Eredità rifiutata: che ne è dei beni?

Angela Sanna
2025-07-03 07:07:29
Numero di risposte
: 5
Quando il chiamato non ha accettato l’eredità e non è nel possesso dei beni ereditari, il tribunale del circondario in cui si è aperta la successione, su istanza delle persone interessate, o anche d’ufficio, nomina un curatore dell’eredità.
Si ha eredità giacente nel periodo di tempo che trascorre tra l’apertura della successione e l’accettazione dell’eredità, se ricorrono tre presupposti pacifici tra dottrina e giurisprudenza, quali:
la mancata accettazione dell’eredità,
il mancato possesso dei beni ereditari,
la nomina di un curatore dell’eredità.
L’eredità giacente si chiude infatti per:
accettazione dell’eredità da parte di uno dei chiamati, sia espressa che tacita,
prescrizione del diritto di accettare, una volta decorsi 10 anni dall’apertura della successione, con devoluzione dell’eredità allo Stato
esaurimento dell’attivo ereditario, considerato che in quel caso non residuerebbero più beni da conservare e amministrare da parte del curatore.
In una di queste ipotesi, il curatore provvede a rendere il conto della sua amministrazione domandando al tribunale la chiusura della procedura e indicandone le motivazioni.
Procede infine all’approvazione del rendiconto finale e alla liquidazione del compenso, con rimborso delle spese anticipate.
Considerato che il termine previsto dal legislatore per rinunciare o accettare l’eredità è pari fino a 10 anni dall’apertura della successione, l’assenza di uno strumento posto a “stimolare” il chiamato all’eredità nelle sue determinazioni comporterebbe un potenziale pregiudizio per il portatore di interesse dinanzi all’eventuale inazione del chiamato.
È proprio per evitare tali situazioni che il legislatore ha introdotto all’art. 481 del Codice civile la Fissazione di un termine per l’accettazione, stabilendo che
Chiunque vi ha interesse può chiedere che l’autorità giudiziaria fissi un termine entro il quale il chiamato dichiari se accetta o rinunzia all’eredità.
Trascorso questo termine senza che abbia fatto la dichiarazione, il chiamato perde il diritto di accettare.

Armando De rosa
2025-06-25 02:45:05
Numero di risposte
: 8
In caso di mancata accettazione il codice non è così esplicito, ma possiamo rispondere che se il termine decorre senza che l’erede abbia accettato si considera come se avesse rinunciato.
In questo caso la sua quota va ai suoi figli o ad accrescere la quota degli altri eredi oppure in assenza di altri eredi oltre lui, viene incamerata dallo Stato.
La rinuncia infatti può essere fatta sempre entro i dieci anni previsti per l’accettazione, infatti, se non si accetta l’eredità entro tale termine, l’erede si considera rinunciatario.

Nunzia Ferrari
2025-06-16 17:03:03
Numero di risposte
: 6
La rinuncia è un atto con il quale il chiamato all’eredità dichiara di non volerla acquistare, ad esempio perché i debiti del defunto sono superiori ai crediti.
Ne consegue che nessun creditore potrà rivolgersi a lui per il pagamento dei debiti ereditari.
Il diritto di rinunciare all’eredità, così come quello di accettarla, può essere esercitato entro dieci anni dal giorno della morte del defunto.
La rinuncia è revocabile se l’eredità non è nel frattempo già stata acquistata da altri e fino a che il diritto di accettarla non è prescritto.
Decade dal diritto di rinunciare, e si considera erede puro e semplice, il chiamato all'eredità che ha sottratto o nascosto beni spettanti all'eredità stessa.

Lisa Marini
2025-06-16 15:41:04
Numero di risposte
: 9
L'acquisto dell'eredità vacante opera di diritto, quindi senza bisogno di accettazione e senza la possibilità che lo Stato vi possa rinunciare.
In tale frangente lo Stato diventa l'ultimo destinatario della devoluzione per supplire alla mancanza di ogni successibile.
Questo avviene per la mancanza di successibili testamentari o legittimi, la rinuncia all'eredità o la perdita del diritto ad accettare l'eredità da parte di questi.
La successione dello Stato segue delle regole differenti da quelle ordinarie.
L'acquisto dell'eredità vacante opera senza bisogno di accettazione e senza la possibilità che lo Stato vi possa rinunciare.
Ad ogni modo lo Stato non risponde dei debiti oltre il valore dei beni acquisiti.
Inoltre, l'acquisto dell'eredità da parte dello Stato non prevede l'effettuazione dell'inventario in quanto in ogni caso non risponde dei debiti e dei legati oltre il valore dei beni ereditati.
Per quanto riguarda, invece, il pagamento dei debiti ereditari, non essendo prevista una disciplina speciale, si ritiene applicabile alla successione dello Stato l'ordinaria procedura di liquidazione regolata dal Codice Civile.
Nell'ipotesi di successiva accettazione entro i termini di Legge l'eredità verrà trasferita ai successori, mentre in mancanza di accettazione, non avendo nominato un curatore dell'eredità, l'eredità verrà considerata “vacante” e verrà acquisita dallo Stato.
L'eredità vacante si differenzia dall'eredità giacente che rappresenta quel segmento temporale di pendenza entro il quale i chiamati possono esercitare il proprio diritto di accettare o meno l'eredità.
Nell'ipotesi di una futura accettazione l'eredità verrà trasferita al successore.
In mancanza di accettazione o rinuncia e senza ulteriori parenti entro il sesto grado l'eredità verrà considerata “vacante” e lo Stato potrà divenirne titolare.
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