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Che differenza c'è tra pensione di vecchiaia e pensione di anzianità?

Vitalba De Angelis
Vitalba De Angelis
2025-11-09 06:03:43
Numero di risposte : 31
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La pensione di vecchiaia è una prestazione economica erogata, a domanda, a favore delle lavoratrici e dei lavoratori in possesso dei requisiti di età e di contribuzione e in presenza delle condizioni previste dalla legge. La pensione di vecchiaia è una prestazione previdenziale erogata ai lavoratori/lavoratrici dipendenti e autonomi che hanno raggiunto l'età pensionabile e un'anzianità contributiva minima. I requisiti anagrafici e contributivi per la pensione di vecchiaia sono: il requisito anagrafico è di 67 anni di età per i dipendenti del settore privato e pubblico, oltreché per gli autonomi; il requisito contributivo è di almeno 20 anni di anzianità contributiva. La pensione di vecchiaia si differenzia dalla pensione di anzianità in quanto richiede il raggiungimento di una certa età (67 anni) e di un'anzianità contributiva minima (20 anni), mentre la pensione di anzianità può essere richiesta al raggiungimento di 71 anni di età e di almeno 5 anni di contribuzione "effettiva". La condizione principale per avere diritto alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo è che il primo accredito di contributi sia successivo al 31 dicembre 1995. La pensione di vecchiaia è calcolata interamente con il sistema contributivo, cioè sulla base dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa.
Iacopo Santoro
Iacopo Santoro
2025-11-04 17:26:50
Numero di risposte : 26
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La pensione di vecchiaia e di anzianità sono spesso confuse ma hanno significato e definizione non coincidenti. La pensione di vecchiaia è accessibile a tutti coloro che raggiungono una certa soglia di anzianità anagrafica. A differenza della pensione di vecchiaia, la pensione di anzianità è stata abolita per la maggior parte dei lavoratori per effetto della riforma delle pensioni Fornero. La pensione di anzianità, a differenza di quella di vecchiaia, imponeva il raggiungimento delle cosiddette ‘quote’ derivanti dalla somma dell’anzianità anagrafica e anzianità contributiva. La pensione di anzianità, a differenza di quella di vecchiaia, non garantisce un’età univoca su quando andare in pensione.
Concetta De rosa
Concetta De rosa
2025-10-24 06:37:01
Numero di risposte : 31
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La pensione di vecchiaia può essere richiesta a 67 anni, con un requisito contributivo minimo di 20 anni, l'importo della pensione risulti pari a quello dell'assegno sociale. In alternativa, è possibile accedere a 71 anni con 5 anni di contribuzione effettiva, prescindendo dall'importo della pensione raggiunto. La pensione di anzianità dipende dall'anzianità dei contributi versati nel tempo. In particolare, i lavoratori che hanno almeno 15 anni di anzianità contributiva al 31 dicembre 1992 possono accedere alla pensione di anzianità. I lavoratori invalidi al 80% possono accedere alla pensione di anzianità con requisiti anagrafici ridotti (55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini). L'accesso alla pensione di anzianità richiede generalmente un'età inferiore rispetto alla pensione di vecchiaia e una maggiore anzianità contributiva. La pensione di anzianità può essere richiesta prima dei 67 anni se si possiedono i requisiti contributivi e anagrafici richiesti. I lavoratori con attività gravose o faticose possono accedere alla pensione di anzianità con requisiti anagrafici ridotti (66 anni e 7 mesi). La differenza sostanziale tra la pensione di vecchiaia e la pensione di anzianità riguarda i requisiti anagrafici di accesso e la durata dei contributi versati nel corso della propria vita lavorativa.
Marina Piras
Marina Piras
2025-10-24 04:23:06
Numero di risposte : 19
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Non ha più senso parlare di pensione di vecchiaia o anticipata, come invece si continua a fare. Vanno entrambe abolite e sostituite da una pensione lavorativa, per maturare la quale è sufficiente raggiungere con il regime contributivo un montante adeguato. Ai lavoratori in regime misto, una categoria che con il tempo è destinata a scomparire, è riservata anche una pensione integrativa per riconoscere i versamenti effettuati prima del 1996 con il sistema retributivo. In questo modo, nessuno percepirebbe più di quello che gli spetta e chi ha maturato un rateo sufficiente può andare in pensione a suo piacimento, ma senza gravare sui conti pubblici. Tale semplificazione del sistema previdenziale metterebbe, però, a nudo la vera questione che si dovrebbe affrontare, ovvero l’insufficienza dei contributi versati dai giovani lavoratori per avere in futuro una pensione dignitosa.