Si può dichiarare indegno un figlio?

Sebastian Neri
2025-06-26 20:36:27
Numero di risposte
: 6
Un figlio non può essere escluso dall’eredità del padre o della madre perché è un erede legittimario, tranne se è stato dichiarato indegno a succedere.
Le uniche eccezioni alla predetta regola generale sono rappresentate dalle ipotesi in cui il figlio sia indegno a succedere, espressamente previste dalla legge.
Per diseredare un figlio è necessario iniziare una causa civile in tribunale, all’uopo dando mandato a un avvocato per la redazione di un apposito ricorso.
Spetta poi al giudice accertare se in concreto si è verificata una di quelle ipotesi di indegnità a succedere tassativamente indicate dal legislatore.
Dunque, l’unico modo per diseredare un figlio è di ottenere la pronuncia di una sentenza del tribunale che lo dichiari indegno a succedere.

Rosalino Esposito
2025-06-26 19:49:20
Numero di risposte
: 2
Il rifiuto di tenersi in contatto o la presenza di contrasti non sono motivi sufficienti. In linea di principio, solo gli eredi aventi diritto alla porzione legittima possono essere diseredati. Diseredare, infatti, non significa altro che revocare la porzione legittima a un erede avente diritto a riceverla. L'erede deve aver commesso un reato penale grave contro il testatore o una persona a lui vicina. Il reato deve comunque colpire personalmente e in modo grave il testatore. Non costituisce però motivo di diseredazione la sola violazione da parte dell'erede di obblighi familiari morali, ad esempio l'interruzione dei contatti con i genitori. Anche nelle situazioni familiari più difficili, la diseredazione è applicabile solo in pochissimi casi.

Rosa Rizzi
2025-06-26 18:41:40
Numero di risposte
: 5
Non si può diseredare un figlio a meno che questi non venga dichiarato indegno dal tribunale.
La ragione è semplice: la legge considera i figli come eredi legittimari, ossia a cui va sempre riservata una quota del patrimonio del defunto.
Sicché, solo una dichiarazione giudiziale di indegnità potrebbe far cessare tale diritto.
È considerato indegno, e quindi incapace di succedere, chi ha tenuto un comportamento riprovevole nei confronti del defunto, a tal punto da essere escluso dalla successione.
L’indegnità non viene decisa dal testatore, ma necessita dell’accertamento di un giudice.
In pratica, è necessario presentare un ricorso in tribunale contro il figlio indegno affinché il magistrato accerti se sia stato posto in essere uno dei comportamenti prima elencati che determina l’indegnità.
La dichiarazione di indegnità è successiva alla morte del soggetto della cui eredità si tratta; pertanto, può essere posta in essere dagli altri eredi.
La domanda di indegnità può essere presentata solo da parte di coloro che risultano titolari di un interesse patrimoniale, non essendo sufficiente un interesse meramente morale o familiare.
Si può agire contro il figlio indegno solo dopo che questi abbia accettato l’eredità: è solo in tale momento infatti che questi acquista la qualifica di erede.

Giulietta Conte
2025-06-26 15:46:27
Numero di risposte
: 8
Il nostro ordinamento con all’art. 463 del Codice Civile disciplina la figura dell‘indegno, intendendosi per esso il figlio che si sia macchiato di condotte talmente gravi da rendere lecito da parte del genitore l’esclusione dall’eredità.
Tuttavia il legislatore ha individuato ipotesi tassative che devono configurarsi al fine della dichiarazione di indegnità: 1) l’uccisione o il tentato omicidio del genitore, 2) la commissione di un danno nei confronti del genitore da cui derivi l’applicazione delle norme sull’omicidio, 3) la denuncia nei confronti del genitore di un fatto punito dalla legge con l’arresto o con la reclusione non inferiore nel minimo a tre anni se a posteriori si scopre che la denuncia era calunniosa o la testimonianza resa a a sostegno di detta accusa era falsa, 4) l’induzione del genitore, con dolo o violenza, a fare, revocare o mutare un testamento o impedirgli di farlo, 5) la soppressione, alterazione o occultamento del testamento, 6) la firma di un testamento falso.
La gravità delle ipotesi menzionate così come i limiti della libertà del testatore che, per legge, nel disporre delle sue ultime volontà deve preservare il diritto degli eredi legittimi, induce taluno a porre in essere in vita degli atti di disposizione dei propri beni in modo da spogliarsi di essi e rendere inesistente il proprio patrimonio ereditario.
Di solito, per non lasciare l’eredità ai parenti, si è soliti donare o vendere in vita tutto il propio patrimonio.
Le donazioni, però, possono essere impugnate dai legittimari che siano stati privati delle quote loro spettanti per legge per ottenere la restituzione della parte di patrimonio loro negata dal testamento.
Altra stratagemma frequentemente usato da chi non vuole lasciare l’eredità ai parenti provvede a vendere tutti i propri beni.
La vendita, infatti, non è revocabile perché presuppone un corrispettivo a titolo di prezzo per l’acquisto ed è quest’ultimo a finire in successione.
Il fatto però è che molto spesso si tratta di vendite simulate, dove un corrispettivo non viene mai corrisposto o, se corrisposto, è irrisorio.
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