Vocazione o delazione: qual è la differenza?

Nick Caruso
2025-06-29 15:20:20
Numero di risposte
: 15
La vocazione è il processo di designazione, effettuato per legge o per testamento, di coloro che sono chiamati a succedere al defunto.
Essa rappresenta il primo passaggio nell’apertura della successione.
Nel momento in cui una persona designa un’altra quale suo erede, sta facendo una vocazione che tale rimane fin quando il beneficiario non decide di accettare o rinunciare all’eredità.
In assenza di testamento invece la vocazione viene fatta dalla legge nell’individuare i soggetti astrattamente titolari del diritto a succedere.
Anche in questo caso, la vocazione determina l’acquisizione della qualità di erede solo a seguito dell’accettazione dell’eredità.
Dunque il vocato all’eredità è l’erede potenziale, colui cioè che è chiamato a scegliere se accettare o meno l’eredità.
La delazione è il momento in cui le situazioni giuridiche soggettive vengono messe a disposizione dei chiamati o “delati”.
Questi ultimi, a seguito della delazione, possono accettare o rinunciare all’eredità.
Una volta identificati i vocati, è quindi possibile concretamente mettere a loro disposizione le situazioni giuridiche soggettive delazione).
I chiamati (definiti anche “delati”) possono quindi accettare divenendo in tal modo eredi.
Di norma, la vocazione coincide con la delazione: difatti, al momento della morte di un soggetto, il patrimonio ereditario è già messo a disposizione dei potenziali eredi che sono immediatamente in grado di accettare o rinunciare all’eredità.
La coincidenza tra vocazione e delazione può mancare nei casi in cui la delazione non è immediata ma differita a un momento successivo ed eventuale.
Questo può accadere, per esempio, quando l’istituto beneficiario è un nascituro o quando l’eredità è condizionata a un evento futuro.
Immaginiamo che una nonna lasci in eredità una somma di denaro a un nipote che deve ancora nascere.
In questo caso, il nipote è un “vocato” ma non diventa un “delato” fino al momento della sua nascita.
Fino a quel momento, non può accettare o rinunciare all’eredità.
In questi casi il vocato rimane tale (e non acquista anche la qualifica di delato) fino a quando non si verifica l’evento che realizza concretamente la delazione (ad esempio la nascita, il verificarsi della condizione, ecc.).
Fino a quando la delazione non diventa attuale, pertanto, il vocato non può esercitare i poteri tipici che la legge gli riserva.

Deborah Orlando
2025-06-17 13:12:20
Numero di risposte
: 7
La vocazione indica il fenomeno della chiamata all'eredità.
Essa, quindi, ancor più che una fase, può considerarsi il fondamento del fenomeno successorio, il titolo in base al quale si succede.
La vocazione deve distinguersi dalla delazione che è il fenomeno della offerta concreta del patrimonio ereditario ad un soggetto che ha, conseguentemente, il diritto di accettare.
Sicché, mentre la vocazione individua come si succede, la delazione individua chi è chiamato a succedere.
La vocazione e la delazione possono anche non coincidere temporalmente, come ad esempio nel caso di istituzione di erede sottoposta a condizione sospensiva.

Evita Pagano
2025-06-17 12:51:24
Numero di risposte
: 17
La prima indica la chiamata ereditaria individuando il soggetto destinato a succedere.
La seconda riguarda il complesso di situazioni che vengono offerte al chiamato.
Esse non sempre coincidono.
Si deve distinguere tra vocazione e delazione.

Egisto Longo
2025-06-17 11:15:15
Numero di risposte
: 13
Il termine indica la chiamata effettiva all'eredità, dalla quale sorge in capo al chiamato il diritto di accettare l'eredità stessa.
Essa si distingue dalla vocazione, intesa come indicazione della persona chiamata a succedere, in quanto quest'ultima coincide sempre col momento della morte del testatore, mentre la delazione può essere differita ad un momento successivo.
Tra gli effetti principali della delazione ereditaria vi è quello di legittimare il chiamato all'eredità a tutelare i beni ereditari.

Damiana Valentini
2025-06-17 10:32:51
Numero di risposte
: 11
La vocazione ereditaria consente di individuare i chiamati all’eredità, ossia coloro che potranno divenire eredi.
La delazione rappresenta la concreta offerta dei beni ereditari al chiamato, senza la quale a quest’ultimo non potrebbe essere riconosciuto il diritto di accettare l’eredità.
La delazione ereditaria non può mai essere pattizia, potendo invece realizzarsi unicamente per testamento o per legge.
Allorché le due fasi del procedimento successorio della vocazione e della delazione arrivano a coincidere dal punto di vista temporale, si parla di delazione attuale.
Si parla invece di delazione condizionale nel caso in cui l’offerta concreta dell’eredità venga subordinata a condizione sospensiva.
Inoltre, ove esista un diritto di accrescimento tra coeredi o collegatari, la delazione è detta solidale.
Se infine si considera l’istituto giuridico della rappresentazione, ci si imbatte in un’ipotesi di delazione indiretta.
D’altra parte, è lo stesso codice di diritto sostanziale ad ammettere che se l’erede ha accettato l’eredità nel contesto di una successione legittima, egli deve essere automaticamente considerato anche erede testamentario allorché, in un momento successivo al predetto atto di accettazione, venga rinvenuto un testamento in precedenza ignoto.
È bene quindi precisare sin da subito che stante il divieto dei patti successori previsto dal nostro sistema giuridico.
La riflessione dottrinale suole riferirsi al concetto di delazione unica benché complessa, escludendo quindi, al riguardo, l’esistenza di più delazioni.
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