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Successione ereditaria: come si ripartisce?

Nunzia Grasso
Nunzia Grasso
2025-06-26 20:26:48
Numero di risposte: 4
La successione a causa di morte è l'istituto giuridico che regola le modalità in cui uno o più soggetti subentrano al defunto nella titolarità di un patrimonio o di singoli diritti patrimoniali. Il trasferimento del patrimonio per causa di morte può avvenire per successione legittima o per successione testamentaria. La successione è testamentaria quando gli eredi e i legatari sono stati individuati dal de cuius attraverso un apposito negozio giuridico che prende il nome di testamento. La successione è legittima quando, in mancanza di testamento, gli eredi sono individuati dalla legge nelle persone che intrattenevano con il defunto i più stretti rapporti di parentela. Nel nostro ordinamento, la libertà di disporre per testamento del proprio patrimonio è limitata dall'esistenza di una cosiddetta quota di riserva, o quota di legittima, di cui non possono essere privati il coniuge, i discendenti e gli ascendenti. Quando un patrimonio viene trasferito mortis causa a più eredi, esso costituisce una massa giuridicamente indistinta e ciascun erede è titolare di una quota ideale di ciascun bene facente parte della massa. La divisione ereditaria è lo strumento giuridico che serve a sciogliere la comunione ereditaria. La divisione ereditaria ha l'obiettivo di sostituire alla cointestazione pro quota per ognuno dei partecipanti alla comunione ereditaria, l'intestazione in via esclusiva in capo a ciascun erede di singoli diritti, in proporzione della quota che gli spettava durante lo stato di comunione. La divisione ereditaria può essere raggiunta per via contrattuale, giudiziale o per testamento.
Ninfa Ferraro
Ninfa Ferraro
2025-06-26 20:17:32
Numero di risposte: 4
La legge impone una serie di regole volte proprio a definire chi sono gli eredi. Sono destinatari della successione legittima i seguenti soggetti: 1) coniuge e discendenti del defunto, ossia i figli e i nipoti 2) ascendenti del defunto, come i genitori ed i nonni 3) collaterali del defunto, ad esempio fratelli e sorelle 4) parenti fino al sesto grado 5) in ultima istanza lo Stato. L’articolo 566 c.c. precisa che i figli succedono alla madre e al padre in parti uguali. Ai figli (eredi legittimari) spetta, dunque, sempre una quota di patrimonio del genitore defunto, anche in presenza di un testamento. La quota di legittima si calcola tenendo conto anche di ciò che questi hanno ricevuto, a titolo di donazione, quando il genitore era ancora in vita. Quando non c’è un testamento l’eredità spetta al coniuge, se ancora in vita, e ai figli del defunto. Ecco alcuni esempi: coniuge in vita e un solo figlio, l’eredità di divide a metà coniuge in vita e due figli, l’eredità si divide in tre parti uguali, quindi un terzo alla moglie, un terzo a un figlio, un terzo all’altro figlio senza coniuge e più figli, l’eredità si divide in parti uguali tra tutti. Come già detto, il testamento non può togliere ai figli la parte minima di eredità legittima che gli spetta per legge. Gli esempi sono: coniuge e un solo figlio, un terzo di eredità spetta alla moglie, un terzo al figlio, l’altro terzo è la quota disponibile e può essere data dal testatore a chi vuole coniuge e più figli, un quarto dell’eredità spetta alla moglie, una metà si divide in parti uguali tra i figli, il restante quarto fa parte della quota disponibile senza coniuge e un solo figlio, metà dell’eredità spetta al figlio, la restante è quota disponibile senza coniuge e più figli, due terzi dell’eredità spetta ai figli che la dividono in parti uguali, mentre un terzo è quota disponibile.
Marina Piras
Marina Piras
2025-06-26 19:57:15
Numero di risposte: 8
Se il de cuius non lascia testamento, al coniuge spetta tutta l'eredità se non ci sono né figli legittimi o naturali (o loro discendenti), né ascendenti, fratelli o sorelle (o loro discendenti). Se il de cuius invece era vedovo, i suoi figli ereditano l’intero suo patrimonio, che va suddiviso tra essi in parti eguali. Quando invece con il coniuge superteste concorrono i figli legittimi o naturali del defunto, al vedovo spetta metà dell'eredità se alla successione egli concorre con un solo figlio. Al coniuge compete invece un terzo dell’eredità nel caso egli concorra con più figli. A costoro vengono dunque attribuiti i restanti due terzi dell’eredità, da dividere tra essi in parti uguali.
Rosita Martino
Rosita Martino
2025-06-26 19:47:28
Numero di risposte: 4
Le quote ereditarie sono le porzioni del patrimonio di una persona deceduta che vengono assegnate ai suoi eredi. Le quote ereditarie rappresentano la ripartizione del patrimonio del de cuius tra i suoi eredi, nel rispetto delle norme sulla successione testamentaria e legittima. Dopo la dipartita di una persona si pone il problema del frazionamento delle quote ereditarie. Nella successione legittima l’eredità si devolve ai discendenti legittimi, agli ascendenti legittimi, ai collaterali, ai parenti naturali, al coniuge e allo Stato, nell’ordine e secondo le regole del codice civile. In presenza di un testamento, le disposizioni ivi incluse possono influenzare la distribuzione delle quote ereditarie. Tuttavia, è importante notare che le disposizioni testamentarie non possono andare contro i diritti degli eredi legittimi di ricevere la loro quota di legittima, salvo alcune eccezioni specificate dalla legge. Le quote ereditarie sono regolate dalle norme del Codice Civile, in particolare dagli articoli 565 e seguenti. Queste norme stabiliscono che l’asse ereditario deve essere diviso tra gli eredi in base al loro grado di parentela con il defunto. Gli eredi possono essere classificati in tre gruppi: gruppo 1: coniuge e figli, il coniuge e i figli del defunto sono gli eredi più stretti e ricevono quote più elevate; gruppo 2: ascendenti e fratelli, se il defunto non ha figli e non ha coniuge, le quote vengono divise tra gli ascendenti (genitori) e i fratelli (art. 571 del codice civile); gruppo 3: altri parenti e Stato, se non ci sono eredi più stretti, l’eredità passa ai parenti più lontani, come zii, cugini, e infine allo Stato. In assenza di testamento, la successione ereditaria segue le norme della successione legittima stabilite dal Codice Civile. In questo caso, le quote ereditarie vengono calcolate e assegnate nel seguente modo: coniuge e figli: se il defunto lascia il coniuge e un figlio, il patrimonio viene diviso in due parti uguali tra loro (1/2 e 1/2). Se, invece, lascia il coniuge e più di un figlio, il patrimonio viene diviso così: il coniuge riceve 1/3 dell’eredità. I figli ricevono i restanti 2/3 dell’eredità, divisi in parti uguali tra loro (1/3 e 1/3). La quota di legittima è una parte dell’eredità che non può essere modificata dal testatore e deve essere necessariamente attribuita a questi soggetti. È basata su un principio di protezione degli interessi degli eredi stretti e serve a garantire che non vengano esclusi completamente dal patrimonio del defunto. Di solito, la legittima è stabilita in percentuale rispetto all’intero patrimonio del defunto e può variare a seconda delle leggi vigenti nel paese di residenza.
Mirella Martino
Mirella Martino
2025-06-26 19:21:28
Numero di risposte: 3
Si ha comunione ereditaria quando al defunto succedono più eredi, i quali diventano comproprietari dei beni e contitolari dei diritti e dei debiti che fanno parte dell’eredità. Le quote possono essere diverse stabilite dal defunto nel testamento, in mancanza di testamento deve farsi riferimento alle regole della successione legittima di cui agli artt. 565 e seguenti del Codice Civile. Ad esempio se il defunto lascia un coniuge e due figli, in assenza di testamento le quote ereditarie saranno di 1/3 per il coniuge ed 1/3 per ciascuno dei figli. La comunione ereditaria si scioglie attraverso un procedimento di divisione, che consente al coerede di diventare unico proprietario dei beni che gli sono assegnati ed il cui valore corrisponde a quello della sua quota ereditaria. Si distinguono diversi tipi di divisione ereditaria. Si ha quando i coeredi concordano sull’effettuazione della divisione e sul suo contenuto, in questo caso la divisione si realizza attraverso un accordo tra i coeredi che prende il nome di contratto di divisione. Il contratto di divisione deve essere stipulato tra tutti i coeredi a pena di nullità. Se ha ad oggetto beni immobili o altri diritti reali immobiliari deve avere forma scritta, essere autenticato da un notaio e trascritto. La divisione testamentaria si ha quando è lo stesso defunto ad aver stabilito nel testamento le modalità con cui effettuare la divisione tra i coeredi. In particolare il testatore può stabilire particolari regole per la formazione delle porzioni che spettano a ciascun coerede, ad esempio stabilendo che ogni porzione sia composta da un certo numero di beni mobili o immobili. Può disporre che la divisione venga effettuata secondo la stima di un terzo da lui stesso indicato, che prende il nome di arbitratore. Può dividere direttamente tra i coeredi i beni che compongono il suo patrimonio.
Ortensia Marino
Ortensia Marino
2025-06-26 18:29:58
Numero di risposte: 5
La successione ereditaria senza testamento si applica quando il defunto non ha lasciato un testamento o non ha voluto farlo. In questo caso, l’eredità spetta al coniuge e ai figli del defunto nelle seguenti modalità. Se il defunto ha un solo figlio, l’eredità è divisa a metà tra lui e il coniuge. Se invece i figli sono due o più, a questi spettano i due terzi del patrimonio ereditario, da dividere, e al coniuge resta un terzo. Se il defunto non aveva figli, oltre al coniuge hanno diritto a una quota di eredità anche i fratelli e i genitori. In ogni caso, al coniuge vanno i due terzi del patrimonio ereditario. Se invece, insieme al coniuge, sopravvivono al defunto sia i genitori che i fratelli, questi si dividono la quota di eredità a loro spettante, ma ai genitori va almeno un quarto dell’eredità. In mancanza di figli e coniuge, l’eredità è divisa tra genitori e fratelli del defunto. La divisione si fa sempre per ognuno, anche se ai genitori è riservata almeno la metà dell’eredità. Quando i figli o i fratelli del defunto sono premorti oppure rinunziano all’eredità, subentrano nei loro diritti i rispettivi discendenti, in virtù della cosiddetta rappresentazione. In questo caso l’eredità si divide per stirpi, cioè si attribuiscono le quote che spetterebbero ai soggetti premorti o rinunzianti, e queste vengono a loro volta divise tra i rispettivi discendenti. In mancanza di coniuge, discendenti, ascendenti e fratelli o loro discendenti, l’intera eredità spetta ai più prossimi tra gli altri parenti entro il sesto grado. In assenza anche di questi, l’eredità è devoluta allo Stato.