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Cosa succede se uno dei due proprietari non vuole vendere?

Timoteo Bianco
Timoteo Bianco
2025-06-27 13:12:09
Numero di risposte : 13
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La vendita di immobili cointestati può presentare sfide significative quando uno dei comproprietari non è d’accordo. Una soluzione efficace è la procedura di divisione giudiziale, che può essere azionata quando sussistono disaccordi tra i comproprietari. Nonostante comporti costi aggiuntivi, la divisione giudiziale risolve i conflitti, permettendo a ciascun comproprietario di vendere la propria quota. Se uno dei comproprietari si oppone alla divisione, è possibile presentare ricorso in tribunale per la divisione giudiziale. Questo processo richiede la presenza di tutti i comproprietari o dei loro delegati presso il notaio durante la stipula dell’atto di vendita. Tuttavia, esistono alternative nel caso in cui il consenso unanime non sia raggiungibile. In conclusione, costringere un comproprietario a vendere un immobile cointestato può essere affrontato attraverso la divisione giudiziale o altre modalità di vendita della quota. È essenziale valutare attentamente le opzioni disponibili e, se necessario, cercare consulenza legale per garantire una procedura corretta ed equa per tutti i titolari.
Enrico Ruggiero
Enrico Ruggiero
2025-06-22 13:04:06
Numero di risposte : 4
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Se non c’è modo di convincere il comproprietario a vendere, ma si vuole evitare la divisione giudiziale per il possibile deprezzamento dell’immobile è possibile tentare delle soluzioni alternative. La riuscita dipende soprattutto dalle reali esigenze del proprietario che vuole vendere e dalle effettive motivazioni che spingono l’altro a opporsi. In particolare, è possibile vendere la propria quota di proprietà a terzi oppure allo stesso comproprietario, in quest’ultimo caso si parla di liquidazione della quota. In entrambi i casi, posto di riuscire a trovare un accordo, è possibile liberarsi della situazione di proprietà e ottenere il corrispettivo economico con prezzi coerenti con quelli di mercato, mentre il comproprietario rimane in disponibilità della quota. Per ottenere la vendita forzata dell’immobile, vale a dire contro la volontà di uno o più comproprietari, bisogna necessariamente rivolgersi al giudice. Il problema è che la vendita avviene tramite asta giudiziaria, così gli immobili sono per lo più venduti a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato. Per i comproprietari questa può rappresentare a tutti gli effetti una perdita economica, nel peggiore dei casi, perciò questa soluzione dovrebbe essere conservata come ultima spiaggia. La vendita della quota di proprietà a terzi non è sempre semplice, per l’appunto per la situazione di comproprietà che si viene a creare, ancora più difficile da gestire tra estranei. Per quanto riguarda la liquidazione della quota, invece, l’ostacolo più grande è la disponibilità economica del comproprietario. Pur necessitando dell’accordo, infatti, è assai probabile che la prospettiva di una vendita giudiziale sia convincente a sufficienza. Ovviamente, nulla vieta di cedere la propria quota a un valore inferiore a quello stimato dagli esperti o addirittura di donarla. In questo caso, però, si annulla il tornaconto economico.
Ugo Ruggiero
Ugo Ruggiero
2025-06-15 17:07:40
Numero di risposte : 11
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Se un erede si oppone alla vendita? Nel caso in cui alcuni eredi intendano vendere una casa di famiglia e altri no, è possibile risolvere la situazione in quattro modi. Le quattro soluzioni sono: un accordo fra gli eredi; il retratto successorio; la divisione per testamento; la divisione giudiziale. Nel caso in cui non si pervenga ad un accordo, l’unica cosa che rimane da fare è rivolgersi ad un giudice. Non viene previsto un limite di tempo entro il quale sia necessario procedere con la divisione di un bene. Un limite che si può presentare è legato all’età degli eredi. Se tutti gli eredi sono minorenni non è possibile procedere con la divisione dei beni fino a quando l’ultimo nato non abbia un minimo di 19 anni. Il secondo limite riguarda un vincolo posto dal testatore che per procedere con la divisione non si debbano superare i 5 anni dalla data di morte. Il giudice può comunque procedere alla divisione in caso di gravi circostanze. Se si procede con la divisione giudiziale, i passi da seguire sono: individuazione dei beni oggetto dell’eredità; liquidazione dei beni in proporzione alle quote degli eredi; attribuzione delle quote per sorteggio se hanno percentuali uguali, mentre sono attribuite dal giudice nel caso di percentuali differenti.
Violante Grassi
Violante Grassi
2025-06-06 16:22:56
Numero di risposte : 12
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Se i comproprietari sono disposti a vendere casa il problema non si pone. Se uno o più soggetti hanno opinioni diverse la situazione è in stallo. Il comproprietario non può comprare con la forza la quota altrui: ognuno è libero di muoversi per tutelare i propri interessi. Se si vuole costringere uno dei proprietari a vendere casa si può far ricorso al tribunale attraverso la pratica della divisione giudiziale, che permette di ottenere una vendita forzata di un immobile in comproprietà. Tutto è molto più facile se la proprietà può essere fisicamente divisa. In questo modo chi vuole vendere procede e chi no tiene la proprietà per sé. Ma in caso di assenza di una soluzione specifica, l’azione di divisione attivata dal giudice determina le condizioni di vendita e la conseguente ripartizione del ricavato in base alle quote. Il problema è che procedere fino in fondo vuol dire arrivare alla vendita tramite asta immobiliare. Ovvero una condizione che può deprezzare il bene immobile, quindi è consigliabile evitare di giungere a questo punto. La regola vuole che prima di procedere con azioni legali, che non sono facili da affrontare, ci si impegni in un lavoro di amichevole soluzione della diatriba. Ad esempio, se uno dei comproprietari non vuole vendere si può suggerire l’acquisto delle altre quote. Così entrambi hanno ciò che desiderano. Chi vende liquida la sua parte e chi ha desiderio di restare in possesso della casa può godersi l’intero immobile. Ma non sempre si trova l’accordo e resta valido il principio dell’art. 1108. È necessario il consenso di tutti i partecipanti per gli atti di alienazione o di costituzione di diritti reali sul fondo comune. Quindi, senza il benestare di tutti gli attori non si procede con la vendita.
Isabel Silvestri
Isabel Silvestri
2025-05-27 13:55:21
Numero di risposte : 7
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La legge prevede che nessuno possa essere costretto a rimanere in comproprietà contro la sua volontà. Di solito, questo processo inizia con il tentativo di una vendita amichevole tra i comproprietari. Se non si raggiunge un accordo, si può ricorrere alla vendita forzata tramite un’azione legale, nota come “azione di divisione”. Questo processo richiede l’intervento di un giudice, che determinerà le condizioni della vendita e la divisione del ricavato tra i comproprietari. Se l’immobile non può essere diviso fisicamente, il giudice può decidere di assegnare la proprietà a chi offre di acquistare le quote degli altri o procedere con una vendita giudiziaria, che di solito riduce il valore di mercato dell’immobile. Un giudice può decidere di assegnare l’immobile a uno dei comproprietari o ordinarne la vendita attraverso un’asta pubblica. Questa soluzione garantisce che tutti i comproprietari ricevano una quota equa del valore dell’immobile.
Giulietta Conte
Giulietta Conte
2025-05-27 12:19:13
Numero di risposte : 14
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Se un erede non vuole vendere, gli altri eredi non possono costringerlo a farlo, in quanto la legge italiana impone che per vendere un bene in comproprietà debba esserci il consenso unanime di tutti i comproprietari. Dunque, si ha una sorta di diritto di “veto”: se un erede non vuole firmare il rogito la vendita non può essere eseguita. Una prima possibilità per chi vuole vendere ma si trova in disaccordo con i coeredi è quella di vendere soltanto la propria quota di proprietà sul bene. In tal caso, però, l’erede che vuole vendere la propria quota deve per legge riconoscere un diritto di prelazione a favore degli altri comproprietari. Un'altra opzione è quella di tentare la via conciliativa, cercando di raggiungere l’accordo per la vendita e la divisione del ricavato in parti uguali. La terza risposta possibile è la divisione giudiziale, a cui si ricorre quando la via conciliativa non funziona e la divisione ereditaria non è stata disciplinata mediante un testamento. In tal caso ci si rivolge al Tribunale per procedere alla liquidazione delle quote ereditarie, chiamando in causa tutti i coeredi. Il giudice valuterà se è possibile trovare un accordo tra i coeredi, che potrebbe prevedere una divisione in natura del bene. Se la divisione in natura non fosse possibile, il giudice verificherà se uno degli eredi è interessato ad acquistare le quote di proprietà dei coeredi, liquidandole in denaro. Infine, nel caso in cui nessun coerede voglia acquistare l’immobile, si procederà alla vendita all’asta del bene con incanto, partendo da una base di prezzo valutata dal perito nominato dal Tribunale. Il ricavato dalla vendita dell’immobile verrà distribuito tra i coeredi secondo le rispettive quote di proprietà.