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Cosa fare per tutelarsi se non si è sposati?

Claudio Caruso
Claudio Caruso
2025-04-30 20:17:05
Numero di risposte: 3
I conviventi di fatto hanno la possibilità di sottoscrivere un contratto di convivenza che disciplini i loro rapporti patrimoniali. Il contratto di convivenza, che deve essere redatto in forma scritta per avere validità, può avere anche la forma di scrittura privata autenticata, oltre che di atto pubblico. Può essere autenticato anche da un avvocato.
Bacchisio Villa
Bacchisio Villa
2025-04-30 20:10:27
Numero di risposte: 6
I conviventi possono stipulare un contratto per regolare gli aspetti patrimoniali della loro unione. È sufficiente sottoscrivere un accordo in cui specificare, ad esempio, la regolamentazione degli acquisti, la ripartizione delle spese necessarie al nucleo familiare, la nomina del partner come amministratore di sostegno, ecc. In pratica, si tratta di sottoscrivere un documento – con atto pubblico o scrittura privata autenticata – per regolare gli aspetti patrimoniali della vita in comune, come ad esempio la contribuzione alle spese della famiglia, la nomina del compagno in qualità di tutore, curatore o amministratore di sostegno, la rappresentanza in caso di malattia (con poteri pieni o limitati in caso di morte o infermità del partner), l’uso della casa, gli acquisti compiuti durante la convivenza, ecc. Una volta redatto, il contratto di convivenza va registrato al Comune di residenza dei due conviventi.
Mariagiulia Parisi
Mariagiulia Parisi
2025-04-30 18:21:53
Numero di risposte: 3
Ancora oggi il modo più efficace per tutelarsi è quello di stipulare dei patti aventi ad oggetto la disciplina di alcuni aspetti della convivenza e in modo particolare quella degli aspetti patrimoniali e alcuni specifici aspetti dei rapporti personali al fine di evitare conflitti durante il rapporto oppure al momento della sua cessazione o al momento della morte di uno dei due conviventi. La soluzione è quella di stipulare un contratto di convivenza, che può essere redatto da tutte le coppie che intendono iniziare a convivere ovvero che già convivono ma sentono la necessità di darsi delle regole ovvero di designare il convivente quale amministratore di sostegno in caso di necessità o proprio erede. Si tratta di un contratto che può essere redatto dal notaio o da un avvocato con atto pubblico o con scrittura privata autenticata, cucito addosso alle proprie specifiche esigenze e iscritto, nei dieci giorni successivi alla stipula, nel registri dell’anagrafe di residenza.
Giacobbe Milani
Giacobbe Milani
2025-04-30 17:54:24
Numero di risposte: 10
Possiamo fare qualcosa se noi e il o la nostra compagna non vogliamo sposarci? Quali tutele possiamo avere? Per farlo non bisogna fare altro che andare all’ufficio Anagrafe del comune dove si vive per ottenere il certificato di residenza e lo stato di famiglia. Mi raccomando: la dichiarazione deve essere fatta congiuntamente. Da questo atto lo Stato riconosce tutta una serie di diritti importanti, come la possibilità di prestare assistenza all’altro quando è ricoverato in ospedale e potersi far dare dai medici le informazioni che lo riguardano; effettuare delle visite al convivente in carcere; poter partecipare alla gestione dell’impresa di famiglia, risarcimento per la morte del partner a causa di un reato commesso da altri soggetti; entrare nel contratto di locazione se il partner deceduto era l’intestatario; ricevere un assegno periodico se, nel caso in cui cessi la convivenza, uno dei due conviventi non abbia i mezzi per sostenersi autonomamente. In più è possibile effettuare la stipula di un contratto di convivenza, il quale va registrato al Comune dei conviventi: tale accordo permette di regolare alcuni aspetti patrimoniali della coppia, come la nomina del partner come tutore, rappresentante in caso di malattia, regolazione delle spese e via discorrendo.