Chi chiede la separazione ha diritto al mantenimento?
Rosalino Esposito
2025-10-01 08:03:50
Numero di risposte
: 32
Il coniuge che ha diritto all’assegno di mantenimento deve prima dimostrare che la propria incapacità a mantenersi non dipende dalla propria colpa o inerzia.
Il coniuge che, per tutta la vita matrimoniale, si è dedicato alla gestione della casa e della famiglia, permettendo al suo partner di realizzarsi dal punto di vista economico e professionale ha diritto all’assegno di mantenimento a vita.
L’assegno di mantenimento non serve a garantire lo stesso tenore di vita economico che si aveva durante il matrimonio, ma solo mantenere un’autosufficienza economica.
L’ex coniuge non ha diritto all’assegno di mantenimento quando viene provato che quest’ultimo, con le sue condotte, abbia provocato la fine del matrimonio.
L’assegno di mantenimento è dovuto quando l’ex coniuge ha superato i 50 anni di età e quando le condizioni di salute sono incompatibili col lavoro.
Si parla, poi, anche di disoccupazione incolpevole, ovvero quando viene provato che l’ex coniuge si dà da fare per cercare un impiego, ma non riesce a trovarlo.
C’è il caso delle casalinghe, nelle quali i due coniugi, durante la vita matrimoniale, abbiano stabilito di comune accordo che la moglie si dovesse occupare della gestione della casa e della vita dei figli.
Maddalena Rizzi
2025-09-20 13:29:37
Numero di risposte
: 21
Il Giudice, pronunziandosi sulla separazione, stabilisce a vantaggio del coniuge cui non sia addebitabile la separazione il diritto di ricevere dall’altro coniuge quanto è necessario per il suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri.
L’assegno di mantenimento in favore del coniuge è riconosciuto al coniuge sprovvisto di reddito proprio a seguito della separazione.
Non potendo essere stabilito di ufficio dal Giudice, l’attribuzione dell’assegno avviene su domanda di parte.
Il coniuge che richiede l’assegno di mantenimento deve dimostrare di non essere in grado di lavorare.
Il Giudice, nella quantificazione dell’assegno, considererà anche l’eventuale assegnazione della casa coniugale al coniuge beneficiario del mantenimento.
Infatti, l’assegnazione della casa coniugale rappresenta un valore economico che rientra tra le voci del mantenimento.
Anche un coniuge senza reddito potrebbe non vedersi riconosciuto il diritto all’assegno.
Veronica Moretti
2025-09-12 13:55:36
Numero di risposte
: 24
Il coniuge ha diritto all’assegno di divorzio solo ed esclusivamente se non è in grado di provvedere al proprio mantenimento per ragioni obiettive.
Ai fini di valutare se l’ex coniuge sia o meno autosufficiente dovranno prendersi in considerazione il possesso di redditi di lavoro.
Il Tribunale di Milano con la sentenza n. 11504/17, a seguito della sentenza sopra citata della cassazione è intervenuto fissando in circa 1.000,00 euro all’anno la misura di reddito sopra la quale il coniuge non ha più diritto all’”assegno di divorzio” da parte dell’ex marito in quanto autosufficiente economicamente.
Il diritto all’assegno divorzile non può basarsi esclusivamente sull’accertamento dell’autosufficienza economica.
Il diritto all’assegno cessa se il beneficiario passa a nuove nozze.
Se sopraggiungono “giustificati motivi” il Tribunale può modificare le statuizioni sull’”assegno di divorzio “.
Tra questi “giustificati motivi” rientra a pieno titolo una nuova convivenza di fatto instaurata dall’ex coniuge, la quale fa cessare definitivamente il diritto a percepire l’”assegno di divorzio”.
Alighieri Longo
2025-09-12 10:37:13
Numero di risposte
: 29
Ha diritto all’assegno di mantenimento il coniuge che versa in una condizione economica inferiore rispetto all’altro.
La Cassazione ha affermato con chiarezza che l’assegno di mantenimento spetta al coniuge che, senza colpa, si trova nell’impossibilità oggettiva di mantenere un tenore di vita adeguato, vale a dire uno standard di vita analogo a quello che il matrimonio gli avrebbe potuto offrire.
Il giudice della separazione, con sguardo attento, deve comparare le condizioni economiche di entrambi i coniugi, tenendo conto di variabili come la durata della convivenza e le prospettive future.
Il giudice della separazione deve tener conto delle potenzialità economiche di entrambi i coniugi, da individuarsi con riferimento allo standard di vita familiare reso oggettivamente possibile dal complesso delle loro risorse economiche, in termini di redditività, capacità di spesa, garanzie di elevato benessere e di fondate aspettative per il futuro.
Nell’esame della condizioni economiche – specifica la Suprema Corte – non è necessario che il giudice si addentri in una dettagliata disamina dei patrimoni e dei redditi dei coniugi.
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