Quali diritti ha l'ex moglie dopo il divorzio?

Vincenzo Grassi
2025-06-20 18:50:09
Numero di risposte: 8
Il coniogo nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio ha diritto, se non passato a nuove nozze e in quanto sia titolare di assegno, ad una percentuale dell'indennità di fine rapporto percepita dall'altro coniuge all'atto della cessazione del rapporto di lavoro anche se l'indennità viene a maturare dopo la sentenza.
Tale percentuale è pari al quaranta per cento dell'indennità totale, riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio.
Ne discende che il mancato riconoscimento dell’assegno divorzile esclude in radice qualsiasi pretesa sul Tfr dell’ex coniuge.
Il coniuge divorziato deve corrispondere all’ex moglie una quota di quanto ricevuto dal datore di lavoro al momento della liquidazione del Tfr, ma anche in occasione delle anticipazioni richieste in costanza del rapporto di lavoro, a meno che non dimostri di avere ricevuto tali somme prima dell'instaurazione del giudizio divorzile, ovvero durante la convivenza matrimoniale o nel corso della separazione.

Genziana Ferrari
2025-06-16 16:19:58
Numero di risposte: 3
Cosa spetta all’ex moglie dopo il divorzio? Con la cessazione del matrimonio si perdono una serie di diritti.
Continuano a permanere una serie di diritti come quello ad ottenere una quota del Tfr, la pensione di reversibilità, l’assegno di divorzio e, se accordato dal giudice al momento della separazione, il diritto di abitazione nell’ex casa coniugale.
L’assegno di divorzio viene concesso solo se il coniuge richiedente dimostra di non essere in grado – non per sua colpa – di mantenersi da solo.
L’ex coniuge presso cui siano stati collocati i figli ha diritto a ottenere l’assegno di mantenimento per i figli, nella misura concordata dalla coppia e convalidata dal giudice oppure, in assenza di intesa, per come liquidato dal tribunale.
Il coniuge divorziato può richiedere al giudice l’assegnazione della casa coniugale, ove la famiglia viveva prima della crisi, benché sia di proprietà dell’ex.
Il coniuge divorziato ha diritto a una quota del Trattamento di fine rapporto dell’ex coniuge.
La quota di Tfr spettante all’ex coniuge consiste nella divisione della somma spettante al lavoratore per il numero di anni lavorativi e nella moltiplicazione della cifra ottenuta per il numero degli anni in cui il lavoro e il matrimonio sono coincisi.
Al coniuge divorziato spetta la pensione di reversibilità dell’ex a condizione che non abbia percepito l’assegno di mantenimento in un’unica soluzione.
La reversibilità spetta solo se il beneficiario non si è nuovamente sposato.

Demi Martinelli
2025-06-02 23:34:00
Numero di risposte: 4
L’unico diritto spettante al coniuge divorziato, infatti, è la possibilità di chiedere un assegno periodico a carico della quota disponibile dell’eredità, che potrà essere erogato solo al sussistere congiunto di due presupposti: il richiedente deve beneficiare di un assegno di divorzio e al momento della richiesta deve trovarsi in stato di bisogno, per tale intendendosi l’incapacità di provvedere autonomamente a soddisfare le esigenze essenziali della vita.
Il coniuge separato, infatti, avrà diritto alla pensione di reversibilità anche qualora gli sia stato imputato l’addebito della separazione, mentre in caso di divorzio l’ex coniuge avrà diritto soltanto ad una quota della pensione e solo a patto che:
Sia beneficiario di un assegno di divorzio;
Non abbia contratto nuove nozze;
Il rapporto di lavoro da cui trae origine il trattamento pensionistico sia antecedente alla sentenza di divorzio.
Il problema si risolve solo con il divorzio, a seguito del quale l’ex coniuge non potrà vantare alcuna pretesa sui beni ereditari.
La legge prevede infatti che il coniuge abbia diritto ad una quota di patrimonio – dalla metà ad un quarto dello stesso, a seconda che succeda da solo o in presenza di uno o più figli - indipendentemente dal fatto che il de cuius abbia stabilito diversamente nel testamento o, in via preventiva, abbia effettuato delle donazioni in corso di vita.
Qualora, infatti, intervenuta la separazione ma prima del divorzio, uno dei coniugi passi a miglior vita, l’altro avrà per legge tutto il diritto di ereditare quote variabili del patrimonio dell’altro a seconda che succeda da solo o in presenza di figli.
I diritti di successione del coniuge, a meno che gli sia stata addebitata la separazione, restano fermi.

Emilio Santoro
2025-06-02 19:47:37
Numero di risposte: 2
Una quota mensile per aiutarla a vivere il meglio possibile, definito dalla legge assegno di divorzio.
In caso di divorzio, invece, il marito deve dare alla moglie un assegno di divorzio per garantire che possa avere almeno l’autosufficienza economica.
L’assegno di divorzio garantisce alla moglie di potere vivere in modo considerato dignitoso, il che non significa necessariamente essere benestante se il marito è ricco, ma semplicemente poter badare a sé stessa.
Sono necessarie infatti alcune condizioni per chiedere al coniuge un aiuto economico.
Il sopra citato assegno di divorzio non è qualcosa di dovuto a prescindere, ma una tutela che lo stato ha previsto se la moglie si trova in una situazione di difficoltà.
Per difficoltà si intende: non avere redditi o cespiti patrimoniali, non trovare lavoro per incapacità o impossibilità, non avere una casa.
Ovviamente la moglie, o il coniuge più debole, deve dimostrare la propria condizione di non indipendenza economica per avere il diritto a percepire un aiuto dall’ex partner.
Con il termine indipendenza economica si intende la capacità di un adulto sano di provvedere al proprio sostentamento, di avere quindi le risorse per potere fare fronte alle spese essenziali per vitto, alloggio, ed esercizio di diritti fondamentali.

Pericle Guerra
2025-06-02 19:20:40
Numero di risposte: 5
Dopo il divorzio, l'ex moglie ha diritto a chiedere la pensione di vecchiaia o invalidità del ex coniuge defunto, ovvero a godere del trattamento di reversibilità a patto che il rapporto di lavoro da cui derivano le somme sia sorto prima del divorzio, il coniuge che la pretende non sia passato a nuove nozze, sia titolare dell’assegno post-matrimoniale.
L’assegno post-matrimoniale può essere richiesto dal coniuge unicamente se si trova in stato di bisogno.
Il divorzio comporta la perdita dei diritti di Successione, eccetto l’assegno di carattere alimentare nel caso in cui il coniuge superstite si trovi in caso di bisogno nel momento dell’apertura della successione, ricevesse l’assegno post-matrimoniale.
La moglie non può utilizzare il cognome del marito eccetto casi in cui marchio o nome d’arte professionale o sia per tutela dei figli.
Il coniuge divorziato non è più sottoposto ai vincoli coniugali di mantenimento e alimenti.
Per la scelta entità della somma da liquidare vanno tenute in considerazione le ragioni del richiedente, il contributo sia personale che economico fornito dal coniuge alla formazione del patrimonio comune e alla conduzione familiare, la durata del matrimonio.
Il coniuge divorziato ha diritto a chiedere la pensione di vecchiaia o invalidità del ex coniuge defunto.
Nel caso in cui dovesse esserci un altro titolare alla reversibilità a ciascuno spetterà una parte stabilita dal giudice che tiene conto della durata del matrimonio.
Il valore dell’assegno di carattere alimentare va stabilito in base al numero degli eredi e alla sostanza ereditaria.

Miriam Palmieri
2025-06-02 18:59:02
Numero di risposte: 6
Il mantenimento dell’ex moglie oggi non è sempre obbligatorio mentre per i figli è garantito lo stesso tenore di vita. Se la donna è autosufficiente infatti, non avrà più diritto obbligatoriamente ad un assegno di mantenimento dopo il divorzio. Al loro mantenimento provvederanno, in caso di reddito e di autosufficienza anche della ex moglie, entrambi gli ex coniugi in proporzione al loro reddito, affinché i figli mantengano lo stesso tenore di vita precedente alla separazione e al divorzio. L’assegno di mantenimento dell’ex moglie dopo il divorzio ha una finalità assistenziale, perequativa e, da non dimenticare, anche compensativa. Per stabilire se sia dovuto e in che misura non si terrà più conto in via esclusiva del tenore di vita avuto durante il matrimonio né la mera autosufficienza è requisito di per sé idoneo ad escluderlo. Questo vuol dire che per proteggere maggiormente l’ex coniuge si terrà conto anche del contributo dello stesso alla conduzione di vita familiare e, ad esempio, ai sacrifici fatti per il nucleo familiare, come la rinuncia a un lavoro per occuparsi dei figli e/o del marito. Lo avranno però i figli minorenni, portatori di handicap o maggiorenni non autosufficienti economicamente senza colpa.
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