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Chi ha parlato?

Guido Pellegrini
Guido Pellegrini
2025-07-11 01:27:31
Numero di risposte : 9
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Il chiamato all'eredità può esercitare le azioni possessorie a tutela dei beni ereditari, senza bisogno di materiale apprensione. Egli inoltre può compiere atti conservativi di vigilanza e di amministrazione temporanea, e può farsi autorizzare dall'autorità giudiziaria a vendere i beni che non si possono conservare o la cui conservazione importa grave dispendio. L'articolo 460 nel suo incipit cita testualmente il protagonista del suo contenuto, ovvero il chiamato all'eredità. Il chiamato all'eredità rappresenta quel soggetto che in futuro potrebbe addivenire erede di un patrimonio ereditario, il cosiddetto "vocato". Il chiamato all'eredità proprio per la sua natura di papabile "erede" dei beni, sia in vero a priori già potenzialmente in possesso dei beni che andrebbe in questa fase ad amministrare, conservare e vigilare e questo a prescindere che il possesso sia già materiale o meno. Abbiamo infatti già detto che questa figura è nel diritto di conservare, amministrare e preservare i beni di cui potrebbe decidere di entrare in possesso. Il delato ha il potere ma non il dovere di amministrare i beni in questa fase transitoria e ciò sempre in virtù di una tutela dei beni ad egli eventualmente designati. Non può il chiamato compiere gli atti indicati nei commi precedenti, quando si è provveduto alla nomina di un curatore dell'eredità a norma dell'articolo 528. Al delato infatti non viene riconosciuta la possibilità di compiere atti di disposizione. Opportuno dire che vi sia una motivazione precisa ed anche logica secondo cui il chiamato non possa compiere atti di disposizione. Implicitamente infatti disponendo egli dei beni in tal senso, determinerebbe la perdita della possibilità di rifiutare l'eredità o di accogliere i beni con beneficio d'inventario.
Egidio Esposito
Egidio Esposito
2025-07-03 08:27:28
Numero di risposte : 9
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La questione che si sottopone ad esame attiene alla posizione giuridica del c.d. “ delato ” all’ eredità , termine con cui si indica colui che non. La soluzione al presente quesito richiede una breve disamina del fenomeno della successione testamentaria e delle disposizioni poste a tutela di alcune categorie di soggetti. L’ art. 566 del c.c. dispone che al padre ed alla madre succedono i figli in parti eguali, mentre il successivo art. 570 del c.c. disciplina la successione dei fratelli.
Elsa Rossetti
Elsa Rossetti
2025-06-28 21:25:24
Numero di risposte : 13
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L'accettazione dell'eredità è l'atto di volontà con il quale il delato acconsente a divenire successore dell'ereditando, entrando in possesso della sua quota ereditaria. L'accettazione dell'eredità è atto unilaterale non recettizio, che non esige l'incontro con altra volontà e pertanto produce retroattivamente l'acquisto dell'eredità quale risulta dalla delazione. La volontarietà dell'atto sta a dimostrare come la successione dell'erede al de cuius non sia automatica e immediata. L'acquisto della qualità di erede è subordinato all'accettazione. Prima dell'accettazione si parla di chiamato all'eredità e non di erede. Peraltro, l'accettazione retroagisce al momento dell'apertura della successione. Una volta acquisita con l'accettazione la qualifica di erede non è più possibile dismetterla, in ossequio al brocardo latino semel heres, semper heres. L'accettazione tacita, invece, si esprime da parte del delato attraverso atteggiamenti e azioni che potrebbe compiere solo in qualità di erede, e che quindi implicano una sua necessaria accettazione dell'eredità. L'accettazione può essere eseguita per mezzo di rappresentante, necessariamente speciale trattandosi di atto eccedente l'ordinaria amministrazione.
Shaira Valentini
Shaira Valentini
2025-06-18 20:22:35
Numero di risposte : 14
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Il chiamato all’eredità è il nome con cui viene chiamato l’erede prima dell’accettazione dell’eredità. Prima dell’accettazione dell’eredità, che potrà essere tacita o esplicita, la persona alla quale spetta il patrimonio ereditario prende il nome di “chiamato all’eredità”. In seguito all’accettazione, invece, la sua qualifica diventa quella di erede, il quale non avrà più la possibilità di rinunciare all’eredità. A conti fatti, il delato rappresenta l’erede non solo per vocazione, ma anche per delazione.