Cosa perde la moglie con il divorzio?

Noah Barone
2025-07-08 07:11:45
Numero di risposte
: 8
La moglie può perdere il diritto all’assegno di divorzio se non si attiva per cercare un nuovo lavoro, pur essendo in condizioni di farlo.
La perdita del lavoro da parte della ex moglie non comporta automaticamente il diritto a un aumento dell’assegno di divorzio, soprattutto se la perdita del lavoro è considerata temporanea o se la moglie non dimostra un concreto impegno nella ricerca di una nuova occupazione.
Il giudice potrebbe rigettare la richiesta o addirittura ridurre l’assegno in assenza di queste condizioni.
Pertanto, per ottenere una revisione dell’assegno divorzile, a seguito della perdita del lavoro, è fondamentale dimostrare che la perdita è reale, non voluta, e che l’ex coniuge sta cercando fattivamente una nuova occupazione.
La Corte ha respinto la richiesta di aumento dell’assegno divorzile quando la perdita del lavoro dell’ex moglie è stata ritenuta un comportamento strumentale o fraudolento per ottenere un beneficio economico maggiore.

Giuseppina Leone
2025-07-02 08:09:16
Numero di risposte
: 14
La sentenza di separazione giudiziale o l’omologa della separazione consensuale conferiscono alle parti lo status di separati e determinano, per così dire, un “ridimensionamento” di alcuni doveri matrimoniali, ad esempio viene meno il dovere di coabitazione, l’obbligo di fedeltà, l’obbligo di assistenza morale e di collaborazione, ma restano fermi i diritti di successione del coniuge, a meno che gli sia stata addebitata la separazione.
Qualora, infatti, intervenuta la separazione ma prima del divorzio, uno dei coniugi passi a miglior vita, l’altro avrà per legge tutto il diritto di ereditare quote variabili del patrimonio dell’altro a seconda che succeda da solo o in presenza di figli.
Ad esempio, in mancanza di testamento, il coniuge separato che succeda da solo avrà diritto all’intero patrimonio, mentre se sono presenti anche dei figli, avrà diritto alla metà o ad un terzo del patrimonio a seconda che i figli siano uno o più di uno.
Il problema si risolve solo con il divorzio, a seguito del quale l’ex coniuge non potrà vantare alcuna pretesa sui beni ereditari.
L’unico diritto spettante al coniuge divorziato, infatti, è la possibilità di chiedere un assegno periodico a carico della quota disponibile dell’eredità, che potrà essere erogato solo al sussistere congiunto di due presupposti: il richiedente deve beneficiare di un assegno di divorzio e al momento della richiesta deve trovarsi in stato di bisogno, per tale intendendosi l’incapacità di provvedere autonomamente a soddisfare le esigenze essenziali della vita.

Maggiore Martinelli
2025-06-23 16:48:41
Numero di risposte
: 7
La moglie perde il diritto di utilizzare il cognome del marito, eccetto casi in cui marchio o nome d’arte professionale o sia per tutela dei figli.
L’ex marito ha comunque diritto di chiedere, in caso di uso indebito, la cessazione del fatto lesivo.
Il divorzio comporta la perdita dei diritti di Successione, eccetto l’assegno di carattere alimentare nel caso in cui il coniuge superstite si trovi in caso di bisogno nel momento dell’apertura della successione, ricevesse l’assegno post-matrimoniale.
Il divorzio scinde definitivamente il vincolo matrimoniale tra i coniugi.
Ne consegue che – in fase di separazione – il coniuge più debole sia più protetto in quanto permangono alcuni doveri coniugali.
Il divorzio comporta la perdita dei diritti di Successione.
Il coniuge divorziato non è più sottoposto ai vincoli coniugali di mantenimento e alimenti.
Per questa ragione, il coniuge che chiede l’assegno, deve provare il suo stato di bisogno e la possibilità dell’altro di corrisponderlo.
Il coniuge divorziato ha diritto a chiedere la pensione di vecchiaia o invalidità del ex coniuge defunto, ovvero a godere del trattamento di reversibilità a patto che il rapporto di lavoro da cui derivano le somme sia sorto prima del divorzio, il coniuge che la pretende non sia passato a nuove nozze, sia titolare dell’assegno post-matrimoniale.
Il divorzio si differenzia dalla separazione in quanto scinde definitivamente il vincolo matrimoniale tra i coniugi, portando a una perdita dei diritti coniugali, tra cui l'uso del cognome del marito e i diritti di successione.

Bibiana Pellegrino
2025-06-20 14:39:45
Numero di risposte
: 8
Secondo la Corte solo quelle donne che hanno perso, prima della separazione, ogni potenziale capacità di guadagno possono esigere l’assegno mensile.
Scopo dell’assegno mensile è infatti quello di equilibrare le condizioni economiche degli ex coniugi anche dopo la separazione.
Cosi’ se lo stipendio dell’ex moglie le consente di avere il medesimo tenore di vita del marito allora non può rivendicare il mantenimento o, quantomeno, potrà beneficiare di un mantenimento inferiore.
L’attitudine al lavoro proficuo della ex moglie, quale potenzialità di guadagno, costituisce elemento valutabile ai fini della determinazione della misura dell’assegno di mantenimento da parte del giudice, che deve al riguardo tenere conto non solo dei redditi in denaro, ma anche di ogni utilità o capacità dei coniugi suscettibile di valutazione economica.
L’attitudine del coniuge al lavoro assume in tal caso rilievo solo se viene riscontrata in termini di effettiva possibilità di svolgimento di un’attività lavorativa retribuita, in considerazione di ogni concreto fattore individuale e ambientale, e non già di mere valutazioni astratte ed ipotetiche.
Ciò che conta non è tanto quanto guadagna la ex moglie ma le sue possibilità concrete e specifiche di guadagnare, a prescindere dal non aver trovato una propria sistemazione lavorativa.

Cosetta D'angelo
2025-06-08 12:45:08
Numero di risposte
: 9
La moglie non potrà più utilizzare il cognome del marito e tornerà a firmare soltanto con il suo cognome da nubile.
Tuttavia, l’ex moglie avrà il diritto di chiedere al giudice l’autorizzazione a conservare il cognome del marito, qualora ne avesse interesse per sé o per i propri figli.
L’assegno divorzile consiste in un contributo economico che, in base alla decisione presa dal giudice, il coniuge economicamente più debole, che non abbia i mezzi per rendersi indipendente, riceverà da parte dell’altro coniuge.
Il divorzio provoca anche lo scioglimento del fondo patrimoniale, ma ci sono delle differenze da evidenziare.
In caso di comunione dei beni, la proprietà che prima del matrimonio apparteneva a un dato coniuge, tornerà unicamente in suo possesso.
Nell’ipotesi in cui l’ex coniuge stesse ricevendo l’assegno divorzile, alla morte dell’altro gli eredi avrebbero il dovere di continuare a versarlo.
La quota dell’assegno spettante a ciascun erede dipenderà dalle loro condizioni economiche e dal valore dell’eredità.
Chi riceverà l’assegno non dovrà essersi risposato e dovrà dimostrare di essere in una condizione di bisogno, ovvero incapace di essere autosufficiente.

Naomi Bellini
2025-05-30 21:53:05
Numero di risposte
: 9
La risposta alla domanda "Cosa perde la moglie con il divorzio?" non è univoca, poiché dipende dalle circostanze specifiche del caso. Tuttavia, è possibile affermare che la moglie potrebbe perdere il diritto all'assegno di mantenimento, che le garantiva lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio.
In caso di divorzio, il marito deve dare alla moglie un assegno di divorzio per garantire che possa avere almeno l’autosufficienza economica. L’assegno di divorzio garantisce alla moglie di potere vivere in modo considerato dignitoso. Sono necessarie infatti alcune condizioni per chiedere al coniuge un aiuto economico. Il sopra citato assegno di divorzio non è qualcosa di dovuto a prescindere, ma una tutela che lo stato ha previsto se la moglie si trova in una situazione di difficoltà. Per difficoltà si intende: non avere redditi o cespiti patrimoniali, non trovare lavoro per incapacità o impossibilità, non avere una casa. La moglie, o il coniuge più debole, deve dimostrare la propria condizione di non indipendenza economica per avere il diritto a percepire un aiuto dall’ex partner. Con il termine indipendenza economica si intende la capacità di un adulto sano di provvedere al proprio sostentamento, di avere quindi le risorse per potere fare fronte alle spese essenziali per vitto, alloggio, ed esercizio di diritti fondamentali.
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