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Come è cambiato il diritto di famiglia dopo la riforma del 1975?

Alfredo Russo
Alfredo Russo
2025-07-08 21:11:16
Numero di risposte : 24
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I coniugi diventano finalmente uguali davanti alla legge, il patrimonio di famiglia è condiviso secondo la comunione dei beni - scompare la dote -, i figli nati dal matrimonio acquistano gli stessi diritti dei cosiddetti ‘legittimi’, il tradimento del marito può essere causa di legittima separazione. La nuova legge stabilisce che con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti ed assumono i medesimi doveri, entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alle proprie capacità di lavoro, professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia. La riforma rappresenta davvero una discontinuità, la famiglia “non è più vista come piramide, che ha al vertice il marito, ‘capo’ e monarca assoluto”, finiscono le discriminazioni tra bambini. La riforma del diritto di famiglia finalmente traduce in legge positiva quello che era un dettato della Costituzione repubblicana. La nuova legge sulla famiglia dà alle donne nuovi diritti.
Angela Sanna
Angela Sanna
2025-06-30 20:37:07
Numero di risposte : 18
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Si tratta di una tapa fondamentale dopo il divorzio, la grande riforma del 1975 e la riforma delle adozioni, resasi necessaria dal mutamento della realtà, anche se molti principi contenuti nel nuovo diritto di famiglia sono già entrati nella prassi consolidata dei tribunali o imposta dalla normativa europea. Le principali novità riguardano l’equiparazione tra i figli naturali e legittimi: tutti saranno sullo stesso piano e avranno gli stessi diritti, di conseguenza si elimina la facoltà di commutazione, in forza della quale i figli legittimi potevano escludere quelli naturali dall’eredità. Ai genitori adesso viene riconosciuta la “responsabilità genitoriale”, anziché la “patria potestà”, in base alla quale i genitori sono titolari non solo di alcuni diritti verso i propri figli, ma anche di doveri, come ad esempio quello di occuparsi dei figli anche se maggiorenni, finché essi non abbiano raggiunto un’indipendenza economica. I nonni acquistano maggior importanza nell’ordinamento giuridico e adesso viene riconosciuto per legge il loro diritto a frequentare significativamente i nipoti, in caso contrario, possono ricorrere al giudice del comune di residenza del minore. La possibilità per un minore di essere “ascoltato” dal giudice. L’obbligo del giudice a cercare tutti gli aiuti concreti possibili per far crescere i minori nelle loro famiglie, anche a fronte di gravi difficoltà economiche.
Leone Galli
Leone Galli
2025-06-20 22:44:47
Numero di risposte : 14
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Il 19 maggio 1975 il parlamento approva il nuovo diritto di famiglia, una legge che ha cambiato profondamente la vita delle donne italiane e quella delle bambine e dei bambini nati da rapporti extraconiugali, considerati per questo illegittimi. La riforma giungeva al termine dopo un iter molto travagliato lungo nove anni. Un contributo notevole al suo compimento era venuto del referendum dell’anno precedente che aveva confermato la legge sul divorzio. La sconfitta delle istanze reazionarie del fronte «clerico-fascista», come veniva definito all’epoca, aveva liberato energie trasformatrici. La rivoluzione entrava in famiglia, spariva la plurimillenaria figura del pater familias tramandata dal diritto romano, un arcano giuridico del patriarcato. Venivano modificati gli articoli del codice civile del 1942, adeguandoli al dettato costituzionale, in particolare all’articolo 29 secondo il quale «il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi». La moglie non seguiva più la condizione civile del marito, assumendone il cognome con l’obbligo di accompagnarlo ovunque questi crede opportuno di fissare la sua residenza», come recitava l’art. 144 del codice civile e non perdeva più la cittadinanza se sposava uno straniero. Vale la pena sottolineare, perché la memoria non è mai neutra, che a questo salto di civiltà, oggi patrimonio comune, si oppose ferocemente la destra, la stessa che oggi governa questo paese. La famiglia «naturale» di cui la destra favoleggia oggi altro non è che la famiglia nata con la legge del 1975. La nuova legge, che assicurava «ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale», non eliminava tutte le differenze.
Nazzareno Battaglia
Nazzareno Battaglia
2025-06-12 16:50:08
Numero di risposte : 26
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La riforma del diritto di famiglia italiano del 1975 è una riforma del diritto di famiglia italiano. Le norme modificarono sostanzialmente la disciplina del diritto di famiglia attraverso la modifica e l'integrazione di alcuni articoli del codice civile italiano. Tra le modifiche sostanziali apportate, vi furono: la trasformazione della patria potestà nella potestà genitoriale (ora responsabilità genitoriale); la fine della potestà maritale e stabilimento dell'eguaglianza fra coniugi; la scelta del regime patrimoniale della famiglia (separazione dei beni o comunione convenzionale), con predefinizione della comunione dei beni, in contrasto colla normativa previgente; l'abbassamento dell'acquisizione della maggiore età da 21 a 18 anni.
Giorgio De rosa
Giorgio De rosa
2025-06-04 07:45:56
Numero di risposte : 6
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La legge 151 permette inoltre alle «madri nubili», donne che hanno avuto figli senza essere sposate, di ricercare la paternità e quindi di mettere i padri dinnanzi alle loro responsabilità. La precedente normativa risaliva al codice civile del 1942, che aveva disegnato una famiglia fondata su una rigida struttura gerarchica, al cui vertice si trovava il pater familias, con i figli e la moglie in posizione subordinata. Si tratta di una riforma decisiva nello sviluppo giuridico e sociale del paese che riconosce alla donna una condizione di completa parità con l’uomo all’interno della famiglia, e garantisce la tutela giuridica dei cosiddetti «figli illegittimi», nati cioè al di fuori del matrimonio. Nel 1948 la Costituzione repubblicana proclama solennemente la parità di diritti e doveri tra i coniugi, con gli articoli 29, 30 e 31, ma il paese dovrà attendere quasi trent’anni affinché le forze politiche trovino il necessario accordo per riformare il codice civile del ’42 ispirato a un modello autoritario fascista. Ospite di Michela Ponzani, la prof.ssa Silvia Salvatici ripercorre le tappe di un lungo e complesso lavoro di approvazione della legge 151 che ha inciso fortemente sulla cultura e su costumi radicati nel Paese, portando il tramonto della famiglia patriarcale e l’affermarsi di nuovi istituto giuridici e modelli familiari.