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Quali sono le regole e i limiti per assumere un familiare in una Srl?

Flavio Rinaldi
Flavio Rinaldi
2025-06-17 18:33:44
Numero di risposte: 6
Non ci sono regole che vietano l’assunzione di familiari in azienda, salvo in determinati casi. L’articolo 2094 del Codice Civile definisce il prestatore di lavoro subordinato come il soggetto che “si obbliga - mediante retribuzione - a collaborare nell’impresa prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore”. Ciò significa che il rapporto di lavoro subordinato costituisce la prova della concreta e reale sussistenza dell’onerosità della prestazione. Per capire quando è possibile assumere un familiare in azienda bisogna tener conto di due fattori: la forma di esercizio dell’attività aziendale e il legame di parentela che sussiste tra le parti. Nel caso della società di capitali il titolo oneroso della prestazione lavorativa è sempre presunto, indipendentemente da un eventuale legame di parentela tra il lavoratore e uno o più soci dell’impresa. Per quanto riguarda le società di persone, invece, generalmente l’Inps non riconosce il rapporto subordinato instaurato tra parenti, salvo il caso delle prestazioni rese in forma occasionale. In alternativa è possibile giustificare la legittimità di un rapporto di lavoro tra familiari dimostrando che la prestazione lavorativa viene effettuata nell’ambito di un concreto esercizio del potere direttivo e gerarchico del socio che ha il controllo della società. L’ività lavorativa del parente si presume automaticamente a titolo gratuito nel caso della ditta individuale. Questo vale però esclusivamente per alcuni familiari, ad esempio questo divieto persiste nei confronti del coniuge, del figlio minorenne, del figlio maggiorenne ma inabile al lavoro, dei genitori o dei nonni. È comunque possibile rinvenire una legittimità nel rapporto di lavoro subordinato quando coinvolge i seguenti familiari: figlio maggiorenne, fratello o sorella, zii e cugini, purché non conviventi.
Renata Parisi
Renata Parisi
2025-06-10 15:25:58
Numero di risposte: 5
La premessa è chiara: il rapporto tra familiari si presume gratuito. Non basta certo, ma è fuor di dubbio che è necessario applicare al familiare tutte le regole del rapporto subordinato, innanzitutto registrandolo nel libro unico lavoro ed emettendo la busta paga. Rilevante al riguardo è l’esercizio del potere direttivo e di controllo sul lavoratore e mettendo in evidenza, a supporto del potere direttivo, le sanzioni disciplinari. La circolare 179/1989 dell’Inps subordina la validità dell’assunzione alla verifica di legittimità del rapporto di lavoro. In particolare, la circolare sopra menzionata, ha elencato le società oggetto della verifica, che sono: – società con socio unico; – società con due soci al 50 per cento; – società in cui la maggior parte delle quote appartiene al familiare del lavoratore assunto; – società in cui l’amministratore, con pieni poteri di gestione dei dipendenti, è un familiare convivente del lavoratore assunto. Pertanto, come confermato anche dalla Cassazione e dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l’assunzione del coniuge è possibile e il relativo costo è fiscalmente deducibile solo in presenza del requisito dell’effettiva subordinazione, e quindi dell’effettivo rapporto di lavoro, risultanti dalla citata verifica di legittimità.

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