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Chi è il primo chiamato a rappresentare l'eredità?

Germano Riva
Germano Riva
2025-06-11 22:51:57
Numero di risposte : 3
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La rappresentazione fa subentrare i discendenti nel luogo e nel grado del loro ascendente, in tutti i casi in cui questi non può o non vuole accettare l’eredità o il legato. La rappresentazione ha luogo, nella linea retta, a favore dei discendenti dei figli anche adottivi, del defunto e, nella linea collaterale, a favore dei discendenti dei fratelli e delle sorelle del defunto. Il fondamento dell’istituto de quo è la tutela della stirpe familiare del de cuius e della sua presunta volontà. Tuttavia, affinché operi la rappresentazione nell’ambito del testamento è sempre necessario che l’istituito erede sia figlio, fratello o sorella del testatore, in quanto la rappresentazione non può mai operare a favore di un estraneo. La rappresentazione, ai sensi dell’articolo 469 del codice civile, opera all’infinito e per stirpi, siano uguali o disuguali il grado dei discendenti e il loro numero in ciascuna stirpe. Il rappresentante succede al defunto iure proprio e, pertanto, deve avere la capacità di succedere a costui fin dall’apertura della successione, non rilevando, invece, la sua eventuale incapacità di succedere rispetto al rappresentato.
Egidio Palmieri
Egidio Palmieri
2025-06-11 21:26:21
Numero di risposte : 4
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Il presupposto essenziale della rappresentazione è che il primo chiamato non abbia voluto o potuto accettare l'eredità. La rappresentazione ha luogo nella linea retta a favore dei discendenti dei figli legittimi del defunto e nella linea collaterale a favore dei discendenti dei fratelli e delle sorelle del defunto, con esclusione quindi di altri parenti, tra cui il coniuge del fratello premorto al de cuius. Ne deriva che la rappresentazione ha luogo: in linea retta, a favore dei figli legittimi, legittimati, adottivi e naturali, in linea collaterale, solo a favore dei discendenti dei fratelli e delle sorelle del defunto. L'articolo 468 del codice civile parla di discendenti; tali non sono solo i discendenti di sangue, ma anche i figli adottivi, equiparati ai figli legittimi a tutti gli effetti successori. Si ha successione per rappresentazione nel caso in cui una persona, che per testamento o per legge sia chiamata a succedere a un'altra, non voglia o non possa succedere. Perciò la sostituzione testamentaria prevale sulla rappresentazione e questa prevale sull'accrescimento. Presupposti della rappresentazione: la chiamata a succedere di un soggetto che non voglia o non possa accettare, nel caso di successione testamentaria, la mancanza di disposizioni sostitutive che prevalgono sulla rappresentazione. La rappresentazione vale per la successione con o senza testamento: qualora gli eredi aventi diritto di succedere non volessero accettare l'eredità per qualsiasi motivo, subentreranno a questi i loro discendenti. Il successore che non può o non vuole succedere prende il nome di rappresentato; chi assume il suo posto nella successione è il rappresentante. Questi ha un proprio diritto a succedere, non già come erede del rappresentato; perciò, succede per rappresentazione anche se fosse incapace o indegno di succedere al rappresentato o avesse rinunciato all'eredità di questo.
Morgana Galli
Morgana Galli
2025-06-11 20:21:49
Numero di risposte : 10
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Il codice civile dispone diversi meccanismi sostitutivi: la sostituzione, la rappresentazione, l' accrescimento. Il de cuius può innanzitutto prevedere nel suo testamento l'eventualità che l'erede o il legatario da lui istituiti non possano o non vogliano accettare l'eredità o conseguire il legato. In tali casi il testatore può infatti nominare altri soggetti che subentrino ai primi chiamati nel diritto di accettare l'eredità o di conseguire il legato: questa operazione prende il nome di sostituzione ordinaria. Se il chiamato all'eredità non può o non vuole accettare l'eredità o il legato e non vi è un testamento nel quale il de cuius abbia disposto il già descritto criterio della sostituzione, il chiamato ulteriore può essere individuato mediante la cosiddetta "rappresentazione". Si tratta del fenomeno per cui la quota originariamente destinata ad uno dei coeredi si espande in capo agli altri coeredi nel caso in cui il primo non voglia o non possa accettare l'eredità. Per l'individuazione dei chiamati ulteriori rispetto al primo che non abbia voluto o potuto accettare l'eredità, il criterio residuale da tenere in considerazione è quello di utilizzare le regole dettate per la successione legittima o intestata. L'utilizzo dei criteri della successione legittima per individuare i chiamati ulteriori necessariamente ha un esito positivo: infatti, se un parente di grado più stretto non vuole o non può accettare l'eredità dimessa dal de cuius, la quota a lui spettante si trasmette, a seconda dei casi, ai soggetti chiamati congiuntamente con colui che non viene alla successione oppure ad altri congiunti del de cuius, di grado più lontano.
Jole Lombardi
Jole Lombardi
2025-06-11 20:18:35
Numero di risposte : 6
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Il primo chiamato all’eredità è il soggetto che, per disposizione testamentaria o, in mancanza del testamento, per disposizione di legge, è legittimato ad accettare l’eredità e pertanto a divenire erede. Il chiamato che non può o non vuole accettare si dice “primo chiamato” mentre il chiamato individuato successivamente al primo si dice “chiamato ulteriore”. Il “primo” chiamato deve essere un soggetto che abbia discendenti legittimi o naturali. Il “primo” chiamato deve essere figlio legittimo, legittimato, adottivo o naturale del defunto oppure fratello o sorella del defunto stesso. I discendenti del “primo” chiamato subentrano nel luogo e nel grado del loro ascendente che non voglia o non possa accettare l'eredità lasciata dal de cuius. All'interno di ciascuna stirpe che dal defunto promana, la rappresentazione ha luogo all'infinito.