei 71 anni di età con cinque anni di contribuzione effettiva e a prescindere dall’importo della pensione raggiunto.
Sebastian Neri
Sebastian Neri
2025-10-24 06:41:36
Numero di risposte : 21
0
Per la pensione di vecchiaia, per tutti i lavoratori autonomi e dipendenti sia del settore privato che pubblico, occorre aver versato almeno 20 anni di contribuzione e aver cessato l’attività lavorativa dipendente in Italia e all’estero. Per conseguire la pensione di vecchiaia è necessaria la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. I lavoratori e le lavoratrici, con primo accredito contributivo successivo al 31 dicembre 1995, conseguono il diritto alla pensione di vecchiaia con gli stessi requisiti anagrafici previsti per gli assicurati prima del 1° gennaio 1996 e con almeno 20 anni di contribuzione, a condizione che essi raggiungano un importo minimo di pensione pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. Rimangono vigenti le deroghe previste dalla normativa precedente, che consentono di accedere al pensionamento con almeno 15 anni di contribuzione, ai lavoratori dipendenti e autonomi che avevano già raggiunto i 15 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 1992. Sono esclusi dall’incremento dei 5 mesi del requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia, previsto dal 1° gennaio 2019, i lavoratori che svolgono per almeno 7 anni nei 10 anni precedenti il pensionamento lavori gravosi e i lavoratori addetti ad attività usuranti. Pertanto, il requisito anagrafico per l’accesso a pensione di vecchiaia è fissato anche per il biennio 2021/2022 al raggiungimento dei 67 anni. Per una qualificata consulenza personalizzata e la trasmissione telematica della domanda di pensione ti puoi rivolgere alla sede Inca-Cgil più vicina. I lavoratori e le lavoratrici che non riescono a soddisfare tali requisiti possono accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 70 anni.