Cosa devo confessare al prete?

Ninfa Ricci
2025-05-30 22:37:17
Numero di risposte: 3
Bisogna anzitutto distinguere tra oggetto obbligatorio e necessario della Confessione e oggetto consigliato e raccomandato di essa. È strettamente obbligatorio confessare i peccati mortali, ovvero quelli aventi una materia grave e che siano stati commessi con piena avvertenza e deliberato consenso.
I peccati mortali vanno confessati tutti, anche quelli molto lontani nel tempo, di cui non si abbia la certezza di averli già portati dinanzi al tribunale della divina Misericordia.
Vanno confessati non in maniera generica, ma per specie, numero e circostanze.
Quando non si ricorda il numero preciso, bisogna dare al confessore “l’ordine di grandezza”, avvicinandosi il più possibile alla verità.
Se un penitente sa di aver colpevolmente “mandato in vacanza il Padre eterno” durante il periodo estivo, non sarà per lui sufficiente dire “ho mancato alla Santa Messa”, ma dovrà appunto specificare “per tutto il periodo estivo”.
Gli altri peccati e le imperfezioni morali non costituiscono oggetto obbligatorio di Confessione, ma la Chiesa ne “raccomanda caldamente” la confessione.

Eusebio Sorrentino
2025-05-26 08:53:51
Numero di risposte: 7
Per fare una buona confessione, è necessario confessare i peccati mortali.
Per compiere soggettivamente un peccato grave si richiede la presenza simultanea di tre condizioni: che vi sia materia grave, piena avvertenza della mente e deliberato consenso della volontà.
La piena avvertenza della mente e il deliberato consenso dipendono molto dalle condizioni dei singoli.
I teologi distinguono tra peccati oggettivamente sempre gravi e peccati generalmente gravi.
Nei primi c’è sempre materia grave e pertanto non vi è mai materia lieve.
Nei secondi invece vi può essere, e anche abbastanza spesso, materia lieve.
I peccati contro il primo comandamento, il secondo comandamento, il terzo comandamento, il quinto comandamento e il sesto comandamento in ogni loro forma sono considerati peccati gravi.
I peccati contro la seconda tavola del decalogo possono avere materia lieve quando non si viola sostanzialmente il precetto, ma si continua a conservare al prossimo un certo rispetto.
Sono peccati veniali quelle azioni che sono buone, ma nelle quali ci si appesantisce, come ad esempio la ricerca della vanagloria, di eccessivo zelo per fare bella figura, di mangiare troppo, di indugiare in alcune golosità e in alcuni perditempo.
I peccati mortali rompono la comunione di vita con Nostro Signore.
I peccati veniali non sono ugualmente conformi alla sua volontà, ma il difetto qui è più leggero.

Marianna Marchetti
2025-05-13 23:32:57
Numero di risposte: 5
Nella confessione non ci sono parole o argomenti “tabu”, ma è bene non dimenticare mai lo scopo di questo sacramento e viverlo al meglio.
Una regola ferrea ve la consegno subito: nel sacramento della Riconciliazione non si deve mai parlare degli altri.
Ricordiamoci che siamo creature davanti al Creatore, figli prodighi davanti al Padre buono e misericordioso.
Non è il luogo in cui metterci a giudicare il Padreterno o a dettargli regole su come dovrebbero cambiare il Vangelo e i Sacramenti.
In confessionale si entra “col capo chino”, con atteggiamento di profonda umiltà, ricordando che il pentimento è il primo degli atti necessari richiesti al fedele perché la confessione sia valida e porti frutto.
Un’altra cosa da non dire in confessione sono i dettagli dei peccati riguardanti l’intimità sessuale, per evitare di mettere a disagio penitente e confessore, oltrepassando il necessario pudore.
Per “confessione” noi intendiamo sempre e solo la “lista della spesa” delle nostre mancanze, ma il vocabolo latino confessio ha molteplici sfaccettature: “ammissione”, “riconoscimento”, “dimostrazione”, “professione di fede”…
Il Cardinal Martini, diversi anni fa, suggeriva di vivere la Riconciliazione applicando il metodo del colloquio penitenziale, cioè un dialogo col sacerdote seguendo un triplice movimento: confessio laudis, confessio vitae, confessio fidei.
La confessione di lode risponde alla domanda: «dall’ultima confessione, quali sono le cose per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio?
La confessione della vita è il momento dell’ammissione dei propri peccati.
La confessione (o professione) della fede, infine, è la preparazione immediata a ricevere il Suo perdono.
È proclamare davanti a Dio: «Signore, io conosco la mia debolezza, ma so che Tu sei più forte.
Credo nella Tua potenza sulla mia vita, nella Tua capacità a salvarmi così come sono adesso.
Affido la mia peccaminosità a Te, rischiando tutto, la metto nelle Tue mani e non ne ho più paura».
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