Cosa succede se uno dei due proprietari non vuole vendere?

Ugo Ruggiero
2025-06-15 17:07:40
Numero di risposte: 6
Se un erede si oppone alla vendita?
Nel caso in cui alcuni eredi intendano vendere una casa di famiglia e altri no, è possibile risolvere la situazione in quattro modi.
Le quattro soluzioni sono:
un accordo fra gli eredi;
il retratto successorio;
la divisione per testamento;
la divisione giudiziale.
Nel caso in cui non si pervenga ad un accordo, l’unica cosa che rimane da fare è rivolgersi ad un giudice.
Non viene previsto un limite di tempo entro il quale sia necessario procedere con la divisione di un bene.
Un limite che si può presentare è legato all’età degli eredi.
Se tutti gli eredi sono minorenni non è possibile procedere con la divisione dei beni fino a quando l’ultimo nato non abbia un minimo di 19 anni.
Il secondo limite riguarda un vincolo posto dal testatore che per procedere con la divisione non si debbano superare i 5 anni dalla data di morte.
Il giudice può comunque procedere alla divisione in caso di gravi circostanze.
Se si procede con la divisione giudiziale, i passi da seguire sono:
individuazione dei beni oggetto dell’eredità;
liquidazione dei beni in proporzione alle quote degli eredi;
attribuzione delle quote per sorteggio se hanno percentuali uguali, mentre sono attribuite dal giudice nel caso di percentuali differenti.

Violante Grassi
2025-06-06 16:22:56
Numero di risposte: 6
Se i comproprietari sono disposti a vendere casa il problema non si pone.
Se uno o più soggetti hanno opinioni diverse la situazione è in stallo.
Il comproprietario non può comprare con la forza la quota altrui: ognuno è libero di muoversi per tutelare i propri interessi.
Se si vuole costringere uno dei proprietari a vendere casa si può far ricorso al tribunale attraverso la pratica della divisione giudiziale, che permette di ottenere una vendita forzata di un immobile in comproprietà.
Tutto è molto più facile se la proprietà può essere fisicamente divisa.
In questo modo chi vuole vendere procede e chi no tiene la proprietà per sé.
Ma in caso di assenza di una soluzione specifica, l’azione di divisione attivata dal giudice determina le condizioni di vendita e la conseguente ripartizione del ricavato in base alle quote.
Il problema è che procedere fino in fondo vuol dire arrivare alla vendita tramite asta immobiliare.
Ovvero una condizione che può deprezzare il bene immobile, quindi è consigliabile evitare di giungere a questo punto.
La regola vuole che prima di procedere con azioni legali, che non sono facili da affrontare, ci si impegni in un lavoro di amichevole soluzione della diatriba.
Ad esempio, se uno dei comproprietari non vuole vendere si può suggerire l’acquisto delle altre quote.
Così entrambi hanno ciò che desiderano.
Chi vende liquida la sua parte e chi ha desiderio di restare in possesso della casa può godersi l’intero immobile.
Ma non sempre si trova l’accordo e resta valido il principio dell’art. 1108.
È necessario il consenso di tutti i partecipanti per gli atti di alienazione o di costituzione di diritti reali sul fondo comune.
Quindi, senza il benestare di tutti gli attori non si procede con la vendita.

Isabel Silvestri
2025-05-27 13:55:21
Numero di risposte: 4
La legge prevede che nessuno possa essere costretto a rimanere in comproprietà contro la sua volontà.
Di solito, questo processo inizia con il tentativo di una vendita amichevole tra i comproprietari.
Se non si raggiunge un accordo, si può ricorrere alla vendita forzata tramite un’azione legale, nota come “azione di divisione”.
Questo processo richiede l’intervento di un giudice, che determinerà le condizioni della vendita e la divisione del ricavato tra i comproprietari.
Se l’immobile non può essere diviso fisicamente, il giudice può decidere di assegnare la proprietà a chi offre di acquistare le quote degli altri o procedere con una vendita giudiziaria, che di solito riduce il valore di mercato dell’immobile.
Un giudice può decidere di assegnare l’immobile a uno dei comproprietari o ordinarne la vendita attraverso un’asta pubblica.
Questa soluzione garantisce che tutti i comproprietari ricevano una quota equa del valore dell’immobile.

Giulietta Conte
2025-05-27 12:19:13
Numero di risposte: 8
Se un erede non vuole vendere, gli altri eredi non possono costringerlo a farlo, in quanto la legge italiana impone che per vendere un bene in comproprietà debba esserci il consenso unanime di tutti i comproprietari. Dunque, si ha una sorta di diritto di “veto”: se un erede non vuole firmare il rogito la vendita non può essere eseguita.
Una prima possibilità per chi vuole vendere ma si trova in disaccordo con i coeredi è quella di vendere soltanto la propria quota di proprietà sul bene. In tal caso, però, l’erede che vuole vendere la propria quota deve per legge riconoscere un diritto di prelazione a favore degli altri comproprietari.
Un'altra opzione è quella di tentare la via conciliativa, cercando di raggiungere l’accordo per la vendita e la divisione del ricavato in parti uguali.
La terza risposta possibile è la divisione giudiziale, a cui si ricorre quando la via conciliativa non funziona e la divisione ereditaria non è stata disciplinata mediante un testamento. In tal caso ci si rivolge al Tribunale per procedere alla liquidazione delle quote ereditarie, chiamando in causa tutti i coeredi.
Il giudice valuterà se è possibile trovare un accordo tra i coeredi, che potrebbe prevedere una divisione in natura del bene. Se la divisione in natura non fosse possibile, il giudice verificherà se uno degli eredi è interessato ad acquistare le quote di proprietà dei coeredi, liquidandole in denaro.
Infine, nel caso in cui nessun coerede voglia acquistare l’immobile, si procederà alla vendita all’asta del bene con incanto, partendo da una base di prezzo valutata dal perito nominato dal Tribunale. Il ricavato dalla vendita dell’immobile verrà distribuito tra i coeredi secondo le rispettive quote di proprietà.
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